Francesco Nuti
Tre mesi fa ci lasciava Francesco Nuti. In un momento storico per la vita di un paese che parlava d’altro, in silenzio come ormai viveva da tempo, l’attore toscano campione di incassi e uomo triste e solitario se n’è andato a 68 anni il 12 giugno, nella clinica romana dove era ricoverato. Una vita di grande ascesa la sua e poi di rovinose cadute, metaforiche e reali, in lotta contro i demoni della depressione e di una grande sensibilità riservata a pochi.
tratto da PiùMe Magazine n. 9 Settembre 2023 p. 36 a cura di Lara Venè
Nato a Firenze nel maggio del 1955, cresciuto a Narnali, una frazione di Prato, Francesco Nuti è stato un grande attore comico dallo sguardo malinconico, capace di regalarci film di successo come Madonna che silenzio c’è stasera, Tutta colpa del Paradiso, Caruso Pascoski di padre polacco, Willy Signori e vengo da lontano, Il signor Quindicipalle, per citarne alcuni.
Tutto comincia nella sua piccola cittadina di provincia, Prato, dove ancora studente scrive monologhi che poi lui stesso recita. Alla fine degli anni Settanta a notarlo sono Alessandro Benvenuti e Athina Cenci, all’epoca cabarettisti, che qualche anno prima avevano fondato i Giancattivi. Il gruppo di cabaret presto raggiunge il successo in Toscana, nel ruolo del terzo componente (Benvenuti e la Cenci sono la presenza stabile del trio) si avvicendano diversi personaggi, ma è con l’ingresso di Nuti nel 1977 che il gruppo sdogana il gergo e la sagacia scherzosa del toscanaccio, raggiungendo la popolarità oltre i confini regionali con l’esordio in tv nel 1981 nel corso della trasmissione Non stop. Il trio produce gli spettacoli L’isola di ieri (1979), Smalto per unghie (1979) e Business is business (1980), tutti con un buon successo di pubblico.
Poi sbarca sul grande schermo, dove sotto la regia dello stesso Benvenuti, esordisce con il il film Ad ovest di Paperino, che ripropone buona parte del repertorio storico del trio ma che è anche uno spaccato della vita di quegli anni in una Firenze surreale e dove Paperino non è che il nome di una frazione di Prato.
Il film è un successo ma già alla fine delle riprese Francesco Nuti decide di abbandonare il gruppo che tre anni dopo si scioglierà definitivamente. Per lui comincia un’altra carriera artistica, tutta in solitaria. L’esordio di questo nuovo corso è Madonna che silenzio c’è stasera (1982), primo di una serie di film diretti da Maurizio Ponzi di cui Nuti è protagonista. Seguono Io, Chiara e lo Scuro (1983) con Giuliana De Sio e Ricky Tognazzi con cui Nuti si aggiudica il David di Donatello come miglior attore protagonista e Son contento (1983), con Barbara De Rossi, Carlo Giuffrè, ancora Ricky Tognazzi e Ferzan Özpetek.
Nuti regista
La passione per il biliardo che già emerge nelle vesti di Francesco Piccioli detto “il Toscano “ in Io, Chiara e lo Scuro e diventa una sorta di fil rouge della carriera artistica di Nuti, torna in Casablanca, Casablanca (1985), il film che consacra il suo esordio come regista e che di Io, Chiara e lo Scuro è il sequel. Il riferimento è al film cult del 1942 Casablanca, al centro l’omaggio al biliardo all’italiana e lui ne è l’attore protagonista, aggiundicandosi per il ruolo il suo secondo David di Donatello e il premio come miglior regista esordiente al Festival internazionale del cinema di San Sebastián. Nello stesso anno di Casablanca, Casablanca esce Tutta colpa del paradiso che apre la serie di film scritti insieme all’amico di sempre, toscano come lui, Giovanni Veronesi. Un sodalizio artistico che genera grandi successi come Stregati, Caruso Pascoski di padre polacco, Willy Signori e vengo da lontano (1989), Donne con le gonne (1991) di cui Nuti è regista. Sono questi gli anni in cui lo scopriamo anche cantante: nel 1988 lo troviamo sul palco al Festival di Sanremo con la canzone Sarà per te, qualche mese dopo esce nelle sale Caruso Pascoski.
Qualcosa poi comincia a girare storto: nel 1994 quello che viene considerato il progetto più ambizioso di Nuti, OcchioPinocchio, pellicola uscita dopo una produzione piena di inceppi, non incontra il favore nè della critica né del pubblico, rivelandosi un grande flop. Per risalire la china Nuti torna alle origini e alla passione del biliardo e quattro anni dopo, nel 1998, esce Il signor Quindicipalle (1998), ma anche in questo caso, come già era avvenuto con OcchioPinocchio, il film è vittima di una produzione difficile e non riesce a guadagnare i successi sperati. Anche i film seguente, Io amo Andrea (2000) e Caruso, zero in condotta (2001) ottengono tiepidi consensi ai botteghini. È cominciata per Nuti la fase discendente che vede incrociarsi la dimensione artistico lavorativa con quella personale di uomo. Comincia a soffrire di depressione, ha gravi problemi di alcolismo e tenta persino il suicidio. Nel 2005, quando ha solo cinquant’anni, Concorso di colpa, poliziesco diretto da Claudio Fragasso, sarà il suo ultimo film: l’anno dopo, proprio alla vigilia del suo ritorno sul set, una bruttissima caduta dalle scale lo manda in coma.
I danni neuromotori sono importanti, comincia una lunga riabilitazione ma anche un lungo, lunghissimo calvario alleviato solo in parte dall’affetto degli amici di sempre: Leonardo Pieraccioni, Carlo Conti, Giorgio Panariello e Marco Masini, che l’11 maggio 2014 per il suo 59º compleanno organizzano una festa al Mandela Forum di Firenze, alla quale partecipano migliaia di persone.
Un calore che non basta, la situazione degenera fino all’epilogo finale del giugno scorso, che per lui segna la fine delle ingiuste sofferenze, per noi quella del sogno di rivederlo in piedi come uomo e come l’artista che è stato.