Tiziano Ferro
Era da tre anni che aspettava. E ora è finalmente arrivato. Il 7 giugno è il suo D-Day, la prima data del tour che riporterà Tiziano Ferro negli stadi, davanti al suo pubblico che l’ha atteso paziente.
tratto da PiùMe Magazine n. 6 Giugno 2023 p. 80 a cura di Cloe D. Betti
Nel frattempo, l’artista ha creato un nuovo album “Il mondo è nostro” e si è dedicato al suo mestiere più difficile, quello di padre dei due gemelli Margherita e Andres, avuti con il marito Victor. «Sapevo che nel 2022 sarebbero arrivati questi bimbi – ha spiegato – Non mi sarei concesso di perdere quei momenti, o di perdere il mio primo anno da papà».
Ma ora è arrivato il tempo di tornare a suonare e cantare dal vivo, di toccare di nuovo con mano quelle emozioni che solo un palco può restituire a un cantante che ha sempre stretto un patto fortissimo con i suoi fans.
«Per me il live lo fa la scaletta, sono le mie canzoni a formare lo show. Pensare che “Accetto Miracoli” o “Balla per Me”, che oramai sono diventati dei classici nel mio repertorio, non siano mai state cantate dal vivo mi fa strano – ha ammesso- È alienante sapere che dietro grandi successi come questi non ci sia mai stata la possibilità di cantarle assieme al mio pubblico, come era sempre stato prima del Covid». In pochi, o meglio pochissimi hanno chiesto il rimborso del biglietto, segno evidente che nonostante tutto, la voglia di vedere Tiziano dal vivo è più forte di qualsiasi attesa. «Vedere che la gente non ha chiesto i rimborsi dei miei concerti aspettando il tour di quest’anno mi fa venire la pelle d’oca. Semplicemente meraviglioso. Questa è fede. Le persone hanno fede, a prescindere dalle religioni».
La prima data a Lignano Sabbiadoro, poi arriveranno San Siro e l’Olimpico, gli stadi di Milano e Roma, nel mezzo Firenze, Napoli, Ancona fino alla data finale di Padova l’11 luglio. Tiziano promette che sarà un grande show, non solo i brani del nuovo disco, ma ci sarà spazio anche per le canzoni storiche, i successi di sempre, quelle che il pubblico aspetta per cantare a squarciagola insieme agli altri. «Se sei sul palco è perché hai fatto quelle canzoni, quelle che il tuo pubblico vuole sentire – ha spiegato – Sono andato a vedere Diana Ross a Hollywood ed è stata una specie di masterclass: una grande che dopo decenni pensa sempre al pubblico con generosità». La scaletta sarà diversa da quella immaginata per il tour del 2020, non solo perché le canzoni sono cambiate, ma anche perché è venuta a mancare Raffaella Carrà, un’amica di sempre. «La sua morte è stato uno dei dolori più grandi, era come una persona di famiglia – ha ammesso il cantante – Abbiamo passato tanto tempo insieme a Madrid. Stava iniziando a registrare la seconda stagione della sua trasmissione “A raccontare comincia tu” e doveva venire a Los Angeles per intervistarmi, vincendo la sua atavica paura del volo. La aspettavo, non mi ha mai detto nulla della malattia.
Quando le ho fatto ascoltare “Raffaella è mia”, a metà inciso è saltata sul tavolino. Temeva fosse una lagna, voleva vedere lo stadio che salta». Lontano dall’Italia da anni, Tiziano Ferro ha scelto di vivere a Los Angeles, in quell’America che non è solo la patria di suo marito, ma anche un luogo dove poter vivere in libertà quei diritti su cui l’Italia «è ancora molto indietro». «Siamo indietro su tutto, chi vuole adottare ci mette dieci anni, non è questione di gay o non gay. Fratelli di miei amici vanno in Spagna per darsi un’occasione, non penso solo agli omosessuali, ma anche agli eterosessuali – ha dichiarato – Si rende complessa la vita di persone che comunque faranno quello che vogliono.
Gli italiani non li fermi. Ognuno ha diritto alla propria felicità». I suoi figli saranno probabilmente gli spettatori più giovani dei suoi concerti. «Li porterò per fargli vedere cosa fa il loro papà», e anche se sono cresciuti con la musica, in casa, le regole sono la prima cosa. «Alle 19.30 vanno a dormire vicino alla sala dove riceviamo gli amici. Sono abituati. La loro vita gira intorno alla nostra, qui in California c’è la teoria allucinante che i bambini possono fare quello che vogliono. Con mio padre a tavola, se sbagliavo un verbo o una pronuncia non potevo continuare a mangiare finché non mi correggevo. Era un comune geometra, e lo ringrazio infinitamente».