Meryl Streep
La lady di ferro Margaret Thatcher, La Bella Karen Blixen, La Tirannica Miranda Priestly, La Casalinga Francesca Johnson: Meryl Streep ha indossato i panni di tante donne, famose e non. E lo ha sempre fatto con classe, talento e naturale professionalità.
tratto da PiùMe Magazine n. 1 gennaio 2024 p.38 a cura di Lara Venè
Qualità che la rendono una delle attrici migliori nella storia del cinema, pluripremiata e con un record di candidature ai premi Oscar nelle categorie riservate alla recitazione.
Riconoscimento che per ora si è aggiudicata ben tre volte, una come migliore attrice non protagonista, per Kramer contro Kramer (1979), e due come migliore attrice protagonista, per La scelta di Sophie (1982) e per The Iron Lady (2011). Tantissime le nomination per ruoli e generi sempre diversi in cui risulta sempre al top, senza sbagliare un colpo.
Classe 1949, Mary Louise Streep, qualche parte nelle recite a scuola e un’inclinazione per la recitazione, nel 1971 si iscrive alla Yale Drama School dove si laurea nel 1975.
Due anni dopo l’esordio sul grande schermo in Giulia di Fred Zinnemann e l’anno ancora successivo è già a fianco di Robert De Niro ne’ Il cacciatore di Michael Cimino. Veste i panni di Linda e subito, al suo secondo film, si aggiudica la prima candidatura all’Oscar come migliore attrice non protagonista. Nel 1979 è l’infelice e combattiva Joanna nel pluripremiato Kramer contro Kramer di Robert Benton con
Dustin Hoffman. Un ruolo che le vale il Golden Globe e l’Oscar come miglior attrice non protagonista. La prima parte da protagonista arriva con La donna del tenente francese nel 1981 dove la Streep recita al fianco di Jeremy Irons e si conquista il BAFTA come migliore attrice protagonista. L’anno dopo la troviamo, prima con Robert Benton nel thriller psicologico.
Una lama nel buio e poi ne’ La scelta di Sophie di Alan J. Pakula, tratto dall’omonimo romanzo di William Styron. Lei, Sophie Zawistowska, è una donna polacca, immigrata dopo aver subito la terribile esperienza del campo di concentramento di Auschwitz: un ruolo drammatico e straordinariamente toccante per cui le viene riconosciuto il secondo Oscar, il primo come migliore attrice.
La mia Africa (1985) la consacra come la grande attrice che conosciamo. Diretta da Sydney Pollack, interpreta Karen Blixen. Accanto a lei un fascinoso Robert Redford nei panni di Denys Finch-Hatton, un cacciatore con cui vive una romantica storia d’amore.
Seguono numerose pellicole fino ad un altro straordinario successo: I ponti di Madison County (1995) con la regia di Clint Eastwood. Il film racconta la storia romantica di Robert Kincaid, fotografo freelance del National Geographic, che ha una relazione con Francesca Johnson, una donna italiana sposata, alias Meryl Streep.
La sua interpretazione è magistrale e le vale la candidatura agli Oscar come miglior attrice e una pioggia di consensi dalla critica. Nel 2002 è Clarissa, l’editrice letteraria di mezza età omosessuale, accanto a Nicole Kidman e Julianne Moore nel film The Hours, diretto da Stephen Daldry e tratto dal romanzo di Michael Cunningham, vincitore del premio Pulitzer Le ore. Tutte e tre ricevono l’Orso d’argento al Festival di Berlino per la migliore attrice.
Alzi la mano chi non l’ha odiata nello straordinario ruolo di Miranda Priestly, la tirannica direttrice della rivista di moda Runway ne’ Il diavolo veste Prada (2006) di David Frankel. Invecchiata di qualche anno è impeccabile nel ruolo della donna dispotica in carriera. Il film si aggiudica l’Oscar e per la Streep, che ottiene il Golden Globe come Miglior attrice in un film commedia o musicale, si susseguono le nomination e le candidature per i più diversi premi cinematografici. Quattro anni dopo
dà voce sul grande schermo a un’altra donna: l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher nel film The Iron Lady (2010) di Phyllida Lloyd. Un ruolo che le vale la sua ventiseiesima nomination ai Golden Globe e con cui si aggiudica il terzo Oscar.
Dopo aver interpretato il soprano americano Florence Foster Jenkins in Florence (2016), l’anno dopo è Katharine “Kay” Graham in The Post (2017), film diretto da Steven Spielberg che la vede come protagonista insieme a Tom Hanks. La pellicola narra la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti top secret del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America, prima sul New York Times e poi sul Washington Post nel 1971. Anche qui un’interpretazione impeccabile e Meryl è ancora una volta, la ventunesima, candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista.
La Streep detiene il record per il maggior numero di candidature al Premio Oscar. Dal 1979, nominata per Il cacciatore al 2017 per The Post, fanno, in totale, 17 candidature come migliore attrice protagonista e 4 per la migliore attrice non protagonista. Il resto
è cronaca dei nostri giorni: con Leonardo di Caprio, Jennifer Lawrence e Cate Blanchett, la ritroviamo nel cast di Don’t Look Up (2021) diretti da Adam McKay, nel ruolo della Presidente degli Stati Uniti Janie Orlean. Il film, premio Oscar, è un’allegoria del
riscaldamento globale. Su questo tema e molti altri come la lotta alle disuguaglianza, alla povertà estrema e alle ingiustizie, insieme a molti artisti e attivisti nel mondo, tra cui
Stevie Wonder, Kate Winslet, Bill Gates e Melinda Gates, la regina Rania di Giordania,
Jennifer Lopez e molti altri Maryl Streep è testimonial dei 17 Global goals delle Nazioni Unite, anche noti come Obiettivi di sviluppo sostenibile, da raggiungere entro il 2030.