Enzo Jannacci
Si racconta che un anziano signore finito al pronto soccorso a Milano
si fosse trovato davanti Enzo Jannacci in camice bianco. Incredulo
e spaesato chiese se invece che all’ospedale lo avessero portato
in televisione. No, non era in tv, era tutto vero e quello che gli era
apparso di fronte era proprio il celebre cantautore milanese.
tratto da IperSoap Magazine n. 6 Giugno 2021 p. 38 a cura di Lara Venè
Ancora oggi, forse, in pochi sanno che Enzo Jannacci cantautore, cabarettista, pianista, compositore, tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra e uno dei padri del rock and roll italiano, era anche un medico, specializzato in chirurgia infantile. Una professione che ha esercitato fino all’ultimo giorno, prima di andare in pensione e che ha sempre vissuto in parallelo con l’altra sua grande passione: la musica, lo spettacolo, il cabaret, la tv. Era il suo modo di prendere aria dal dolore delle corsie piene delle sofferenze più disparate, ma anche, al contempo, soddisfare la sua vocazione di aiutare chi soffre e che, forse, ha contribuito a renderlo così eclettico e capace di ridere sulla vita con humor e ironia. E profondità, senza però il peso e l’orpello del pietismo.
Medicina e musica, fin dai primi anni degli studi:
Dopo avere terminato nel 1954 il Liceo Scientifico si diploma in armonia, composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano. Ha circa vent’anni e inizia in questo periodo la sua carriera di musicista. Tredici anni dopo, nel 1967, si laurea in medicina e si specializza in chirurgia generale dopo un’esperienza fatta sul campo, in Sud Africa, entrando nell’équipe di Christiaan Barnard, primo cardiochirurgo a realizzare un trapianto cardiaco.
Completa la sua formazione presso la Columbia University di New York. Medicina e musica, sempre. Alla fine, per lui è stato normale per quasi tutta una vita prendere le ferie al Policlinico di Milano per tenere concerti. Lo disse lui stesso, in un’intervista: “ Io le vacanze le passo così. I miei colleghi vanno a divertirsi ai congressi, a parlare di trapianti e roba del
genere. Io, invece, povero disgraziato, canto.” Quando frequenta i primi anni di Università, comincia anche a frequentare gli ambienti del cabaret, e si notano subito le sue doti di intrattenitore e presentatore. Si appassiona al jazz, suona in alcuni locali milanesi e, versatile per natura, Jannacci, contemporaneamente, scopre anche il rock and roll.
Pioniere del rock and roll italiano
Siamo negli anni cinquanta e il rock and roll è un genere assolutamente nuovo, che stava ottenendo grande successo negli Stati Uniti d’America con artisti come Chuck Berry, Bill Haley ed Elvis Presley. E lui, insieme con Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber, di questo genere che farà ballare il mondo ne diventa pioniere in Italia: nel 1957, su proposta di Adriano Celentano, entra come tastierista dei Rock Boys, con cui si esibisce nei locali milanesi. Nel maggio dello stesso anno il gruppo suona al primo “Festival italiano di rock and roll”, che si tiene nel Palazzo del Ghiaccio di Milano e costituisce una svolta all’interno del panorama musicale di casa nostra.
Il duo con Gaber, amico fraterno
Alla fine del 1958 Jannacci, pur continuando a suonare con i Rock Boys, forma un duo con Gaber, noto con il nome di “I Due Corsari”, che debutta nel 1959 con alcuni 45 giri incisi per la Dischi Ricordi. E, nell’anno successivo, pubblicano altri due 45 giri e due flexy-disc, intitolati Come facette mammeta (un classico della canzone umoristica napoletana) e Non occupatemi il telefono, usciti in abbinamento alla rivista “Il musichiere”. Tutti i successi saranno racchiusi in un album pubblicato per la Ricordi nel 1972.
Vengo anch’io no tu no. Arriva il successo
Nel 1964, Jannacci pubblica il suo primo album, La Milano di Enzo Jannacci. Tutte le canzoni erano cantate in dialetto e, all’interno, compare uno dei suoi capolavori, El portava i scarp del tennis, dedicata alla vita di un senzatetto, canzone con cui il cantautore farà anche il suo esordio in tv. Il successo arriva quattro anni dopo, nel 1968, con l’album Vengo anch’io. No, tu no, che scala le classifiche di vendita, mentre il brano omonimo diventa un vero e proprio tormentone, mai tramontato.
Con Dario Fo, Cochi e Renato, Beppe Viola, Paolo Conte.
Milanesi come lui, in sintonia per intelligenza e raro e sottile senso dell’humor, la capacità di leggere la realtà e trattarla con la giusta dose di disincanto, Jannacci stringe naturali amicizie che sfociano anche in collaborazioni artistiche con Dario Fo, Cochi e Renato e il giornalista Beppe Viola. Con il primo, nel 1968 canta e si diverte con un’altra delle sue canzoni divenute celebre , Ho visto un re; sembra un brano senza senso, un ritornello vuoto, mentre è pieno di metafore politiche, diventando un simbolo della rivoluzione sociale in quelli che sono gli anni caldi di un paese attraversato da scioperi, proteste e voglia di cambiamento. Con Cochi e Renato, tra le altre cose, nel 1974 realizza la sigla di Canzonissima, che tutti si ricordano con il titolo E la vita, la vita, e poi altri brani di genere comico-demenziale (La gallina, Silvano, Il bonzo, L’uselin della comare ed altri ancora). Con il giornalista Beppe Viola si conoscono dall’infanzia, abitano nello stesso quartiere di Milano, a cinque minuti di distanza. Si trovano, hanno un modo tutto loro di affrontare le cose del mondo e, insieme, firmano canzoni divenute indimenticabili. Una su tutte Quelli che, adattamento di una lirica di Prevert. Diventata una locuzione usatissima, imitata, riadattata, copiata. Con Paolo Conte realizza nel 1979, due brani di grande successo, Sudamerica e il celebre omaggio a Bartali.
Nonostante le 233 canzoni e 28 dischi per il poliedrico Enzo Jannacci c’è stato anche lo spazio per molto altro, dal cinema al teatro alla tv. Come attore lo troviamo in alcuni film guidato, tra gli altri, da Mario Monicelli, Ettore Scola, Carlo Lizzani, Sergio Castellitto. Per il cinema compone diverse colonne sonore; recita e scrive per il teatro.
E poi c’è la tv, quella intelligente e mai banale. Solo per rimanere agli anni più recenti: nel 1980 realizza Saltimbanchi si muore, varietà comico con Boldi, Abatantuono, Teocoli, Porcaro, Thole, Di Francesco, Giorgio Faletti, Guido Nicheli, Gianrico Tedeschi di cui era autore e regista. E ancora, gli show Jannacci Special (1980), Ci vuole orecchio (1981), Gransimpatico (1983). Numerose le sue partecipazioni come ospite. La più struggente è quella del 19 dicembre 2011 quando Fabio Fazio conduce uno speciale su Enzo Jannacci in cui amici di lungo corso del cantautore milanese lo omaggiano interpretando suoi brani. Ci sono Dario Fo, Ornella Vanoni, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Antonio Albanese, J-Ax, Ale e Franz, Irene Grandi e altri. Enzo Jannacci é già un pò provato dalla malattia che due anni dopo avrà il sopravvento, ma alla fine dell’evento compare. E canta due sue canzoni, fra cui la celeberrima Quelli che… che per l’occasione aveva rivisitato.