Maria Chiara Giannetta
tratto da PiùMe Magazine n. 4 Aprile 2022 p. 82 a cura di Cloe D. Betti
Nel suo curriculum ci sono tante serie tv di successo, da “Baciati dal sole” a “L’allieva”, da “Un passo dal cielo 4” a “Che Dio ci aiuti 4”, ma è grazie al ruolo del capitano Tommasi in “Don Matteo”, che Maria Chiara Giannetta, nata a Foggia il 20 maggio 1993, ha fatto il grande salto verso quel successo che “Blanca”, in cui ha interpretato una detective cieca ha poi definitivamente sdoganato.
Non era facile vestire i panni di una ipovedente, eppure la Giannetta ha vinto la sfida, levando al mondo della disabilità tutta quella patina di politically correct che ha solo contribuito a renderlo più distante. «Al termine non vedente preferisco la parola “cieca”, è la prima cosa che mi hanno insegnato gli stessi ciechi – ha spiegato la Giannetta – Non è un’offesa, anzi, mi hanno detto che
non vedente è solo un modo carino per dire una cosa non carina, allo stesso modo un ragazzo di colore va chiamato nero, come una donna è una femmina. Bisogna essere più diretti, le parole le hanno inventate e vanno usate bene». Ha portato il mondo della cecità anche sul palco dell’Ariston, dove ha affiancato Amadeus nella serata del venerdì, da cui ne è uscita vincente nonostante il terrore iniziale.
«L’ansia maggiore? Quella delle scale», ha confessato. Il dialogotra innamorati, giocato in punta di canzoni, con Maurizio Lastrico, compagno di set in “Don Matteo” e qualcuno dice anche nella vita, è stato esilarante, accolto da un’ovazione dal pubblico e dai social.
«L’idea di questo dialogo tra innamorati a base di canzoni è nato da un gioco che spesso facevamo sul set di “Don Matteo” – ha ammesso l’attrice – Era il classico “cazzeggio” libero tra un ciak e l’altro, e una volta deciso di portarlo all’Ariston abbiamo cominciato a provarlo, ogni sera». L’attrice ha preso il posto di Simone Montedoro già da tempo in “Don Matteo” che in questa stagione ha visto l’addio eccellente di Terence Hill, pronto ad appendere la tonaca al chiodo e a lasciare entrare nella canonica Don Massimo, che ha il volto di Raoul Bova.
Le puntate sono state interamente girate a Spoleto nel corso dell’autunno e dell’inverno, «Spoleto era gelida», ha confessato la Giannetta, che per “Blanca” si è invece trasferita in Liguria, dove era ambientata, ma senza poterne scoprire le bellezze, a causa del Covid.
«Solo la prima settimana di riprese siamo stati in zona gialla, poi siamo entrati in arancione, eravamo tra Genova, Camogli, Varigotti, ma purtroppo appena finito di girare dovevamo tornare in albergo – ha spiegato – Ho visto posti incredibili dal porto ai caruggi, tante zone belle che ho scoperto esser poco conosciute anche per tanti genovesi. E’ stata una serie molto tosta a livello fisico, perché abbiamo girato tanto nell’acqua, tra la pioggia e il mare, è stato stancante anche se me ne sono accorta soltanto all’ultimo ciak. A Genova abbiamo girato per un mese, Camogli era più tranquilla essendo più piccola, abbiamo vissuto a focaccia di Recco».
Il segreto del successo di Blanca? «Blanca è un personaggio in cui tutti si sono potuti riconoscere, persone di qualsiasi età, adulti, ragazzi, donne, uomini, al di là della sua disabilità è una ragazza in cerca di un suo posto nel mondo, ma anche degli affetti, dell’amore, di amicizie, in più ha questa difficoltà paragonabile a quelle di ognuno di noi, solo che la sua è esponenziale – ha risposto la Giannetta – Credo che le persone vorrebbero che fosse la loro migliore amica, ma anche essere come lei che ha coraggio e va dritta verso il suo obiettivo, quello che vorremmo fare tutti noi».
Consulente d’eccezione delle sei puntate della fiction campione di ascolti nella scorsa stagione televisiva, è stato Andrea Bocelli, che ha contribuito anche alla sceneggiatura. «Siamo andati a casa sua – ha concluso l’attrice – E’ stato utile per capire come un non vedente si muove in un ambiente che conosce alla perfezione, dove tutto deve essere in ordine. Mi ha detto che non c’è niente che non si possa fare, mi ha suggerito di interpretare una persona che va diretta e che ti guarda negli occhi.
Ho incontrato anche alcune campionesse paraolimpiche, veri supereroi, perché in questa serie abbiamo mostrato il limite di un essere umano, non quello di una persona cieca».