Geolier
Ha il viso di un trentenne, ma ha poco più di ventanni, la sua palestra è stata secondigliano, ma la sua consacrazione è passata da Sanremo con il brano Ip’me, tu p’te e a Napoli c’è chi lo considera al pari di Maradona.
tratto da PiùMe Magazine n.4 Aprile 2024 p. 82 a cura di Cloe D. Betti
Un paragone che Geolier non osa nemmeno immaginare, perché «Diego è Dio». Al suo rientro a Napoli dopo il Festival è stato accolto tra fuochi d’artificio e folle in adorazione, il perché di tanto amore, Emanuele Palumbo, in arte Geolier, che in francese significa
“secondino”, lo spiega così.
«Io parlo il napoletano del rione, quello dei ragazzi, perciò loro mi vedono anche vicino a loro. Io l’ho imparato così per strada e lo mantengo». A Sanremo non è caduto nella
tentazione di criticare il primo posto di Angelina Mango. «Ho imparato un sacco di cose, mi è piaciuto tutto io e Angelina Mango siamo due ragazzi del 2000, simo entrambi del Sud, non poteva andare meglio, io volevo portare il napoletano sul palco dell’Ariston e ci sono riuscito. Ho vinto fin dall’inizio».
Il Festival è una gara a sé, ha le sue regole e non funziona in base agli streaming». Ma il
rumore di quei fischi arrivati dopo la vittoria nella serata dei duetti, quando sul palco con lui c’erano i suoi miti di sempre, Gigi D’Alessio, Guè Pequeno e Luchè, è stato difficile da dimenticare. «I miei amici sul palco mi hanno fatto emozionare tantissimo, quei fischi mi hanno fatto male, ma quella sera ha vinto il rap».
Con il rap Geolier si è preso l’Italia intera, i suoi fan non conoscono campanilismi, sono
giovani, ma non giovanissimi e riconoscono nel napoletano la loro lingua. «Io sono un
cantante napoletano, la musica che faccio, le cose che dico sono per Napoli. Se Napoli
vuole sentirmi in italiano, lo faccio solo per dimostrare alle persone che hanno il dubbio
che io non sia forte in italiano», ha scherzato l’artista che ha il primato dei dischi di platino e oltre che quello degli stadi pieni, con le date fissate per giugno già vicine al sold out.
Il suo tour estivo partirà il 15 giugno da Messina, e dopo tre date allo stadio Maradona di Napoli, toccherà tra le tante città anche Roma, Milano e Sassari. «Il rap ha
fatto buoni risultati quest’anno – ha aggiunto – L’anno scorso a Sanremo ha trionfato Lazza, il suo brano “Cenere” è stato il più ascoltato del 2023, alla fine conta anche questo. Io mi godo il mio cammino».
Ha le spalle forti Geolier, nonostante la sua giovane età, ha imparato che la forza della musica è quella di unire e non di creare pregiudizi, per questo non ha dato retta a chi ha voluto vedere nella sua sconfitta una presa di posizione contro Napoli e i napoletani. «Queste sono cose che accadevano negli anni ’50 forse – ha spiegato – Ma ora penso che il pregiudizio sia passato». A 23 anni Geolier si gode un successo, arrivato dopo un’infanzia non semplice, diviso tra la scuola e il lavoro perché di soldi a casa non ce n’erano poi molti. «La mia è stata un’infanzia da grande. Ho fatto le mezze giornate a lavoro quando ancora andavo a scuola. Non ho mai chiesto soldi a mia mamma. Me li metteva lei sul comodino», ha raccontato il rapper che a dodici anni aveva già scritto il suo primo brano, nonostante il padre avesse seri dubbi su questa passione.
«Lavoravo in una fabbrica di lampadari e lasciare questo lavoro per mio padre era inconcepibile – ha ricordato Geolier – Lasciare un posto di lavoro per fare musica, non capiva, mi diceva che dovevo realizzarmi». ll debutto
è arrivato nel 2018, con il singolo “P Secondigliano”, seguito dall’album “Emanuele”, con collaborazioni di artisti come Luchè, Emis Killa, Guè, Lele Blade e MV Killa, diventato disco di platino, poi sono arrivate le collaborazioni con Neves17 e Lele Blade per il singolo “Fuego”, con Shablo e Sfera Ebbasta nel singolo “M’Manc”, con Gué Pequeno in “Cyborg”, con Anna Tatangelo nel singolo “Guapo”, con Shiva e Lazza nel brano “Friend”. Il singolo “Chiagne” con Lazza e il duo Takagi & Ketra lo lancia definitivamente tra gli artisti di maggior successo. Per la cronaca, è nato nel 2000.