Paola Cortellesi
L’estate 2023 è stata segnata dal rosa di Barbie, l’inverno 2023 dal bianco e nero di Paola Cortellesi.
Questo 2024 potrebbe aprirsi con una lunga serie di premi, oscar per la prima, David di Donatello per la seconda e se arrivassero sarebbero molto più che meritati.
tratto da PiùMe Magazine n. 1 gennaio 2024 p. 82 a cura di Cloe D. Betti
A unire i due film, apparentemente agli antipodi, sono le protagoniste, figure femminili, distanti, ma unite dalla stessa determinazione con cui si battono per far valere i propri diritti, e pazienza se una lo fa contro Ken e la sua vanità e l’altra contro un marito in carne e ossa e la sua violenza, è comunque il modello femminile a uscirne vincente. E se per Hollywood sbancare il botteghino nel mondo è cosa quasi normale, per Paola Cortellesi, al suo primo film da regista con “C’è ancora domani” è stata un’incredibile corsa verso un podio su cui è rimasta per mesi e da cui ancora adesso fa fatica a scendere. «Non voglio dire che non mi aspettavo tutto questo, ma non così tanto, tutto insieme – ha ammesso – Lo so posso sembrare un po’ naif, non voglio fare Candy
Candy, ma aspettarsi un amore del genere sarebbe stato da pazzi, da mitomane quasi».
E’ davvero così Paola Cortellesi, nata in tv alla corte della Gialappa’s band, passata poi al cinema dove ha condiviso anche il set con amici come Antonio Albanese e Fabio De Luigi, arrivata alla regia dopo una lunga gavetta. Ma la soddisfazione più grande, più che l’enorme successo è stata un’altra. «Quella di aver fatto il film che volevo e come volevo, perché quando scrivi non è affatto scontato che le cose vadano poi davvero come desideri, sia in fase di riprese che di montaggio – ha confessato – Sono stata parecchio meticolosa, però ho ottenuto esattamente quello che volevo.
Già riuscire a realizzarlo sarebbe stata una enorme soddisfazione, ma aver avuto questa reazione è stata una cosa immensa». La storia della sua protagonista, Delia, sposata con un uomo che la maltratta (Valerio Mastandrea), che tira avanti tra mille lavoretti e il lavoro domestico, in una famiglia con tre figli, decisa a salvare la figlia maggiore da un destino simile al suo, è stata dettata da un’altra figura femminile: sua figlia Laura.
Senza di lei, Delia non sarebbe esistita. O forse sarebbe stata protagonista di una storia diversa. «Forse avrei scritto il racconto di una donna, ma senza quel finale, che forse è la cosa più potente del film – ha spiegato Paola Cortellesi – Non so se lo avrei trovato senza Laura e senza quella voglia di raccontare a lei e alle giovani generazioni che quello che siamo oggi e di cui godiamo non è scontato. Una voglia dettata dall’amore materno». Dopo il successo in sala, il film è entrato nelle aule di scuole e università, «me lo stanno chiedendo molti insegnanti», ha ammesso l’attrice che per mesi ha girato i cinema di mezza Italia al seguito della sua creatura.
«Ho voluto incontrare il pubblico per ringraziarlo – ha affermato – Uscire di casa, parcheggiare, pagare la babysitter e un biglietto è una scelta che si basa sulla fiducia, non sai mai cosa troverai, anche se te ne hanno parlato bene». E ora forse sarà un po’ scomodo come precedente, perché per Paola Cortellesi sarà piuttosto complicato fare il prossimo film da regista. «Massimo Troisi fece “Ricomincio da tre” come secondo film, lo chiamò così proprio perché il secondo è il più difficile – ha scherzato – L’ideale per me sarebbe fare come lui, saltare il secondo e andare direttamente al terzo».
I colleghi l’hanno ricoperta di complimenti, gli amici sono andati al cinema a vederla come tutti gli altri spettatori. «Fiorello è andato al cinema per conto suo, seduto insieme ad altri spettatori, mi ha scritto per dirmelo, la trovo una cosa meravigliosa, per fortuna ho begli amici». Le vogliono bene tutti. «Anche io voglio bene a loro, non sono tantissime le persone che posso annoverare tra i miei amici, ma ci sono alcuni con cui mi piace condividere la mia vita – ha concluso – Non mi piace la narrazione sbagliata che si fa del nostro ambiente, si pensa che non ci sia solidarietà né amicizia, ma non è vero, perché come in tutti gli altri ambienti c’è di tutto. Poi è vero che a una certa età ognuno di noi sceglie con chi condividere più di un saluto o un semplice sorriso».