Nicole Grimaudo
«Ogni film è la mia missione impossibile.
Il giorno in cui mi abituerò a questa adrenalina
smetterò di fare questo mestiere, ma speriamo
di continuare a sentirla forte fino alla fine».
tratto da IperSoap Magazine n. 10 Ottobre 2021 p. 82, a cura di Cloe D. Betti
Nicole Grimaudo è così, sincera, decisa, siciliana nel cuore e nelle origini, legata a un mestiere che ha cominciato quasi per caso, a soli 15 anni, scelta da quel furbacchione di Gianni Boncompagni che la volle tra le ragazze di “Non è la Rai”. «Quel programma mi ha fatto capire cosa significasse davvero passare dall’anonimato al successo dal giorno alla notte – ha ammesso l’attrice – Ricordo che quando scoprii che un ragazzo si era tatuato il mio nome in testa, rimasi totalmente scioccata, incredula, spaventata. A 14 anni una cosa del genere rischia di farti impazzire».
A salvarla è stata la sua famiglia, da sempre il rifugio sicuro per Nicole, diventata mamma per la seconda volta qualche mese fa, una gravidanza vissuta nella privacy che da sempre l’attrice cerca di custodire per vivere la sua vita di “normalità” quando la cinepresa si spegne. Ha recitato per grandi registi come Gabriele Lavia, Lina Wertmüller, Giuseppe Tornatore e Ferzan Ozpetek, ha vestito i panni di tante protagoniste delle fiction in tv, ma il suo ultimo lavoro è stato “Sul tetto del mondo”, una docu-serie, andata in onda su Raiuno, qualcosa di diverso rispetto a tutto quello che aveva già fatto in passato.
Un mix tra finzione e realtà, che l’ha portata a interpretare Rosanna Podestà, attrice bellissima, donna capace di stare accanto allo scalatore Walter Bonatti per anni, disposta a entrare nel suo mondo glaciale lasciandosi alle spalle i colori e profumi della celebrità, ma senza cedere alle sue spigolosità. «Rosanna era una donna coraggiosa – confessa la Grimaudo – Si è lasciata aperta la porta della felicità: a 40 anni, età in cui solitamente pensi che l’amore non ti riguardi più, si è abbondonata e ha scoperto un lato di sé tenuto sempre nascosto. Aveva qualità che in qualche modo ho ritrovato in me, era una donna empatica, solare, amava stare in mezzo alla gente, molto coraggiosa perché veniva da un matrimonio finito, con due figli, portava avanti la sua vita con entusiasmo. Ha girato il mondo, non conosceva la montagna, esattamente come me, lontana dal mare sono un pesce fuor d’acqua. Si è ritrovata a vivere con un uomo che non le ha reso tutto semplice, era spigoloso, riservato, con grandi paure nascoste, ma non gli ha fatto da infermiera, insieme sono stati migliori».
Nella Podestà l’attrice ha rivisto lei stessa, tanti i punti in comune con una donna, antesignana di un movimento femminile ancora di là da venire in quegli anni ’80 in cui Nicole nasceva, quando in Italia, come nel resto del mondo, era ancora bassa la percezione di quello che avrebbe poi scatenato il #metoo, la “rivoluzione” scatenata da tante attrici hollywoodiane, contro le molestie sulle donne. «Quello che si legge a volte è devastante – ha sottolineato l’attrice – Bisogna far cessare gli abusi e mi auguro che le donne ogni giorno trovino il coraggio di dire no, di denunciare, di volersi bene. Noi donne vogliamo tanto bene, ma ce ne vogliamo poco, certe volte».
Bambina introversa, molto legata alla madre, Nicole ha vinto le sue più grandi paure sul palco del “Giardino dei ciliegi”, diretta da Gabriele Lavia, un battesimo teatrale al limite del terrore. «Gabriele mi faceva provare anche venti ore al giorno – ricorda l’attrice – In camerino spesso piangevo, poi mi sono detta, superato questo posso fare tutto». E così è stato.
E’ passata dal cinema, al teatro, alla tv, fedele alla recitazione, concedendosi qualche piccolo momento di intrattenimento, ballando per una notte da Milly Carlucci con Claudia Pandolfi e Beppe Fiorello, protagonisti con lei della serie “Gli orologi del diavolo”.
Ma prima del lavoro per Nicole c’è sempre la famiglia. Madre di Pietro e Giulio, ha incontrato il suo compagno a un tavolo di un cerimonia di un’amica comune, insomma la classica scena da un matrimonio. «Eravamo seduti allo stesso tavolo – ha raccontato la Grimaudo – Siamo entrambi di Caltagirone, è un giornalista, e per fortuna fa un mestiere diverso dal mio».