Federica Pellegrini
Nell’incertezza che ha caratterizzato l’avvicinamento ai
Giochi Olimpici di Tokyo dovuta all’emergenza pandemica,
al punto da rendere necessario lo slittamento di un anno,
dal 2020 al 2021 (si disputeranno dal 23 luglio all’8 agosto),
Federica Pellegrini si è comunque confermata per ciò che è
sempre stata: una campionessa assoluta.
tratto da IperSoap Magazine n. 7 Luglio 2021 p. 68, a cura di Gabriele Noli
Lei ci teneva più di chiunque altro a partecipare alla rassegna a cinque cerchi, ha sofferto (e non poco) per l’inevitabile rinvio, ma a parte qualche fugace tentennamento non ha mai messo in dubbio la sua partecipazione. Già garantita dal pass olimpico concesso dalla Federazione, un occhio di riguardo per lei e gli altri migliori nuotatori azzurri, a quel punto non più obbligati a guadagnarsi il pass nelle (poche) prove di selezione a disposizione. La “Divina” però voleva dimostrare in vasca di meritarsi quelle che per lei sarebbero state le quinte Olimpiadi. Lo ha fatto, alla sua maniera, ad inizio aprile, in occasione degli Assoluti in vasca lunga a Riccione, imponendosi nei 200 stile libero, la gara che l’ha consacrata tra le più grandi di sempre. E quanto desiderasse centrare l’obiettivo, lo testimoniano le lacrime in diretta tv al termine della finale. “Non sono stati mesi semplici, c’era tanto lavoro da fare. Piango per l’emozione”. Sincera, incapace di fingere mostrando stati d’animo differenti da quelli realmente provati, la campionessa veneta in vasca aveva alzato la mano mostrando un cinque, tante quante le edizioni dei Giochi a cui ha preso parte: Atene 2004, Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016. E ora Tokyo. “Sono tante”, si era lasciata scappare quel giorno, consapevole di vivere ormai l’ultimo segmento di una carriera leggendaria. Lo scorrere del tempo non ha comunque ridimensionato valore ed ambizioni. Anzi. Gli Europei di maggio a Budapest, in Ungheria, ne sono stati la conferma: in una rassegna approcciata e preparata sapendo bene che non fosse la più rilevante dell’anno, si è comunque messa al collo ben 5 medaglie: un argento nei “suoi” 200 stile libero, un altro nella staffetta mista 4×200, sempre stile, e tre bronzi, nella 4×200 stile donne, nella mista 4×100 stile e nella 4×100 misti. Un bottino rimarchevole grazie al quale ha battuto il record personale in una singola rassegna internazionale, pur senza ori nell’occasione. Un’iniezione di autostima in avvicinamento ai Giochi di Tokyo, dove la fuoriclasse veneta proverà a cancellare la cocente delusione per il quarto posto di Rio, proprio nei 200 stile. Il primato di medaglie complessivamente ottenute dall’Italia a Budapest fa sì che le speranze non siano riposte unicamente su Federica Pellegrini, ma anche su altri campioni del nuoto azzurro, ormai affermati. Si pensi, ad esempio, a Simona Quadarella, che ha realizzato la seconda tripletta continentale consecutiva, affermandosi nei 400, 800 e 1500 stile libero: è lei la dominatrice assoluta del mezzofondo, almeno in Europa. Ed è lecito supporre che anche in Giappone potrà recitare un ruolo da assoluta protagonista.
Uno dei primi pensieri, dopo il tris di ori, è stato per la sorella. “Grazie a lei ho cominciato a nuotare e ho potuto diventare ciò che sono adesso”. Avrà un motivo in più per cercare di lasciare il segno ai Giochi di Tokyo, visto che per lei saranno i primi. Come per Benedetta Pilato, per ovvi motivi anagrafici: è stata definita non a torto il baby fenomeno del nuoto. A 16 anni si è già consacrata tra le migliori nella rana. Proprio a Budapest ha stravinto i 50 con una facilità disarmante, stabilendo persino il record mondiale in semifinale. Peccato che la gara non rientri tra quelle olimpiche, ma la pugliese potrà comunque puntare ad imporsi sui 100. “Spero che sia l’inizio di una grande carriera, sono contenta”.
Federica Pellegrini per Benedetta Pilato ha speso parole significative. “E’ più sveglia di come ero io a 19 anni”, in riferimento all’età in cui lei aveva stampato per la prima volta un record del mondo. Ci sono quasi due decenni di differenza tra le due, ma il talento non guarda la carta d’identità. Un problema che di certo non deve porsi Gregorio Paltrinieri, tre ori agli Europei di Budapest tra vasca e acque libere. Già, perché non gli bastava ottenere vittorie schiaccianti in piscina, lui voleva affermarsi anche nel fondo. A Tokyo proverà a prendersi la medaglia più pregiata in entrambi i contesti. Difficile ma non impossibile, vista la decisione con cui sta portando avanti tale proposito.
Il nuoto è senza dubbio tra gli sport in cui l’Italia è destinata a fare di più e meglio (non dimentichiamo Rachele Bruni, sempre nel fondo).
Anche nella scherma le possibilità di lasciare il segno sono elevatissime, con le squadre di spada, sciabola e fioretto, il talento di Daniele Garozzo, Arianna Errigo, Rossella Fiamingo e non solo. Soddisfazioni non marginali potrebbero giungere dal ciclismo: quello su strada, con Filippo Ganna (nella cronometro) e Elisa Longo Borghini e quello su pista, con Elisa Balsamo e nelle gare a inseguimento a squadre. Grande attesa per le “farfalle” della ginnastica ritmica, dopo il trionfo nella Coppa del mondo (trasmessa da La7), con Sofia Raffaeli e Alexandra Agiurgiuculese al top nella sfida individuale. Pure la rediviva Vanessa Ferrari, nella ginnastica artistica, è un potenziale profilo da medaglia. E se tra judo, lotta e karate non è affatto fuori luogo ipotizzare un risultato di rilievo, nella pallavolo le aspettative si alzano, e di parecchio, soprattutto per quella femminile, con Paola Egonu chiamata a trascinare un gruppo di elevato spessore tecnico e caratteriale.
Una menzione a parte la meritano i due portabandiera azzurri, entrambi già medagliati olimpici: Jessica Rossi (nel tiro a volo) e Elia Viviani (ciclismo), oro a Londra lei, a Rio lui. Per la prima volta il prestigioso ruolo sarà condiviso. Rappresentano entrambi l’emblema del sacrificio, dell’umiltà e della perseveranza. Un premio per la loro carriera.
Che proprio a Tokyo potrebbe raggiungere un altro apice. Un augurio esteso a tutti gli atleti italiani in gara.