Redi Hasa
Un violoncello e una grande passione per i Nirvana.
tratto da PiùMe Magazine n. 12 Dicembre 2022 p. 83
E’ bastato questo a Redi Hasa, violoncellista e compositore italo-albanese, per creare un disco innovativo, in cui il rock della leggendaria band guidata da Kurt Cobain si scioglie tra le corde di uno strumento in grado di creare un’aria nuova, pur tra le note di brani storici come “Smells like teen spirit”, “Heart shaped box” e “In Bloom”, i tre singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album “My Nirvana” per Ponderosa Music Records.
Nessuna operazione “cover”, ma una totale rielaborazione delle canzoni della band grunge, a partire da “Smells Like Teen Spirit” il primo singolo dell’album “Nevermind” uscita il 10 settembre del 1991, diventata la canzone più “iconica” dei Nirvana.
Attraverso il violoncello dell’artista l’inno gridato da tante generazioni si trasforma in una polifonia mono strumentale, dolce e struggente, il modo che Redi Hasa ha trovato per prendere l’ascoltatore per mano e portarlo in un viaggio che non tradisce le origini, ma esplora nuovi mondi legati alla tradizione classica del violoncello.
La passione di Redi, classe 1977, per i Nirvana è nata fin da bambino. «Ero a Tirana, a metà degli anni ’90 ascoltavo i Nirvana chiuso nella mia stanza a volume insostenibile per spingermi in profondità della mia anima e farla uscire fuori – ha raccontato l’artista – Pioggia fuori, strade deserte, alberi bagnati, odore di legna ed erba mischiata alla vita, sono uscito, cinquanta minuti a piedi con il basso in mano senza custodia e la voce di Kurt nelle orecchie.
Attacco il jack e parte “Smells like teen spirit”». E’ stata la guerra civile esplosa in Albania nel 1997 a portare in Italia il musicista, cresciuto in una famiglia di artisti, la madre insegnante di violoncello, il padre ballerino classico, il fratello pianista concertista: si ferma a Bari dove può riprende i suoi studi di violoncello al Conservatorio interrotti bruscamente in patria ed è qui che avvia collaborazioni importanti, riuscendo a inserirsi nell’ambiente musicale costruendo col suo violoncello “polifonie monostrumentali” dalle sfumature folk.
«L’unica via d’uscita per mettersi in salvo era scappare dalla guerra in Albania – ha raccontato – Mio fratello che era già in Italia mi ha chiamato e mi ha invitato ad andare al più presto da lui, così ho dovuto lasciare la mia terra, la mia famiglia, i miei amici, ma portando con a me un altro corpo che mi ha accompagnato sempre, il mio violoncello. L’avevo preso in prestito dalla mia scuola di musica, per studiare, ma non ci ho pensato due volte, l’ho preso e sono partito».
E proprio a quel violoncello rubato, Redi Hasa ha voluto dedicare il suo primo album “The Stolen Cello”, in cui ha raccontato in musica la sua storia di rinascita, capace di ritrovare una seconda vita in quell’Italia del Sud da cui fuggono in tanti, alla ricerca di un mondo che a lui ha regalato perle come la Notte della taranta e la Compagnia Delle Arti “Xanti Yaca”, tra i principali precursori del Rinascimento della musica tradizionale del Sud Italia.
«Ho avuto la fortuna di collaborare con molti musicisti salentini, tra cui Claudio Prima, con cui sono nati tanti progetti che aprivano finestre su tutto il Mediterraneo e verso le terre dei Balcani, trovando una scrittura originale e personale – ha aggiunto Redi – E’ nata così la Bandadriatica, un periodo molto importante che ha contribuito a diffondere l’idea che l’extracomunitario porta valore e non povertà».
Con i suoi spartiti Hasa cambia le sonorità, conquista anche il pianista e compositore Ludovico Einaudi che lo invita a suonare negli album “In A Time Lapse” ed “Elements” e a prendere parte al tour di “Elements”, che lo porterà a esibirsi nei più prestigiosi teatri di tutto il mondo, quali il Barbican di Londra, l’Olympia di Parigi, il Teatro Degli Arcimboldi di Milano.
Dal piccolo mondo di Tirana Hadi arriva a partecipare anche a “Carry Fire”, l’undicesimo album in studio della voce dei Led Zeppelin Robert Plant, uscito lo scorso ottobre. Ma la sua terra resta il Salento, il luogo dove ha scelto di vivere, «perché – ha concluso – è l’altra faccia dell’Albania, il suo incastro perfetto al di là dell’Adriatico».