Castagna Regina D’Autunno
Ha la capacità di aggregare amici e parenti per gite fuori porta in mezzo alla natura a respirare tutti gli inconfondibili profumi del bosco in autunno; al centro di gare per grandi e piccini tutti con lo sguardo all’ingiù per scovare la più bella e la più grande; e poi le infinite sagre e feste popolari in suo onore, le storie e le leggende: la castagna si conferma la regina indiscussa di questa stagione che, abbandonata l’estate, ci accompagna verso l’inverno.
tratto da PiùMe Magazine n. 11 novembre 2023 p. 26 a cura di Lara Venè
L’Italia è ricca di castagneti, in tutto si parla di una superficie di quasi 800.000 ettari, anche se il 20% sono castagneti da frutto. Secondo diversi censimenti i boschi di castagno sono molto estesi, soprattutto in Campania, Calabria, Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Piemonte. E poi nelle isole, sull’Appennino e sulle aree pedemontane delle Alpi e Prealpi. Ogni posto, la sua castagna: c’è la carpinese tipica dell’appennino settentrionale e della Corsica, la agostana, la invernizza, la bellina e molte molte altre. Gli agronomi le hanno classificate e le varietà cambiano a seconda dei luoghi e magari coincidono e i dialetti locali le chiamano con nomi diversi. Ad esempio, nel nord della Toscana esistono le chiappine, le rossoline e le mundoline, che hanno caratteristiche simile alle “sorelle” che si trovano altrove. Certo è che i luoghi di crescita, l’altitudine in cui si coltivano le piante, la vicinanza o meno all’influsso del mare, i tipi di cultivar conferiscono alle castagne gusti propri e diversi tra loro.
Poi ci sono i marroni Castagne e marroni non sono la stessa cosa. In generale, la differenza sta nel fatto che la castagna è il frutto selvatico del castagno, mentre il marrone proviene da alberi coltivati.
Anche alla vista si presentano diversamente: le castagne appaiono schiacciate da un lato, hanno la buccia molto scura e resistente, non sono molto grosse e hanno la polpa saporita. I marroni sono più grandi, hanno una forma simile a quella di un cuore e la buccia è marrone e striata. Al palato le castagne risultato più saporite, i marroni più dolci.
Un tempo l’Italia e per molti anni è stata paese leader per la produzione mondiale di castagne, complici la conformazione geografica, il clima mite e temperato che caratterizza molte regioni della penisola e una storica tradizione contadina diffusa ovunque. Ma l’abbandono progressivo delle aree montane cominciato alla metà del Novecento ha ridotto notevolmente la produzione. Secondo i dati FAO 2019, a livello mondiale il leader è la Cina che produce quasi 2 milioni di tonnellate l’anno, 4 volte rispetto a quello che produceva nel 2000, grazie a un preciso progetto di sviluppo che ha realizzato 1,9 milioni di ettari di nuovi castagneti da frutto in vent’anni, seguito dalla Turchia (63.500 tonnellate annue) e Corea del Sud (53.000 tonnellate). Negli ultimi anni poi la produzione di castagne ha subito una duro colpo a tal punto da far temere l’estinzione graduale delle piante vittime del cinipide galligeno, insetto arrivato
dalla Cina e molto nocivo per la sua capacità di portare a un veloce deperimento le piante attaccate. Investimenti ingenti e una diffusa battaglia biologica hanno permesso di fronteggiare i danni prodotti e ripristinare in grandissima parte la produzione nazionale che, piano piano, si sta riprendendo.
Nonostante l’Italia non abbia più la produzione di castagne e marroni che aveva un tempo e sebbene non sia sufficiente a coprire la domanda interna, questa è di ottima qualità. Il paese esporta castagne e marroni di grande livello, anche DOP e IGP, per il consumo fresco, e importa castagne di qualità inferiore destinate in larga misura alla trasformazione come farine, snack, marmellate e altro. Stando ai dati del 2022, la produzione made in Italy conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Cinque si trovano in Toscana: il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP; tre in Campania: la Castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino/ Castagna di Serino IGP; altrettanti in Veneto: il Marrone di San Zeno Dop, i Marroni del Monfenera Igp e i Marroni di Combai Igp; in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igpe nel Lazio la Castagna di Vallerano DOP.
Farine e marron glacé: cibi ottimi per golosi e sportivi per le loro proprietà nutritive e capacità di utilizzare la farina da loro derivata per pani dolci e salati, a lungo le castagne sono state considerate il pane dei poveri. Del resto, la castagna si presta a utilizzi e trasformazioni molteplici, dalle più classiche alle più audaci. Il frutto puro e semplice è gustoso crudo e cotto: caldarroste e mondine annaffiate da vino novello sono le protagoniste di feste popolari; arrostite in bracieri lungo le strade sono la tradizione che si ripete, scalda, mette allegria e soddisfa il palato.
Poi le troviamo sotto l’alcool o come contorno a carni ed arrosti. I marroni più pregiati invece diventano irresistibili marron glacé. Macinate in farina, le castagne sono ideali per dolci, frittelle, purea, creme, pani. La farina delicata si presta a utilizzi anche per piatti salati. Con le castagne si realizzano anche birre e liquori, alcol di castagne, e bibite analcoliche.
Le castagne hanno un alto valore energetico, proprietà remineralizzante e tonicizzante. Sono ricche di potassio, contribuendo così a ridurre l’affaticamento muscolare. Per questo la castagna è considerata un alimento ottimale per gli sportivi.