FREDDIE MERCURY
“Si può essere tutto ciò che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere.”
tratto da PiùMe Magazine n. 2 Febbraio 2023 p. 38 a cura di Lara Venè
“Io non diventerò una rockstar. Diventerò una leggenda”.
Freddie Mercury ha avuto ragione: Nato Farrokh Bulsara a Zanzibar in Tanzania, adolescente in India e poi ragazzo squattrinato nella periferia di Londra, scrive la storia del rock ed è ricordato come uno dei più travolgenti frontman di sempre. Fin da ragazzo esprime la sua passione per la musica.
Sull’isola africana dove vive con la famiglia studia pianoforte e fonda gruppi musicali. La svolta a metà anni Sessanta, quando lascia Zanzibar per fuggire dalla rivoluzione che colpisce il paese e si trasferisce in Gran Bretagna. Ha circa 18 anni, si stabilisce nel Middlesex nella periferia sud-ovest di Londra. Si iscrive al Isleworth Polytechnic dove studia arte, si diploma con il massimo dei voti e viene ammesso all’Ealing Art College di Londra.
E qui avviene l’incontro con il suo compagno di studi: Tim Staffell che è cantante e bassista degli Smile, band di cui fanno parte anche il chitarrista Brian May e il batterista Roger Taylor. Freddie, che all’epoca è ancora a Farrokh Bulsara, cerca di unirsi al gruppo ma non ci riesce.
Entra invece a far parte degli Ibex, gruppo rock di Liverpool che ha vita breve. La band nasce nel 1969, nell’agosto dello stesso anno all’Octagon Theatre di Bolton si tiene la prima esibizione in pubblico di quello che da lì a poco diventerà Freddie Mercury. Qualche mese dopo gli Ibex cambiano nome, diventano Wreckage e dopo poco scompaiono. Freddie Bulsara approda ai Sour Milk Sea.
Nascono i Queen
È l’aprile del 1970 si sciolgono anche gli Smile. Freddie Bulsara, insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor, fonda una nuova band. Nascono i Queen, ai quali un anno più tardi si aggiunge il bassista John Deacon. Freddie Bulsara diventa Freddie Mercury e comincia la leggenda.
Alla fine di giugno, il gruppo che farà la storia internazionale della musica, per la prima volta si esibisce in pubblico a Truro (Cornovaglia), in un concerto di beneficenza per la Croce Rossa.
Il primo album, Queen, esce nel 13 luglio 1973, poi comincia il primo tour. L’anno seguente, il secondo album, Queen II, uscito l’8 marzo 1974: qui si fanno spazio nuovi generi musicali, come il rock and roll (The Loser In The End) e il pop (Funny How Love Is). L’album è un successo, scala le classifiche inglesi, raggiunge il quinto posto, supera le centomila copie di vendita e diventa disco d’argento. La popolarità del gruppo comincia a crescere ed è solo l’inizio. L’anno dopo con Sheer Heart Attack, la band decolla definitivamente. Gli esperti apprezzano il contenuto di questo lavoro per la capacità di racchiudere vari stili musicali in perfetta armonia tra loro: dalla musica angelica all’heavy-metal; l’album raggiunge il 2º posto nel Regno Unito e il 12º negli Stati Uniti. Il pubblico li premia: ad ottobre (1974) a Manchester comincia lo Sheer Heart Attack Tour che si svolge tra il 1974 e il 1975, spostandosi dal Regno Unito agli Stati Uniti, chiudendo a Tokyo il 1 maggio 1975.
…God Save The Queen…
Nel tour Sheer Heart Attack Tour comincia la consuetudine di suonare al termine di ogni concerto, (ad eccezione di quelli tenuti in Irlanda), una versione speciale dell’inno nazionale britannico God Save the Queen, utilizzando la sola chitarra elettrica di Brian May con Mercury che dal palco lancia rose e brinda con champagne.
Poi è la volta di A Night at the Opera (1975) e del Tour che si tiene tra il 1975 e il 1976. I Queen sono ormai un fenomeno mondiale, con una popolarità in continua crescita e Freddie Mercury ne è il travolgente ed eccentrico frontman che infiamma il pubblico, emoziona ad ogni concerto e, al contempo, ha la rara sensibilità di scrivere capolavori come il singolo Bohemian Rhapsody, che si trova all’interno di questo quarto album della band. Non sarà l’unico: sono scritte da lui alcune tra le più importanti canzoni del gruppo britannico, come Somebody to Love (A Day at the Races, 1976), We Are the Champions (News of the World, 1977), Don’t Stop Me Now (Jazz, 1978), Crazy Little Thing Called Love (The Game, 1980).
Bohemian Rhapsody è anche il titolo del film uscito nel 2018 diretto da Bryan Singer (quattro premi Oscar e due Golden Globe), che ripercorre i primi quindici anni della band rock, dalla nascita fino al Live Aid del 1985. Trecento milioni di dischi venduti nel mondo, 707 concerti in 26 nazioni dal 1971 al 1986, 41 album pubblicati, i Queen hanno scritto la storia della musica e delle esibizioni dal vivo: memorabili i venti minuti di concerto proprio al Live Aid, ritenuti i migliori di tutto l’evento. Una sequela interminabile di successi la loro, fino alla prematura scomparsa di Mercury, avvenuta a 45 anni, il 24 novembre 1991 per le complicanze dell’AIDS da cui era affetto.
Gli ultimi anni
Il 9 agosto del 1986 a Knebworth Park si tiene l’ultimo concerto della band al completo. È quella l’ultima esibizione di Freddie Mercury e John Deacon all’interno del gruppo: soltanto un anno dopo, nel 1987, Freddie Mercury scoprirà di avere l’AIDS.
I 1.933 giorni trascorsi da quell’esibizione di Knebworth Park all’ultimo saluto nella sua camera da letto a Garden Lodge a Montreux dove è costretto a “fuggire” dai tabloid, sono i meno raccontati della storia di Mercury. A colmare questo vuoto ci pensa “L’ultimo Freddie Mercury” (Sperling & Kupfer, 2022), libro di Roberto De Ponti (giornalista, considerato uno dei massimi esperti dei Queen), che raccoglie le notizie frammentarie degli ultimi anni della vita di Freddie e le scarne informazioni rilasciate da chi davvero gli è stato vicino, scremando la sua storia da falsità e da illazioni.
A distanza di anni l’interesse generale mai mutato nei confronti di Freddie Mercury e del suo genio, danno il segno di quella leggenda che aveva la certezza di diventare.
“L’amore è come una roulette russa per me. Nessuno ama quello che io sono realmente, sono tutti innamorati della mia celebrità.”