Giancarlo Giannini
“Io non credo che la somiglianza dell’attore con il personaggio aiuti nell’interpretazione. Anzi, più è lontano e meglio è”
L’ultimo grande riconoscimento è arrivato qualche mese fa, dopo anni di attesa e il rinvio dovuto alla pandemia, quando il comitato della Walk of Fame ha deciso di conferirgli la stella di granito rosso che dal marzo scorso si trova lungo il marciapiede più famoso di Hollywood, accanto a quella di Gina Lollobrigida.
tratto da PiùMe Magazine n. 10 ottobre 2023 p. 36 a cura di Lara Venè
Un onore se si considera che tra le quasi tremila mattonelle (2747 per la precisione) si trovano solo 16 italiani. Grandi nomi, come quelli di Sophia Loren, Rodolfo Valentino, Anna Magnani, Andrea Bocelli, Ennio Morricone e Luciano Pavarotti per citarne alcuni.
Per Giancarlo Giannini, 120 film sul grande schermo, film tv, teatro e voce memorabile dei più grandi attori americani, questa Stella è anche l’omaggio a una carriera costellata di successi con una candidatura all’Oscar (per Pasqualino Settebellezze), 5 David di Donatello, altrettanti Nastri d’argento, un premio a Cannes come miglior attore e un Globo d’oro alla carriera. Nato a La Spezia nel 1942 presto è a Roma dove studia recitazione all’Accademia nazionale d’arte drammatica. Nella capitale il suo esordio in teatro all’età di 18 anni. Recita con Lilla Brignone nella piece In memoria di una signora amica di Giuseppe Patroni Griffi mentre due anni dopo è Puck, folletto in Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, diretto da Beppe Menegatti. Sul palcoscenico il successo arriva presto, prima con Romeo e Giulietta poi con La lupa, entrambi sotto la direzione di Franco Zeffirelli. In quegli anni Giancarlo Giannini veste i panni di David Copperfield, nell’omonimo sceneggiato televisivo italiano in otto puntate diretto da Anton Giulio Majano, tratto dal romanzo Charles Dickens, trasmesso fra il 1965 ed il 1966 sulla Rai.
Il sodalizio con Lina Wertmüller
Il 1966 è anche l’anno dell’incontro fatidico e fortunato con la regista italiana Lina Wertmüller: “a lei devo tutto, ha dichiarato Giannini in un’intervista recente. Senza di lei oggi non sarei qui”. Con la Wertmüller lavora in più occasioni ed è lei che, proprio nel 1966, gli offre il suo primo ruolo da protagonista in Rita la zanzara, al fianco di Rita Pavone, al quale fa seguito nel 1967 Non stuzzicate la zanzara. Diretto da Lina nel 1972, è il manovale catanese Carmelo Mardocheo, soprannominato Mimì, attratto dagli ideali della sinistra e intollerante nei confronti della mafia in Mimì metallurgico ferito nell’onore, con Mariangela Melato.
Per questa interpretazione piovono riconoscimenti: David di Donatello come Migliore attore protagonista, Grolla d’oro come Miglior attore, Nastro d’argento come Migliore attore protagonista e Globo d’oro come Miglior attore rivelazione. L’anno dopo veste i panni del contadino del Polesine Antonio Soffiantini detto Tunin, sempre a fianco di Mariangela Melato nel Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…”
che gli vale il premio come miglior attore al Festival di Cannes e il Nastro d’argento come Migliore attore protagonista.
Nel 1974, ancora con Mariangela Melato, recita in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Il 1977 è l’anno di Pasqualino Settebellezze scritto e ancora diretto da Lina Wertmüller, che gli vale la candidatura all’Oscar come miglior attore protagonista, mentre la Wertmüller è la prima donna ad essere candidata all’Oscar come miglior regista. L’anno successivo, nel 1978, lo troviamo con Marcello Mastroianni e Sophia Loren in Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici e ne La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia, entrambi ancora della Wertmüller che lo dirige anche nel film televisivo Francesca e Nunziata nel 2002 basato sul romanzo omonimo di Maria Orsini Natale, dove Giannini è con Sophia Loren, Claudia Gerini e Raoul Bova.
Durante e dopo la collaborazione con la Wertmüller Giancarlo Giannini lavora al fianco dei più grandi registi italiani e internazionali e nel frattempo presta la sua splendida voce ai migliori personaggi hollywoodiani di cui fa doppiaggi che da soli varrebbero il successo di alcuni film. Diretto da Luchino Visconti è il protagonista de L’innocente (1976); con Mario Monicelli fa il Viaggio con Anita (1979), I picari (1988), Il male oscuro (1990); con Nanni Loy Mi manda Picone (1984) con cui si aggiudica il David di Donatello come miglior attore protagonista); con Tinto Brass Snack Bar Budapest (1988), con Franco Brusati Lo zio indegno (1989). E ancora, lo troviamo ne I divertimenti della vita privata (1990) di Cristina Comencini, in Giovanni Falcone (1993) di Giuseppe Ferrara, Celluloide di Carlo Lizzani (1996) che gli vale un altro David di Donatello come migliore attore protagonista, ne La cena di Ettore Scola (1998), altro Nastro d’argento, condiviso con tutto il cast artistico maschile.
E poi Una lunga lunga lunga notte d’amore (2001) di Luciano Emmer, Ti voglio bene Eugenio di Francisco José Fernandez (2002), di nuovo un David di Donatello come migliore attore protagonista, iI cuore altrove di Pupi Avati (2003). Nel 2001 è con Anthony Hopkins e Julianne Moore in Hannibal di Ridley Scott con cui si aggiudica il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista. Giannini è anche la voce di molti attori americani: per noi italiani Al Pacino non sarebbe Al Pacino senza la voce calda rauca e profonda di Giannini che lo doppia in quasi tutte le sue interpretazioni. Ma anche il Jack Nicholson di Shining, Dustin Hoffman ne Il maratoneta e Ryan O’Neal in Barry Lyndon, sempre Nicholson anche nel ruolo di Joker in Batman di Tim Burt, solo per citarne alcuni. Una voce rarissima la sua, una garanzia a cui i più grandi registi internazionali hanno affidato il doppiaggio degli attori protagonisti.