Rita Levi-Montalcini
Rita Levi-Montalcini é stata la più grande scienziata italiana del
secolo scorso. Una vita costellata da premi e riconoscimenti, la sua.
Primo tra tutti il Nobel per la medicina, ottenuto nel 1936.
tratto da IperSoap Magazine n. 11 Novembre 2020 p. 42, a cura di Lara Vené
Ma una vita non facile per lei, donna emancipata agli inizi del Novecento ed ebrea durante il fascismo, costretta a fuggire, lottare e imporsi. Però il rigore, la determinazione, la passione per gli studi e la ricerca hanno fatto di lei quella grande donna che abbiamo conosciuto, con un carisma intellettuale che il suo corpo esile e i lineamenti minuti non sono riusciti ad appannare.
Nasce a Torino nel 1909 in una famiglia che le insegna l’amore e l’interesse per la cultura. E’ lei stessa a raccontare nella sua autobiografia Elogio dell’imperfezione, scritta nel 1988, che da adolescente sognava di fare la scrittrice, ma già all’età di vent’anni capisce quale sia la sua vera passione, che non l’abbandonerà mai, fino agli ultimi anni di una vita lunga e piena.
Rita insegue quella passione e si iscrive alla facoltà di medicina di Torino. Tra i suoi colleghi di studio ci sono Salvatore Luria e Renato Dulbecco, anch’essi futuri premi Nobel. Insieme a loro frequenta i corsi di Giuseppe Levi, grande biologo e studioso della crescita cellulare, in particolare nel tessuto nervoso. Qui, nel 1936, si laurea. Il suo interesse è la ricerca, che potrà coltivare per poco tempo, però. Due anni dopo, nel 1938, il governo fascista approva le leggi razziali contro tutti coloro che ‘non sono ariani’, quindi anche gli ebrei.
L’esilio per le leggi fasciste
Comincia un periodo triste e duro, che costringe molti scienziati e intellettuali a lasciare il paese e ripararsi all’estero. Rita Levi-Montalcini si rifugia in Belgio, dove vivrà per quasi due anni. Sta per scoppiare la seconda guerra mondiale e alla fine del 1939, rientra a Torino. Sono mesi difficili, non può tornare a frequentare l’Università. Ma la passione per la ricerca la tormenta ed è incuriosita dalle affermazioni contenute in un articolo di Viktor Hamburger di qualche anno prima, che riferiva sugli effetti dell’estirpazione degli arti negli embrioni di pulcini. Allora Rita organizza studi di fortuna per continuare a studiare. Addirittura allestisce un piccolo laboratorio domestico nella sua camera da letto.
Nel frattempo, anche il suo maestro, Giuseppe Levi, torna a Torino, costretto a lasciare il Belgio invaso dalla Germania nazista. Si ritrovano e, insieme, si mettono al lavoro per capire il ruolo dei fattori genetici e di quelli ambientali nella differenziazione dei centri nervosi. Ma non c’è pace per lei e per le sue ricerche. Arriva il 1941 e il pesante bombardamento di Torino, da parte delle forze aeree angloamericane la costringe di nuovo ad abbandonare la sua città. Con la famiglia si nasconde a Firenze dove entra in contatto con le forze partigiane del Partito d’Azione e, quando i tedeschi lasciano Firenze, diventa medico presso il Quartier Generale angloamericano. Terminata la guerra, nel 1945, tornò con la famiglia a Torino dove riprende gli studi accademici.
Trent’anni negli USA
Passa un anno e il biologo Viktor Hamburger la invita a St. Louis, presso il Dipartimento di zoologia della Washington University per proseguire le ricerche iniziate e condotte con lei durante il periodo della guerra. Rita accetta e crede di rimanervi solo qualche mese e invece continuerà a studiare e vivere in America per quasi trent’anni.
La scoperta del NGF
E’ la fine del 1951 quando con le sue ricerche scopre il fattore di accrescimento della fibra nervosa noto come NGF e presenta la sua scoperta presso la New York Academy of Sciences. Siamo in un periodo in cui molti fenomeni biologici, e il sistema nervoso tra questi, non sono ancora conosciuti a fondo. Fino a quel momento gli studi ritenevano che le cellule del sistema nervoso non avessero la capacità di duplicarsi dopo la nascita.
La scienziata italiana, invece, scopre una proteina, prodotta proprio dalle cellule nervose stesse che permette loro di moltiplicarsi e di dirigere la crescita delle fibre nervose verso i vari organi. In seguito la Montalcini scopre anche che la proteina ha la capacità di coordinare il funzionamento dei sistemi nervoso, endocrino e immunitario. Una scoperta epocale, che rivela come il tessuto nervoso non abbia una struttura fissa e immutabile dalla nascita, ma la sua crescita può essere facilitata da una sostanza che fu chiamata Nerve growth factoro NGF («Fattore di crescita dei nervi»).
Il Nobel per la medicina
Il riconoscimento per la scoperta, però, non arriva subito. La sua tesi, formulata con il biochimico americano Stanley
Cohen, come Rita ricercatore dell’Università di St. Louis, viene sottoposta a lungo al controllo dei ricercatori in tutto il mondo. Alla fine, dopo trent’anni, nel dicembre 1986, i due scienziati ricevono il premio Nobel per la Medicina per la scoperta del NGF e per la strada aperta nel campo delle neuroscienze: “ un esempio affascinante – recita la motivazione – di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo.”
Un anno dopo la Montalcini riceve dal presidente Ronald Reagan la National Medal of Science: l’onorificenza più alta del mondo scientifico statunitense. La sua vita, interamente dedicata alla scienza, la vede protagonista come componente in molte delle maggiori accademie scientifiche internazionali, come l’Accademia Rita Levi-Montalcini ritira il premio Nobel ricevuto nel 1986 Nazionale dei Lincei per la classe delle Scienze Fisiche, la Pontificia Accademia delle Scienze (prima donna ammessa), l’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, la National Academy of Sciences statunitense e la Royal Society.
Senatarice a vita
Nel 2001 arriva anche il riconoscimento da parte dello Stato italiano, quando il 1º agosto l’allora presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, la nomina senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale.” Lucida fino alla fine, Rita Levi Montalcini saluterà il mondo all’età di 103 anni, nel 2012. Storica la sua affermazione in occasione del suo centesimo compleanno:
“Il corpo faccia quello che vuole.
Io non sono il corpo: io sono la mente”.