Ugo Tognazzi
Con Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi, Marcello
Mastroianni, Ugo Tognazzi è annoverato tra i protagonisti della
cosiddetta commedia all’italiana, quel genere felice del cinema
italiano che è passato alla storia e che ancora rimane insuperato.
tratto da IperSoap Magazine n. 10 Ottobre 2020 p. 42, a cura di Lara Venè
Con una forza tutta italica di genio e creatività, talento e passione, che ha raccontato un paese in crescita dal dopoguerra in poi, con i suoi vizi e le sue virtù. La sua passione per la recitazione comincia da bambino. All’età di soli quattro anni risale l’esordio al teatro Donizetti di Bergamo. Un amore che non lo lascerà più. Adolescente, lavora e nel tempo libero recita in una filodrammatica del dopolavoro aziendale. E’ la fine degli anni Trenta.
Quando scoppia la seconda guerra mondiale ha poco più di vent’anni. Viene chiamato alle armi e anche qui dedica il suo tempo ad organizzare spettacoli di varietà per i commilitoni. Dopo l’armistizio, nel 1943, torna nella sua città natale, Cremona, dove comincia a lavorare come archivista. Ma non ce la fa, la passione per il cinema ha il sopravvento, Tognazzi abbandona il lavoro e si trasferisce a Milano. E’ il 1945 e comincia quella lunga carriera che lo accompagnerà fino alla morte, trent’anni fa, il 27 ottobre del 1990, quando un’emorragia celebrale lo colpisce nel sonno, alla soglia dei settant’anni.
Appena arrivato a Milano, ventiduenne partecipa a una serata per dilettanti tenuta al Teatro Puccini.
Ha talento, é bravo a raccontare barzellette e a fare le parodie di personaggi come Totò o Gandusio. La sua verve comica lo premia, viene subito notato e Tognazzi viene scritturato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris. Non riuscirà però a debuttare a causa della guerra, così l’inizio ufficiale della sua carriera di comico di rivista avvenne a guerra finita con “W le donne” di Marcello Marchesi e Dino Gelich che curava anche la regia. Tognazzi ne era l’attrazione
comica al fianco di Erica Sandri, in arte Erika Sander, e Miriam Glori. In questi anni sono tanti gli spettacoli di varietà e quelli di prosa.
Nel 1950 esordisce al cinema con un film diretto da Mario Mattoli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari. L’anno dopo conosce Raimondo Vianello con cui formerà da lì a poco una coppia comica di grande successo, con “Un, due, tre”, il fortunatissimo varietà della Rai che lo impegnerà fino al 1959.
Nel 1955, quando avviene il suo debutto nel teatro di prosa con la commedia di Bracchi “Il medico delle donne” e arriva per lui il primo figlio, Ricky, avuto con la ballerina inglese Pat O’Hara e che, come lui, si appassionerà presto di cinema e teatro.
Piano piano il cinema lo assorbe e fonda una sua compagnia. Si arriva ai mitici anni Sessanta e Tognazzi diventa uno dei mattatori della commedia all’italiana a cui offre un apporto suo, con caratterizzazioni particolari dei personaggi in film come Il federale (1961); La marcia su Roma con Vittorio Gasmann diretti da Dino Risi (1962). L’anno dopo è la volta de I mostri, (1963), ancora con Gassmann e sempre diretto da Risi: un film cult sulla Roma degli anni sessanta in cui debutta anche il piccolo Ricky, all’età di otto anni. I mostri è un film di venti episodi, di durata diversa, che ruotano tutti attorno ai due pilastri: Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman voci delle debolezze italiane rivelate con ironia e irriverenza.
In questi anni sono tanti i film che vedono protagonista Tognazzi: Il magnifico cornuto, 1964; Straziami ma di baci saziami, 1968; Venga a prendere il caffè da noi, 1970; La Califfa, 1971; In nome del popolo italiano, 1971; Questa specie d’amore, 1972; Vogliamo i colonnelli, 1973; La grande abbuffata (1973), La proprietà non è più un furto, 1973; Romanzo popolare, 1974; Amici miei, 1975; L’anatra all’arancia, 1975; La stanza del vescovo, 1977; I nuovi mostri, 1977; La tragedia di un uomo ridicolo, (1981), che vale a Tognazzi il premio come miglior attore protagonista al Festival di Cannes.
Tra questi però vale la pena ricordare alcune maschere diventate icone della storia del cinema. Una su tutte quella del conte Mascetti di Amici miei (1975) diretto da Mario Monicelli.
E quella della Grande abbuffata (1973) , in cui Tognazzi, con il suo personaggio e diretto da Marco Ferreri contribuisce con altri mostri sacri del cinema come Marcello Mastroianni, Philippe Noiret e Michel Piccoli, a quella critica feroce alla società dei consumi e del benessere che abbruttisce all’inverosimile il genere umano.
Nel 1975, dopo anni dedicati al cinema decide di tornare in teatro. Tognazzi si cimenta nell’interpretazione di grande classico: “Il Tartufo” di Moliere diretto da Mario Missiroli al Teatro Argentina, ma è solo una parentesi, perché il cinema continua in quegli anni ad impegnarlo ancora e con costanza.
L’amore per il teatro ritorna dopo dieci anni. E’ il 1986 quando accetta l’invito di Streler e accetta la sfida di recitare a Parigi in francese con la Comedie Francaise i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello: una prova che gli vale la consacrazione dal pubblico e dalla critica come il nostro attore più amato in Francia. Torna in Italia e due anni dopo ripropone il suo “Avaro” di Moliere per la regia di Missiroli con il quale però discusse durante le prove, tanto da finire lui personalmente, con Lucio Ardenzi, la regia. Lo spettacolo ebbe un grandissimo successo per due stagioni.