Sanremo tra Storia e Curiosità
Con l’orchestra, senza orchestra, in playback, dal vivo, tra canzoni
divenute iconiche e bocciature eccellenti, il Festival di Sanremo è pieno
di episodi, momenti, trasformazioni, che in filigrana riflettono, talvolta più
talvolta meno, lo spirito del paese.
tratto da PiùMe Magazine n. 2 Febbraio 2022 p. 34 a cura di Lara Venè
Perché Sanremo non è solo il Festival della canzone italiana, è costume, attualità, moda, alcune volte denuncia sociale, vetrina irrinunciabile, trampolino di lancio. Una storia lunga 72 anni, che ogni anno si rinnova tra passi indietro e passi in avanti, ma non invecchia. “Il Festival di Sanremo nasce quando nel paese non si parlava ancora italiano – racconta Stefano Senardi, produttore discografico presente al Festival da oltre quarant’anni. Il dialetto era molto diffuso e il Festival è stato un programma di così grande diffusione da rappresentare un importante momento di coesione, rispecchiando molti aspetti della società italiana. Anche se, va detto, non sempre è stato così.”
Nei suoi 72 anni di vita, Sanremo conosce diversi cambiamenti. La prima vera rivoluzione avviene nel 1958 con Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno: “è la prima volta – ricorda Senardi – non solo che si concede l’accesso a un cantante che è anche autore (la canzone è scritta dallo stesso Modugno insieme a Franco Migliacci), ma questo viene anche premiato.” E’ l’ottava edizione del Festival che ancora va in scena al Casinò di Sanremo e per la prima volta è in diretta in Eurovisione.
Siamo alla soglia dei mitici anni Sessanta, quelli del boom economico e dell’Italia che corre e che cresce: “sono gli anni – ricorda Senardi – in cui, per larga parte, il Festival riesce a riflettere la società italiana”. Nell’edizione del febbraio 1961 al Festival arriva Adriano Celentano che in coppia con Little Tony presenta 24 mila baci. Il rock and roll scuote il pubblico, mentre Adriano fa scandalo, voltando le spalle alla platea. “Un vero shock per il pubblico – commenta Senardi – che in 10 anni passa da Nilla Pizzi al molleggiato.” Poi arriva il 1967, data storica per Sanremo scosso dal suicidio di Luigi Tenco: “un episodio anche un pò snobbato dalla kermesse, che però l’anno seguente cerca di riparare dando maggiore spazio ai cantautori. Nel 1968 vince Sergio Endrigo con Canzone per te e quella vittoria è una sorta di compensazione. Gli organizzatori si rendono conto che Sanremo si sta allontanando dai temi della società e dal mercato discografico.”
Gli anni Ottanta
“Negli anni Settanta – ricorda Senardi – il Festival diventa una passerella per quei cantanti che aspettano Sanremo per lanciare le loro tournée nelle feste di piazza. Fino alla metà degli anni Ottanta Sanremo è scollegato dalla realtà. Ad eccezione della vittoria di Alice con il brano Per Elisa nel 1981 e quella di Eros Ramazzotti con Adesso tu nel 1986, la vittoria sanremese è una specie di premio alla carriera – sottolinea Senardi -. Nel 1984 vincono Albano e Romina (Felicità), nel 1985 i Ricchi e Poveri (Se m’innamoro), nel 1987 Morandi-Ruggeri-Tozzi (Si può dare di più), nel 1988 Fausto Leali e Anna Oxa (Ti lascerò), fino al 1990 con la vittoria dei Pooh con Uomini soli”.
Gli anni Novanta Sanremo decolla, ma talvolta non interpreta i gusti del pubblico
“Dagli anni Novanta in poi il Festival decolla anche per la popolarità dei cantanti in gara. Diventa un momento di visibilità importantissimo e le case discografiche cercano di portare all’Ariston i grandi artisti”. Ma ci sono anche momenti di calo: “Dal 1995 al 1998 il Festival perde il contatto con il pubblico e non ne interpreta i gusti che sono altrove – ricorda ancora Senardi – nel 1998 nei
primi cento singoli venduti, non si trova nessuna delle canzoni che avevano partecipato Festival.”
In questi anni Sanremo non premia canzoni divenute famosissime che si sono poi affermate per contro proprio incontrando il favore del pubblico italiano: Destinazione paradiso di Gianluca Grignani (1995), Finalmente tu (Fiorello, 1995); E dimmi che non vuoi morire (Patty Pravo, 1997), Confusa e felice (Carmen Consoli, 1997) solo per citarne alcune di quegli anni. Ma nella storia ci sono altri casi illustri: Io che non vivo (Pino Donaggio, 1965) Vita spericolata (Vasco Rossi,1983), Donne (Zucchero, 1985), E se domani (Mina, 1964), Mentre tutto scorre (Negramaro, 2005).
Negli anni Novanta il presentatore diventa anche direttore artistico
Se c’è una figura chiave per la riuscita del Festival, quella è decisamente il conduttore delle cinque serate, alle prese con i tempi dello spettacolo, i fatti che accadono dietro le quinte, gli umori del pubblico e una miriade di piccoli particolari che non emergono mai ma che, la capacità di prevederli o contenerli sta nella bravura di chi conduce.
Ad un certo momento della storia del Festival, questa figura, comincia anche a diventare direttore artistico, incidendo nelle scelte e nelle proposte del Festival: “questa fase comincia con Pippo Baudo, nel 1994- ricorda Senardi – E, ancora oggi, il conduttore del Festival, è anche direttore artistico che, non solo presenta durante le serate della kermesse, ma, con una squadra di suoi collaboratori, determina le scelte, delinea il programma, coordina, organizza e sceglie gli artisti.”
Il Festival, il chiodo dell’Auditel e il ritorno tra i giovani
C’è un anno nero per gli ascolti della grande kermesse. E’ il 2004 quando, per la prima volta nella storia, il Festival
viene battuto nel match degli ascolti da una trasmissione antagonista: la quarta edizione del reality show Il Grande Fratello. Tre anni dopo, nel 2007, le vittorie di Simone Cristicchi con Ti regalerò una rosa (per la sezione Campioni) e Fabrizio Moro con Pensa (per la sezione Nuove proposte) riportano il Festival nella realtà, toccando temi vicini alla società del momento.
Gli eroi dei talent al Teatro Ariston
“L’inizio di questa fase – aiuta a ricordare Senardi – è il 2009 quando Marco Carta vince con La forza mia. L’anno precedente aveva vinto il talent show Amici”. Nel 2010 e nel 2012, provenienti dallo stesso programma vincono, rispettivamente, Valerio Scanu ed Emma Marrone. L’arrivo a Sanremo di personaggi dei talent introduce novità come un aumento dell’audience tra i giovani e
una maggiore diffusione del televoto: sistema molto ramificato e diffuso tra le giovani generazioni, abituate a praticarlo nei talent show, evidentemente contribuendo ad influenzare il risultato finale.
Il ciclone Maneskin e il ritorno alla tradizione
Questa band rock romana trionfa all’edizione dello scorso anno e con un’ondata di energia infiamma l’Ariston “i Maneskin sono artisti giusti – commenta Senardi – che hanno avuto il pregio di trovarsi al posto giusto nel momento giusto contribuendo, non solo a svecchiare il Festival, ma anche a scardinare il fatto che per vincere Sanremo si debba inseguire la cosiddetta melodia sanremese come hanno fatto alcuni artisti, a volte anche a discapito della propria coerenza artistica.”
Sanremo 2022 ritorno alla tradizione
Quest’anno, almeno nella scelta dei concorrenti, “vedo un ritorno alla tradizione, un piccolo ripensamento forse dovuto alla volontà di non escludere definitivamente la categoria degli amanti della canzone nazional popolare, da sempre lo zoccolo duro dell’ascoltatore medio della rete ammiraglia della Rai e del Festival di Sanremo che rimane – ci tiene a precisare Senardi – con tutti i suoi limiti, i cambiamenti, la sua lunga storia, una vetrina utilissima e straordinaria.”