Insonnia & Pandemia
Fatica a prendere sonno, frequenti risvegli notturni e problemi a riaddormentarsi:
potrebbero essere i segnali dell’insonnia, un cruccio per il 10% della popolazione
italiana che la pandemia e il lockdown hanno reso più diffuso e trasversale.
tratto da IperSoap Magazine n. 3 Marzo 2021 p. 36, a cura di Lara Venè
False insonnie
“Ci sono alcuni disturbi – spiega il porfessor Cicolin – che confondono. Tra questi la sindrome delle gambe senza riposo, quella condizione in cui la sera il paziente sente irrequietezza alle gambe a tal punto che deve muoverle in continuazione. E’ chiaro che in questo caso il paziente non riesce a prendere sonno e ha certo problemi di insonnia, ma non è questo il suo disturbo, perchè l’insonnia è provocata da un altro disturbo a sé. Un altro esempio di falsa insonnia sono i disturbi respiratori, le apnee notturne, che provocano delle pause respiratorie alleggerendo il sonno che può diventare superficiale ed essere poco ristoratore. Infine – spiega il professor Cicolin – i disturbi del ritmo circadiano che, generalmente, si presentano nella fase dell’adolescenza e della pubertà. In questi casi i pazienti hanno un fuso orario diverso rispetto agli altri, con un ritmo sonno-veglia tutto loro, secondo cui vanno a dormire molto tardi (i cosiddetti gufi) oppure, al contrario, si svegliano molto presto (le cosiddette allodole). Questo, spesso, viene percepito come insonnia , ma non lo é.”
Le insonnie vere
Sono le alterazioni del sonno accompagnate dalla fatica di addormentarsi o risvegli frequenti, che durante il giorno
compromettono la vita quotidiana causando difficoltà di attenzione, astenia, stanchezza mentale, irritabilità, instabilità del tono dell’umore. In pratica, c’è un rapporto stretto tra la resa fisica, cognitiva e psichica durante il giorno e l’andamento del sonno della notte precedente.
Dobbiamo fare però una distinzione tra l’insonnia transitoria e quella cronica. “L’insonnia transitoria – spiega il professor Cicolin – in genere dura meno di tre mesi ed è legata ad eventi transitori, che durano per brevi periodi: l’ansia per un esame da sostenere, una fase di stress, un amore che finisce, una preoccupazione. Altra cosa, invece, è l’insonnia cronica, che dura più di tre mesi. In questo caso vi è un’importante riduzione del sonno profondo, che è la fase più importante del sonno e la mancanza di sonno può avere anche implicazioni sulla salute fisica come malattie cardio-cerebro-vascolari o oncologiche”.
Un buon sonno ci protegge
Dormire bene è fondamentale per la qualità della vita di ognuno di noi. E’ una protezione “Nel sonno profondo – spiega ancora Cicolin – si spazzano via le sostanze tossiche accumulate durante la veglia, sostanze che giocano un ruolo anche in diverse patologie. Inoltre, il sonno è fondamentale per stabilizzare nuove memorie, per memorizzare le esperienze e le emozioni. Non è un caso che se un soggetto non dorme bene il giorno dopo ha difficoltà di attenzione o di concentrazione.”
Il sonno e la pandemia
L’ansia di ammalarsi, il timore che un nostro caro possa contrarre la malattia, la solitudine, le continue immagini in tv, i dati allarmanti, il cambiamento delle nostre abitudini di vita e l’assenza di socialità hanno influenzato il sonno degli italiani. Ne sono colpiti un pò tutti, in ogni fascia d’età, ognuno per cause simili e diverse. “Sono aumentate le insonnie da isolamento dovute al lockdown – riferisce il professor Cicolin – in molti studenti che hanno dovuto cambiare gli orari delle lezioni a scuola è invece stato alterato il ritmo circadiano. In alcuni soggetti, invece, sono l’incremento di peso dovuto allo stare in casa troppo tempo o l’assenza di attività fisica a causare disturbi respiratori nel sonno o insonnia e in altri casi ancora la pandemia, con il suo carico di stress e altri aspetti emozionali, ha esacerbato le insonnie latenti”.
L’insonnia si cura con comportamenti individuali e con strategie comportamentali
La cura dell’insonnia può prevedere il ricorso a terapie farmacologiche. Oggi, come spiega Cicolin, si tende a valorizzare l’approccio comportamentale con tecniche ad hoc, come, per esempio, la restrizione del sonno o il controllo dello stimolo. Nel primo caso si riduce il tempo passato a letto per avvicinarlo il più possibile al tempo di effettiva durata del
sonno; nel secondo vengono dati al paziente che soffre di insonnia una serie di “compiti”, come coricarsi solo quando
si ha sonno, evitare il pisolino pomeridiano, cercare di alzarsi al mattino alla stessa ora. Efficaci, usualmente accompagnate alle precedenti, anche le terapie di rilassamento.
Poi ci sono comportamenti validi sempre e per tutti, che garantiscono un buon riposo e un sonno ristoratore: il controllo del peso, fare attività fisica, evitare caffeina la sera. Anche l’alcool è un nemico del sonno, o, come lo chiama il professor Cicolin, è un falso amico perchè sembra conciliare il sonno mentre fa esattamente l’opposto. E’ importante poi mantenere orari regolari, e dormire circa sette/otto ore a notte: “anche se ognuno ha un proprio sonno e un proprio
ritmo – spiega il professor Cicolin – sarebbe bene andare a letto non prima delle 23,00 e non svegliarsi oltre le 7 /7,30”.
Anche anche quando facciamo nottata svegliamoci allo stesso orario, senza problemi “il cervello automaticamente recupererà il sonno perduto la notte seguente convertendolo in qualità, in autonomia aumenta cioè il sonno profondo”.
E il recupero è assicurato.