La campionessa di biathlon Lisa Vittozzi
“Scia e spara”
Se si dovesse scegliere uno slogan da abbinare al biathlon, questo sarebbe di certo il più indicato, perché sintetizza al meglio l’unione di due attività tra loro quasi agli opposti e che proprio per questo lo rendono uno sport così peculiare e di successo tra quelli invernali: lo sci di fondo e il tiro a segno con la carabina.
tratto da PiùMe Magazine n. 4 Aprile 2023 p. 66 a cura di Gabriele Noli
Da una parte, lo sforzo fisico al massimo dell’intensità; dall’altra, la concentrazione al poligono. Velocità e precisione sono elementi imprescindibili per primeggiare. Gli errori, pero, sono sempre in agguato. E si pagano a caro prezzo. Ciascuno può costare un minuto (che si somma al tempo finale) o un giro di penalità (un anello di 150 metri da percorrere in aggiunta alla distanza totale) a seconda della tipologia di gara.
Lisa Vittozzi e una delle migliori atlete azzurre di una disciplina che il pubblico italiano ha imparato a conoscere soprattutto grazie alle vittorie di Dorothea Wierer. Nata nel febbraio 1995 a Pieve di Cadore (Bolzano) ma cresciuta a Sappada (Udine), Vittozzi si e avvicinata al biathlon attorno ai 13-14 anni. “Mi hanno invitata a provare, e cominciato come un passatempo che mi ha entusiasmato: mi sono resa conto che sparare mi piaceva, ho partecipato a qualche gara col fucile ad aria compressa ed e andata bene”, ha raccontato in un’intervista.
Da bambina sempre attiva, giocava spesso con le pistole a pallini. La sua più grande passione era pero il calcio, praticato fino alla terza media. Vanno inoltre aggiunte le brevi parentesi di nuoto, arrampicata, danza e sci di fondo.
Poi il biathlon ha preso il sopravvento: un divertimento che con il tempo si sarebbe trasformato in professione, grazie a doti tecniche innate e un’applicazione rigorosa. E a qualche rinuncia, come le feste, la compagnia degli amici, i molti mesi lontano da casa. Solo cosi e stato possibile per lei mettere in fila risultati di rilievo già a partire dalle competizioni internazionali giovanili.
Una progressione continua, che l’ha portata nel 2014 a esordire nel circuito maggiore, nel 2015 a prendersi una medaglia di bronzo nella staffetta ai Mondiali di Kontiolathi (Finlandia), dove nel 2017 ha conquistato il primo podio individuale in Coppa del Mondo, con il terzo posto nell’inseguimento. Sarebbe divenuta una piacevole abitudine nella stagione successiva, a parziale consolazione per quella vittoria che ancora non riusciva a trovare.
Le sensazioni contrastanti hanno caratterizzato pure il debutto ai Giochi Olimpici, quello di Pyeongchang 2018, con l’amarezza per il quarto posto nella mass start (la partenza in linea) compensata dalla soddisfazione per il bronzo ottenuto nella staffetta mista. Il 2019 e stato un anno spartiacque nel vissuto sportivo di Lisa Vittozzi: il 10 gennaio a Oberhof (Germania) ecco finalmente l’exploit tanto atteso, con il successo nella sprint.
“Ci speravo ma non ci pensavo più di tanto. Forse anche per questo e arrivato”, la reazione al termine di una gara in cui al poligono e stata perfetta, facendo segnare un rimarchevole 10/10. Solo riducendo il numero gli errori, o meglio ancora azzerarlo come ha fatto lei, nel biathlon si può ambire al primo posto. Non immaginava che appena due giorni dopo avrebbe realizzato una storica (e clamorosa) doppietta, ripetendosi nell’inseguimento nonostante le fortissime raffiche di vento. Nessuna italiana si era mai imposta in questa specialità. Stava vivendo una delle fasi migliori della propria carriera: i Mondiali di Ostersund (Svezia) in programma di li a due mesi lo avrebbero confermato, con l’argento nella prova individuale e il bronzo nella staffetta mista.
E invece svanito in modo beffardo e atroce sogno di aggiudicarsi la Coppa del Mondo, sollevata da Wierer al culmine di un duello incredibile, risolto solo nelle gare conclusive disputate a Oslo (Norvegia): un verdetto difficilissimo da accettare, per sua stessa ammissione. “Non l’ho digerito e ha compromesso anche gli anni a seguire”. Sarebbe stato il preludio di un periodo negativo.
“Ero ancora giovane, tendevo a caricarmi di responsabilità. Mi sentivo obbligata a vincere e non ci riuscivo. Sono andata in tilt”.
Vittozzi l’ha affrontato con il supporto di uno psicologo e dello staff tecnico federale. “Il percorso intrapreso mi ha riportato a un punto di partenza. Le sconfitte mi sono servite per diventare più forte”. E infatti la sappadina del Centro Sportivo Carabinieri nell’ultima stagione si e espressa ai livelli del 2019, tornando a vincere in Coppa del Mondo e stabilendo il suo nuovo record di podi, oltre a estendere il personale palmares mondiale.
Tifosa della Juventus, amante della bici, della montagna e dei viaggi, divoratrice di libri (in particolare i gialli), film e serie tv, Vittozzi vanta un seguito non indifferente sui social (su Instagram i follower sono quasi 150mila). I risultati di rilievo hanno senza dubbio contribuito ad accrescere la popolarità sua e del biathlon, uno sport estremamente dinamico e coinvolgente per gli spettatori (in Italia le gare si disputano a Anterselva, in Alto Adige), che proprio per la sua complessità regala spesso esiti sorprendenti.
E per quanto gli allenamenti siano logoranti, in particolare durante la preparazione da maggio a novembre (tra palestra, corsa, bici, sci a rotelle e tiro), le emozioni e le pressioni della gara non sono replicabili. Uno sforzo cosi immane concede qualche margine in più sul fronte dell’alimentazione, pur sempre mantenendo alto il livello di attenzione, ma non implica diete eccessivamente rigide. A 28 anni Vittozzi ha raggiunto la piena maturità ed è intenzionata a regalarsi molte altre soddisfazioni, chissà quante. Con un orizzonte temporale ben definito: i Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026. Per chiudere in bellezza una carriera già oggi straordinaria.