Sean Connery
“Forse non sono un buon attore, ma qualsiasi altra cosa avessi fatto, sarei stato peggio.”
“Il mio nome è Bond. James Bond.”, abito scuro, sigaretta in bocca e quel fascino irresistibile, hanno fatto di Sean Connery il più famoso, per molti unico e inimitabile, agente segreto britannico, nome in codice 007. Quel ruolo lo consegna al successo internazionale. Sean, nato a Fountainbridge, un sobborgo di Edimburgo nell’agosto del 1930 da immigrati irlandesi, fino a quel momento aveva ottenuto piccole parti in produzioni televisive e film sul grande schermo.
tratto da PiùMe Magazine n. 5 Maggio 2023 p. 36 a cura di Lara Venè
Il giovane Sean si guadagnava da vivere con umili mestieri. È stata la sua ammaliante bellezza a farlo debuttare nel mondo dello spettacolo, quando nel 1953 viene notato al concorso di Mister Universo, in rappresentanza della Scozia, classificandosi al terzo posto.
L’esordio al cinema avviene ne Il bandito dell’Epiro (1957) di Terence Young, ma la svolta arriva nei panni dell’agente 007. È il 1962, quando i produttori Saltzman e Broccoli lo propongono per interpretare la parte dell’eroe dei romanzi di spionaggio di Ian Fleming. Per quello stesso ruolo ci sono concorrenti come Cary Grant, Rex Harrison, Trevor Howard e Roger Moore. Viene scelto Sean Connery e tra lui e il personaggio nasce un legame quasi indissolubile, che riuscirà a fare la fama di entrambi.
Agente 007-Licenza di uccidere (Dr. No) di Terence Young è il primo di una serie di pellicole di grande successo. Seguono Agente 007, dalla Russia con amore nel 1963, Agente 007-Missione Goldfinger (1964), Agente 007-Thunderball (Operazione tuono) nel 1965 e Agente 007-Si vive solo due volte nel 1967. È, questo, il suo ultimo 007. Connery teme di rimanere imprigionato nel ruolo di James Bond e dice no ai film seguenti sull’agente britannico. Nel successivo film Agente 007- Al servizio segreto di Sua Maestà (1969) di Peter R. Hunt viene sostituito da George Lazenby.
James Bond il ritorno
Per il pubblico però James bond è Sean Connery e viceversa. Le recensioni su Lazenby sono negative e la produzione lo convince a riprendere il ruolo dell’agente britannico. Lo fa in Agente 007-Una cascata di diamanti di Guy Hamilton (1971). È il suo sesto e ultimo 007, il testimone passa a Roger Moore, anche se nel 1983 tornerà con Mai dire mai di Irvin Kershner, un remake di Agente 007-Thunderball (Operazione tuono), già interpretato da Connery nel 1965, che però non rientra nel ciclo ufficiale.
La sua carriera prosegue in pellicole dirette da grandi registi e dando voce a personaggi diversi.
Nel 1964 è in Marnie di Alfred Hitchcock, dove interpreta la parte di un uomo alle prese con i gravi problemi psicologici della donna amata. Nello stesso anno, nei panni dell’ambiguo Anthony Richmond, affianca Gina Lollobrigida nel film La donna di paglia di Basil Dearden. L’anno dopo lo troviamo ne La collina del disonore e poi protagonista della commedia Una splendida canaglia di Irvin Kershner.
Nel 1968, insieme a Brigitte Bardot, è nel western Un uomo chiamato Shalako di Edward Dmytryk. Con Richard Harris e Samantha Eggar nel 1970 recita ne I cospiratori di Martin Ritt, poi è Duke Anderson nel poliziesco Rapina record a New York di Sidney Lumet, per molti una delle sue migliori interpretazioni. Due anni dopo è la volta di Riflessi in uno specchio scuro, sempre di Lumet e nel cult di fantascienza Zardoz di John Boorman. Bello e affascinante nei panni del colonnello Arbuthnot in Assassinio sull’Orient-Express, tratto dal giallo di Agatha Christie, con Hercule Poirot e Ingrid Bergman, ancora diretto da Lumet.
A seguire, altre interpretazioni: Robin e Marian (1976) di Richard Lester insieme a Audrey Hepburn, ne Il vento e il leone di John Milius dove interpreta il capo berbero del Rif, Mulay Ahmad al-Raysuni (detto anche “il Raisuli”).
E ancora, Il prossimo uomo (1976) di Richard C. Sarafian, Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough, La prima grande rapina al treno (1979) di Michael Crichton e il kolossal Meteor (1979), Atmosfera zero (1981) di Peter Hyams, I banditi del tempo (1981) di Terry Gilliam e Cinque giorni una estate di Fred Zinnemann.
Guglielmo da Baskerville, i criptico monaco de Il nome della rosa
Nel 1986 esce nelle sale il film Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Umberto Eco. La pellicola ottiene un successo di critica e, in Europa, anche di pubblico. Sean Connery veste i panni di Guglielmo da Baskerville, erudito frate francescano inglese, con un passato da Inquisitore e consigliere dell’Imperatore. L’interpretazione è magistrale e gli vale il Premio BAFTA (British Academy Film Awards) come miglior attore.
Nello stesso anno, accanto a Christopher Lambert, è in Highlander – L’ultimo immortale di Russell Mulcahy, che ha dato vita alla saga di film e altre opere derivate. Nel 1987 con The Untouchables – Gli intoccabili di Brian De Palma e un cast stellare con Kevin Costner, Robert De Niro e Andy García, arriva l’Oscar e un Golden Globe nella categoria miglior attore non protagonista.
Il suo successo continua con film in cui interpreta i ruoli diversi: è il tenente colonnello Alan Caldwell nel thriller Il presidio-Scena di un crimine (1988) di Peter Hyams, un ladro astuto scozzese in Sono affari di famiglia (1989) di Sidney Lumet, con Dustin Hoffman e Matthew Broderick, il professore Henry Jones Sr. padre del protagonista in Indiana Jones e l’ultima crociata di Steven Spielberg, con Harrison Ford, il comandante del sottomarino sovietico Ottobre Rosso in Caccia a Ottobre Rosso diretto da John McTiernan.
La Scozia nel cuore Sean Connery è stato un grande attore che a Hollywood ha conosciuto il grande successo, ma sempre con la sua Scozia nel cuore. L’orgoglio scozzese emergeva sempre: nella tradizione e nel folklore del classico kilt che Sean ha indossato in diverse occasioni pubbliche e nell’impegno concreto a sostegno dell’indipendenza dal Regno Unito in occasione del referendum del 2014, quando Connery si schierò apertamente a fianco del Partito Nazionale Scozzese (SNP) con un supporto di immagine ma anche finanziario.