Maneskin, la musica ribelle
È passato solo un mese dal trionfo sanremese e i Maneskin
guardano avanti dopo aver fissato l’ennesimo punto
nel loro straordinario palmares.
tratto da IperSoap Magazine n. 4 Aprile 2021 p. 84, a cura di Luigi Grasso
Espugnato X-Factor, sconvolti i suoi codici musicali hanno vinto pure al Festival cambiando, ancora una volta, le regole. “Zitti e buoni” è un brano ruvido, duro, di protesta che nonostante la sua “cattiveria” (o forse proprio per quella) ha colpito i cuori delle persone, dimostrando che il vento del cambiamento può soffiare anche in un Paese tradizionalmente attaccato al passato come il nostro. E poi non si era detto che “il rock è morto”? Forse fin troppe volte, il vecchio, sano, moribondo è stato dato per spacciato, schiacciato da mode ruggenti quanto effimere. E come sempre accade, Lui, quando tutti lo credono estinto, torna con sfacciata prepotenza e nuova fulminea zampata.
Qualcuno ha sussurrato una parola ambiziosa. “rivoluzione”. Rivoluzione perché l’Ariston non vedeva una band così (in gara) da quel fenomenale anno 2000 in cui i Subsonica portarono la loro travolgente onda elettro-rock. Ma loro, quella volta, non avevano certamente vinto. Era stato sì, un bacio fatale e fortunato perchè aveva aperto loro la strada del grande successo dopo anni di gavetta nei club. E aveva fatto capire che il rock è come una fenice che risorge sempre dalle proprie ceneri, pronto a stupire, sconvolgere e travolgere. Un bacio, quello con Sanremo che per molti Artisti è stato invece quello dello scorpione. Sanremo davvero può ucciderti nel momento del tuo massimo splendore, oppure regalarti un posto nella storia. Ventun’anni dopo quell’alba in un mondo giovanile radicalmente cambiato nell’estetica e nell’impegno, con il virus che morde e la rabbia che cresce, I Maneskin (battezzati da quel Manuel Agnelli leader degli Aftherours e padre del grunge italiano) sono riusciti nell’impresa di lasciarsi tutti dietro, partendo e vincendo da outsiders. Loro circondati da una scena musicale contemporanea dirompente come non si vedeva da mai in Italia, dominata da una generazione votata alla trap e all’opposto all’indie. Una nuova onda alla quale però loro, malgrado tutto, non appartengono. Se la band capitanata da Damiano, Victoria, Ethan, e Thomas (tutti giovani, belli, ribelli, incazzati e talentuosi) ce la farà a restare nell’Olimpo è presto per dirlo.
Per adesso ci accontentiamo delle loro indubbie doti compositive, sceniche e della loro mostruosa quantità di carisma che sono la miglior assicurazione (per loro e per noi) che il viaggio è appena iniziato. Ce la faranno i nostri eroi a sopravvivere alla moda? D’altra parte si sa. Il rock stesso è una moda che uccide le mode.