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8 Febbraio 2021
favino_cover

Pierfrancesco Favino

 

Dal francese maccheronico di D’Artagnan, al milanese di
Craxi, dal palco del Festival di Sanremo a quello dei David
di Donatello, Pierfrancesco Favino è eclettico, istrionico,
camaleontico, o più semplicemente bravo.

 

tratto da IperSoap Magazine n. 2 Febbraio 2021  p. 84,  a cura di  Cloe D.Betti

 

 

Oltre che avere addosso anche un’etichetta, quella di sex symbol, che gli procura un certo disagio: «Non capisco perché». L’attore, classe 1969, è uno dei volti più amati del nostro cinema, ma ora che le sale sono chiuse, causa Covid, è la televisione ad averlo “adottato” nuovamente, prima nelle vesti di D’Artagnan nel film di Giovanni Veronesi “Tutti per 1 per Tutti”, disponibile su Sky da Natale, che in un atteso nuovo show di prima serata per la Rai, insieme a Claudio Baglioni. Un’amicizia nata ai tempi del festival di Sanremo, che hanno condotto insieme nel 2018, consolidata nel tempo e rimasta forte, fino a sfociare in un nuovissimo programma, che vedrà la luce in primavera.

 

favino_

 

Uno show cucito addosso ai due protagonisti, seguendo il filo rosso di un Festival in cui hanno dato mostra delle loro capacità artistiche al di là dei loro tradizionali campi. «Il 2020 è stato un anno faticoso – ha ammesso Favino – Penso ci sia bisogno di leggerezza, per tutti». Una leggerezza che la televisione è ancora in grado di portare nelle case di tutti, a differenza del cinema, che faticherà a riprendersi da una pandemia che ne ha completamente rifatto i connotati. «Le sale dovranno ancor di più garantire un’esperienza diversa agli spettatori che torneranno a riempierle – ha spiegato – Vedere un film al cinema non è come guardare un film a casa, dove possiamo alzarci, guardare il telefono, parlare con altri. E poi ridere insieme, seduti in un cinema, insieme agli altri ottimizza il divertimento. Lo stesso vale per un film d’azione dove tutti restiamo sospesi per vedere cosa succederà». Convinto che le piattaforme come Netflix non uccideranno le sale, l‘attore, vincitore della Coppa Volpi alla Mostra di Venezia per la sua interpretazione nel film “Padrenostro”, non nasconde di avere le sue preferenze in fatto di personaggi da interpretare.

 

dartagnan_

 

«Sono stato felicissimo di tornare a vestire i panni di D’Artagnan a cui voglio molto bene – ha ammesso – E’ raro che ti venga data l’occasione non di giocare al bambino che sei stato, ma di essere il bambino di ora. Andare a cavallo, tirare di spada, prendersi meno sul serio è stata una boccata d’aria fantastica, è stata molto lenitiva. E’ stato un film fisicamente impegnativo, ma davvero piacevole». Un film a tratti “demenziale”, giocato sulla fantasia
fanciullesca, un connubio che per l’attore dovrebbe esser rafforzato, perché il futuro delle produzioni cinematografiche
sarà dettato da una parola d’ordine precisa: osare. «Penso che questa linea narrativa possa essere più sfruttata del nostro cinema, anche se la paura di osare è endemica nella nostra modernità – ha ammesso – Ma chi osa viene premiato, lo dimostrano le serie televisive, c’è bisogno di un’apertura maggiore, della capacità di andare al di là delle
nostre abitudini». E al di là delle sue abitudini Favino è andato quando è salito sul palco del Festival di Sanremo, quando ha lasciato dietro le quinte le vesti di attore per indossare la giacca del presentatore, in un Festival baciato da un successo oltre le aspettative.

 

tremoschettieri_

 

Per questo ha detto sì a Baglioni per uno nuovo show, fatto di tanti e importanti ospiti, molta musica e arte, che avrebbe
dovuto vedere la luce già nello scorso anno, ma che poi ha dovuto piegarsi alla legge del Covid. «Credo che un artista
possa prendere, nel corso del tempo, varie strade, che non sempre coincidono con quello che aveva immaginato fin dal
principio – ha affermato l’attore – Io continuo ad essere curioso, forse anche folle nelle sfide che possano essere godute dal pubblico».

 

pierfrancesco_favino

 

Nel 2020 ha portato a casa premi importanti, oltre alla Coppa Volpi sono arrivati il David di Donatello, il Nastro D’Argento, il Globo d’Oro. «Ma non mi sento diverso da prima perché ho avuto questi riconoscimenti», ha confessato. Anche modesto, il ragazzo.

 

 

 

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