Tina Turner
“Penso che abbiamo
un grande potenziale
mentale dentro di noi,
ma dobbiamo usare il
potere nel modo giusto”
tratto da PiùMe Magazine n. 8 Agosto 2023 p. 36 a cura di Lara Venè
Con dodici Grammy Awards (otto competitivi e quattro onorari), tre Grammy Hall of Fame e un Grammy Lifetime Achievement Award; insignita, come pochissimi altri artisti tra cui Aretha Franklin e Ray Charles, del Kennedy Center Honors per le sue performance artistiche; entrata nella classifica dei migliori cantanti di sempre e in quella dei migliori artisti, redatta dalla rivista Rolling Stone e oltre 100 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Tina Turner ha raggiunto l’olimpo della musica rock.
Riconoscimenti e premi
Ma non sono stati solo quelli a fare di lei la regina del rock: stadi pieni, empatia con il pubblico, un successo internazionale durato quasi mezzo secolo, l’hanno consacrata ad essere Simply the best. Proprio come il titolo dell’album Foreign Affair, cover di “The Best” di Bonnie Tyler, che esce nel 1989 e, sebbene non ottenga un grande seguito negli Stati Uniti, diventa un successo assoluto (oltre sette milioni di copie vendute), soprattutto in Europa. Nel Regno Unito supera il milione e mezzo di copie vendute raggiungendo la certificazione di platino. È in questo album chè è contenuto il brano The Best divenuto singolo di intramontabile successo. Ma anche altri come Steamy Windows, I Don’t Wanna Lose You, Foreign Affair, Look Me in the Heart e Be Tender with Me Baby. La regina del rock lo promuove in Europa con il suo primo tour negli stadi. E anche questa volta è un record: con quasi quattro milioni di spettatori, il tour batte il record per un tour europeo, precedentemente stabilito dai Rolling Stones.
Sono, questi, gli anni di maggior successo per Tina Turner, nata Anna Mae Bullock nel 1939 a Brownsville, nello Stato del Tennessee e poi naturalizzata svizzera, che all’età di 10 anni già cantava nel coro della chiesa della sua città, dove il padre Richard era pastore.
Nemmeno ventenne arriva l’incontro con il musicista Ike Turner a farla decollare: nel 1958 i due registrano il brano Boxtop che segna il suo debutto discografico con lo pseudonimo Little Ann. Due anni dopo pubblicano A Fool in Love che ottenne subito un grande successo e raggiunge i primi posti nelle classifiche internazionali. Siamo nel 1960 e in questo singolo quella che diventerà la tigre del rock utilizza per la prima volta lo pseudonimo di Tina Turner.
Tra gli anni sessanta e settanta il duo ottiene diversi successi tra cui Proud Mary, cover dei Creedence Clearwater Revival, uno dei pilastri del repertorio di Ike e Tina, assieme ad altri classici come River Deep – Mountain High e Nutbush City Limits, scritta dalla stessa Tina.
Nel frattempo il sodalizio artistico tra i due si era trasformato in matrimonio. Un’unione infelice per Tina Turner, segnata da abusi ripetuti verbali e fisici da parte di lui, dipendente dalla cocaina e uomo violento. La cantante scappa durante un tour in cui i due ancora si esibiscono insieme e chiede il divorzio. È il 1976.
Comincia per lei una carriera da solista e la partecipazione al Festival di Sanremo
I suoi primi album da solista, pubblicati tra il 1974 e il 1979 (United Artists: Tina Turns the Country On!, Acid Queen, Rough e Love Explosion), non ottengono grande successo, ma la sua popolarità rimane viva. Tina Turner non si arrende, continua ad esibirsi in tutti gli States, moltiplica le apparizioni in tv, nel 1977 fa la sua prima tournée da solista in Australia. Nel 1979 lavora anche in Italia: è artista fissa del varietà del sabato sera della Rai 1 Luna Park, condotto da Pippo Baudo e è ospite anche al Festival di Sanremo nell’edizione presentata da Mike Bongiorno e Anna Maria Rizzoli. Poi al Festival tornerà nel 1990, quando infiamma l’Ariston con la coinvolgente The best. E ancora nel 1996, nell’edizione condotta da Pippo Baudo, con Whatever You Want e nel 2000, con Fabio Fazio, e la performance di Whatever You Need, lanciata dal tenore Luciano Pavarotti.
Dalla metà degli anni Ottanta un crescendo di popolarità
Lo dice lei stessa, nell’autobiografia My Love Story: la sua resurrezione arriva nel 1984 con l’album Private dancer, un trionfo da oltre venti milioni di copie vendute in tutto il mondo che la rilancia come star internazionale. Dall’album vengono estratti numerosi singoli di grande successo, come What’s Love Got to Do with It, What’s Love Got to Do with It, Let’s Stay Together, Help!, cover dei Beatles, Better Be Good to Me.
L’album, il più venduto della carriera di Tina Turner, è supportato dal Private Dancer Tour: 177 date ( 60 spettacoli in Europa, 105 in Nord America, 10 in Australia e 2 in Giappone) a partire dall’8 febbraio 1985 fino al 28 dicembre 1985. Sempre nel 1985 partecipa a USA for Africa, un supergruppo di 45 celebrità della musica pop tra cui Michael Jackson, Lionel Richie, Stevie Wonder e Bruce Springsteen, cantando We Are the World incisa a scopo benefico. Fa parte del cast di Mad Max oltre la sfera del tuono (con Mel Gibson), per il quale Tina Turner canta la canzone-tema del film We Don’t Need Another Hero e One of the Living che lo apre. Nell’89 il già ricordato album Foreign Affair. Seguono negli anni Novanta altri numerosi successi: GoldenEye (scritta personalmente per lei da Bono e The Edge degli U2) colonna sonora del film di James Bond GoldenEye; nel 1996 pubblica l’album Wildest Dreams. Il 1998 è l’anno in cui la ricordiamo in duetto con Eros Ramazzotti in Cose della vita.
L’anno dopo esce l’album Twenty Four Seven, platino in molti altri paesi da cui sono estratti i singoli When the Heartache Is Over, Whatever You Need e Don’t Leave Me This Way.
Cinquant’anni di carriera e l’addio alle scene Nel 2008, per festeggiare i cinquant’anni di carriera, la star torna a esibirsi dal vivo nel tour Tina!: 50th Anniversary Tour, uno dei più visti della storia da cui sono tratti un album e un DVD. L’anno dopo l’ultimo concerto (naturalmente sold out) che si tiene il 5 maggio 2009, a Sheffield in Inghilterra. Tina Turner ha 69 anni.
Successi pubblici e tragedie nella vita privata
Come contraltare a una vita pubblica piena di successi c’è una vita privata pervasa da grandi dolori, come donna e poi come madre. Prima il divorzio dopo numerose sofferenze inenarrabili e un tentativo di suicidio dal marito cocainomane e violento, Ike Turner. Poi la rinascita, grazie a un talento e una determinazione da vendere. Dal 2013 una lista di dolori ed eventi nefasti. Prima un ictus, poi un cancro all’intestino, il trapianto del rene e il destino più triste di vedere due figli morire: il primogenito, Craig Raymond, morto suicida nel 2018 e quattro anni dopo, nel 2022, Ronnie.
Ma noi la ricorderemo sempre come la tigre che sul palco sprigionava un’energia travolgente, capace di vincere su tutto e tutti. Fino alla morte che se l’è portata via tre mesi fa, il 25 maggio all’età di 83 anni.