Raffaella Carrà
C’è una cosa che, su tutte, ha colpito alla notizia della scomparsa di
Raffaella Carrà: le reazioni tra l’emozione, la tristezza, lo smarrimento
di una moltitudine variegata di italiani e non.
tratto da IperSoap Magazine n. 8 Agosto 2021 p. 36, a cura di Lara Venè
Dal capo dello Stato Sergio Mattarella al presidente spagnolo Pedro Sanchez, dal mondo dello spettacolo alla politica, fino alla gente comune che l’ha voluta ricordare con un pensiero, un omaggio, un ricordo personale o collettivo. Tra i tributi, quelli delle tante bambine italiane oggi diventate donne che l’hanno ammirata con gli occhi grandi incollati alla tv, sperando un giorno di riuscire a ballare come lei e che hanno perso un pezzo della loro infanzia, ma anche il dispiacere di intere generazioni cresciute e plasmate da quella televisione che é stata a lungo uno dei punti fermi della quotidianità di tutti.
E lei, Raffaella Maria Roberta Pelloni, classe 1943, ne diventa subito un’icona. Regina del varietà, in poco tempo era riuscita ad entrare nel cuore di tutti: nel 1984 Giovanni Minoli durante il suo “Mixer” chiede ai telespettatori di votare il personaggio più amato d’Italia e Raffaella si piazza al secondo posto tra due giganti come Papa Wojtyla e il Presidente della Repubblica più popolare di sempre: Sandro Pertini.
Ballerina, cantante, attrice, conduttrice e autrice, Raffaella Carrà era molte cose. Nata a Bologna, deve il nome d’arte allo sceneggiatore e regista televisivo Dante Guardamagna che associa il suo nome, Raffaella, al pittore Raffaello Sanzio e poi le dà il cognome di un altro pittore, Carlo Carrà, tra i maestri del Futurismo.
Nasce così la regina bionda della tv che, diplomata al Centro sperimentale di cinematografia, dopo aver cominciato la sua carriera al cinema, all’età di 18 anni debutta in televisione. Nel 1969 balla nello show con Nino Taranto e Nino Ferrer «Io, Agata e tu».
Ha il caschetto d’oro che, a volte più corto, a volte più allungato, sarà la sua cifra sempre.
Canzonissima nel 1970
Un anno dopo, nel 1970, accanto a Corrado, presenta la sua prima «Canzonissima», la popolare trasmissione tv di varietà in onda il sabato sera sulla Rai dal 1956 al 1975.
Quell’edizione é memorabile e lei che canta la sigla «Ma che musica, maestro» vola in vetta della Hit Parade per diverse settimane. Corrado e Raffaella vengono confermati anche per l’edizione successiva del programma.
E’ il 1971 e la showgirl lancia il «Tuca tuca», il brano scritto da Gianni Boncompagni. Indossa un giacchino corto e un paio di pantaloni aderenti a vita bassa che lasciano scoperto l’ombelico. Siamo negli anni Settanta di un paese bigotto e bacchettone e quello della Carrà é il primo ombelico scoperto della storia della televisione italiana.
Il ballo coreografato da Don Lurio, che Raffaella balla con Enzo Paolo Turci, é considerato troppo trasgressivo. Interviene la censura, ne discute il Consiglio di amministrazione della Rai e, come ricorderà la stessa Carrà pochi anni fa, il ballo viene riammesso in tv grazie ad Alberto Sordi. E’ lui, sul palco di Canzonissima, a chiedere di vederlo ballare e poi a ballarlo lui stesso con la soubrette. E’ fatta: anche la Rai, alla fine, é costretta a dire si.
In Spagna
Tra il 1975 e il 1980 la nostra signora della tv si fa conoscere in Spagna, e anche là diventa subito popolare. Poi la sua fama va oltre: Germania, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra, Grecia e nei paesi dell’America Latina, divenendo un vero e proprio fenomeno di esportazione della musica italiana nel mondo. Il brano A far l’amore comincia tu, fa il giro del mondo e ottiene diversi dischi d’oro e platino.
Nel 1976, l’album Forte forte forte viene pubblicato in 36 paesi del globo e riesce ad aggiudicarsi diversi dischi d’oro in Spagna, Regno Unito e Germania.
Nel 1978 l’ecclettica Raffaella torna in Italia per presentare il varietà del sabato sera Ma che sera, nel quale non solo presenta, ma canta e balla.
La sigla iniziale della trasmissione Tanti auguri con il celebre refrain Come è bello far l’amore da Trieste in giù, diventa un tormentone nazionale.
Poi arrivano gli anni ottanta e nel 1982 é ancora con Corrado e presenta Fantastico 3, con Gigi Sabani e Renato Zero e nessuno può dimenticare la famosa sigla d’apertura Ballo ballo.
Dal 1983 al 1985 presenta su Raiuno Pronto, Raffaella? trasmissione del mezzogiorno divenuta famosa per il gioco dei fagioli: i concorrenti da casa dovevano indovinare l’impossibile numero di fagioli contenuti in un vaso di vetro. Anche in questo caso il successo è straordinario, tale da farle vincere nel 1984 il titolo di “Personaggio televisivo femminile a livello europeo”.
Dopo un breve passaggio a Mediaset (1987-1990) la Carrà torna alla Rai. Il suo nuovo show si intitola Raffaella Venerdì, Sabato e Domenica… E saranno famosi, programma in onda il venerdì in prima serata e il sabato e la domenica dalle 12:00. Nel 1991 é con Johnny Dorelli: conducono il varietà del sabato sera di Raiuno, Fantastico 12, passato alla storia della tv per l’ospitata del vulcanico Roberto Benigni che sul palco simula un amplesso con Raffaella.
L’anno dopo, ancora in Spagna, dove il caschetto di platino conduce tre edizioni di Hola Raffaella, premiato con tre TP de oro, equivalente iberico del Telegatto, e il preserale A las 8 con Raffaella.
Nel 1995 é la volta di Carràmba! Che sorpresa, che già dalla prima edizione, segna il record di ascolti con una media di 10.000.000 di telespettatori, riconfermati anche nelle successive edizioni. Successo superato soltanto da lei stessa nel 1998 con Carràmba! Che fortuna.
Il suo impegno in tv continua fino a poco prima della morte, tra miniserie televisive, la presentazione del Festival di Sanremo nel 2001, altre edizioni di Carràmba! Che sorpresa e Carràmba! Che fortuna, e poi come testimonial di spot e special guest in trasmissioni tv.
Una presenza garbata e discreta, la curiosità di un’adolescente negli occhi e quella inconfondibile risata travolgente che le faceva inclinare la testa all’indietro tanto era vigorosa.
Raffaella Carrà é riuscita a rappresentare l’Italia con leggerezza, nel senso calviniano del termine. Proprio la stessa dei testi delle sue canzoni che noi non ci stancheremo di ballare.