Maria Sole Ferrieri Caputi
È stata la prima donna ad arbitrare una
squadra di serie A.
Il 15 dicembre Maria Sole Ferrieri Caputi,
31 anni, di Livorno, ha diretto Cagliari- Cittadella, gara valida
per i sedicesimi di Coppa Italia.
tratto da PiùMe Magazine n. 2 Febbraio 2022 p. 68, a cura di Gabriele Noli
La notizia, trattandosi di un inedito assoluto per il nostro calcio, ha destato clamore, tanto da trovare ampio spazio sulle pagine dei media nazionali, sportivi e generalisti. Tre gol annullati, di cui uno con la correzione del Var (acronimo di Video assistant referee: un assistente che collabora con l’arbitro in campo per chiarire situazioni dubbie avvalendosi dell’ausilio di filmati e di tecnologie che consentono di rivedere più volte l’azione), tre ammonizioni e totale padronanza nella gestione della partita, soprattutto dei momenti chiave. E infatti le valutazioni di media e addetti ai lavori sul suo operato sono state più che positive. Non che ci fossero particolari dubbi al riguardo, visto il comprovato valore di Ferrieri Caputi.
“Non è stato diverso dal solito”, ha ammesso in un’intervista ripensando a quella gara indubbiamente speciale. Ci teneva a far bene “perché sapevo di rappresentare un intero movimento, quello delle donne che arbitrano a tutti i livelli”, di cui lei stessa si è definita “la punta dell’iceberg”. Soddisfatta della sua direzione? “Sì, ma ho ancora tanto da imparare”, ha affermato, consapevole che quella partita deve essere concepita come un punto di partenza e non certo di arrivo. “Non posso che essere orgoglioso di lei, perché rappresenta la crescita di un forte movimento, quello femminile, che sta realizzando un sogno di civiltà, con applicazione, impegno e passione”, ha dichiarato il presidente dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri) Alfredo Trentalange riferendosi proprio al fischietto di Livorno dopo la gara di Coppa Italia.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: quanto tempo ci vorrà ancora per vedere una donna dirigere in serie A? “L’obiettivo dichiarato nei mesi scorsi è quello di una prima volta entro due anni”, la risposta di Trentalange. E non è certo da escludere che possa essere proprio Ferrieri Caputi, arbitro internazionale che abitualmente viene impiegata in serie C.
A ottobre invece le era stata assegnata Cittadella-Spal di serie B, secondo fischietto rosa del campionato cadetto dopo Maria Marotta, di Sapri. La passione per il calcio la deve al padre, che una volta, quando lei era ancora una bambina, la portò allo stadio Armando Picchi di Livorno a vedere la partita contro il Lumezzane. Un colpo di fulmine: da lì in poi del pallone non ne avrebbe fatto più a meno. Cominciò a collezionare figurine. Ammirava così tanto Roberto Baggio che i suoi genitori gli comprarono la maglia con il numero 18 al mercatino. “La conservo ancora”, ha confessato. Nel 2006, all’uscita da scuola, trovò un volantino che sponsorizzava un corso per arbitri promosso dalla sezione di Livorno dell’Aia: si iscrisse assieme ad un gruppo di amici. Loro smisero, lei invece continuò, dando vita ad una carriera piena di soddisfazioni.
La prima partita diretta non potrà mai dimenticarla: gennaio 2007, Antignano Banditella-Sorgenti, categoria Esordienti. “Buttai fuori il portiere. A fine partita sua madre mi aspettò fuori, ma quando vide amici e parenti che erano venuti al campo per me, se n’era andata”. Nel suo percorso formativo si è ispirata a Carina Vitulano, ex fischietto e oggi vice commissario designatore di Can C, Primavera e serie A femminile, pure lei della sezione Aia di Livorno.
“E’ stata il mio modello, un punto di riferimento, mi ha dato molti consigli. Ho sempre sognato di ricalcare le sue orme”, ha raccontato Ferrieri Caputi, che in campo, per sua stessa ammissione è dura soltanto se la fanno arrabbiare. “Di base sono ben disposta verso l’altro”. Meticolosa, al punto da rivedere spesso i suoi match per rianalizzarli nell’ottica di un continuo miglioramento, non è mai stata per sua fortuna direttamente al centro di episodi di violenza (sia fisica, sia verbale), una piaga del nostro calcio, soprattutto nei campionati dilettantistici. “Io non mi sono mai sentita veramente in pericolo.
Gli insulti sessisti arrivano soprattutto nelle categorie più basse, qualche giocatore maleducato c’è, ma riesco comunque a gestirli. Il problema, semmai, sono le persone isolate, quelli attaccate alla rete, nei campetti di periferia. Le loro offese possono far male, più dei cori di una curva allo stadio, quelli sono rumori di sottofondo”. E gli allenatori? “Se esagerano, li caccio”. Personalità e idee
chiare non mancano a Ferrieri Caputi, il cui doppio cognome potrebbe far pensare a origini nobili, risalenti comunque a centinaia di anni fa. La sua, infatti, “è una famiglia normalissima”.
L’intento del fischietto livornese è crescere ancora sia in campo nazionale sia in quello internazionale, nel quale si è già cimentata con successo. E chissà che non possa emulare, almeno in parte, la francese Stephanie Frappart, prima donna ad aver diretto un incontro di Champions League, la principale competizione europea per club.
Ferrieri Caputi non è solo un arbitro: nella vita di tutti i giorni, infatti, è una ricercatrice alla fondazione Adapt per gli studi internazionali e sul diritto del lavoro ed è dottoranda all’Università di Bergamo. Laureata in Scienze Politiche a Pisa nel 2015 e poi in Sociologia e Ricerca sociale a Firenze con 110 nel 2016, si divide tra Livorno e Bergamo, riuscendo a conciliare i tanti impegni, pur dovendo compiere dei sacrifici, comunque ampiamente ripagati dalle gratificazioni sia come ricercatrice, sia come arbitro. Già, lei preferisce chiamarsi così, al maschile, senza sottolineature di genere.