Dustin Hoffman
Sarebbe stato un gran peccato se Dustin Hoffman avesse continuato i suoi studi di medicina: ci avrebbe privato delle sue magistrali interpretazioni e forse certi film non avrebbero raggiunto la stessa bellezza che hanno.
tratto da PiùMe Magazine n. 2 febbraio 2024 p. 38 a cura di Lara Venè
Bene ha fatto ad inseguire fin da adolescente la strada per diventare l’attore che è, trasferendosi da Los Angeles dove nasce nel 1937 a New York per studiare recitazione. Qui si iscrive all’Actors Studio guidato da Lee Strasberg, celebre scuola di formazione per diventare attori. Nel frattempo recita in diverse produzioni teatrali a Broadway. L’esordio sul grande schermo arriva con il botto.
È il 1967, Hoffman ha trent’anni quando il regista Mike Nichols che l’anno prima aveva filmato Chi ha paura di Virginia Woolf? lo chiama per Il laureato. Il film è campione di incassi al botteghino e il giovane Dustin appare perfetto nei panni di Benjamin Braddock, il ragazzo che terminato il college torna a casa in California. Ad accoglierlo una festa in suo onore organizzata con gli amici dei genitori dove, disorientato e confuso, è sedotto dalla matura e affascinante Mrs. Robinson (Anne Bancroft), sposata e amica di famiglia. Il resto è la storia di un film divenuto cult anche per l’azzeccata interpretazione di Hoffman che riceve la sua prima candidatura all’Oscar e al Golden Globe come miglior attore protagonista, conquistando quest’ultimo premio solo come miglior attore esordiente. Iconica la colonna sonora Mrs. Robinson di Simon & Garfunkel. Due anni dopo Dustin è Salvatore Rizzo, uno zoppo e malato di tubercolosi in Un uomo da marciapiede di John Schlesinger, tratto dall’omonimo romanzo del 1965 di James Leo Herlihy.
Il film, che squarcia il velo su temi allora ancora tabù come la prostituzione e l’omosessualità, ha subito un successo mondiale e si aggiudica tre premi Oscar e cinque BAFTA Awards. Dustin Hoffman è perfetto anche qui e nuovamente ottiene la nomination al Golden Globe e all’Oscar.
Vince però il David di Donatello come miglior attore straniero e rivela la sua versatilità artistica per interpretare ruoli completamente diversi con altrettanta abilità, come dimostrano le commedie John e Mary e Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me? uscite negli stessi anni.
Nel 1970 lo troviamo nel western Piccolo grande uomo diretto da Arthur Penn, mentre nel 1972 recita accanto a Stefania Sandrelli in Alfreo Alfredo del regista italiano
Pietro Germi. Torna negli USA e insieme a Steve McQueen è in Papillon (1973), film basato sul romanzo omonimo di Henri Charrière, che racconta la storia dell’ergastolano Henri Charrière detto appunto Papillon.
Poi ancora una nuova candidatura all’Oscar e al Golden Globe per l’interpretazione del comico Lenny Bruce in Lenny (1974), di nuovo
sfumata nel nulla. Diretto da Alan J. Pakula nel 1976 è con Robert Redford nel pluripremiato Tutti gli uomini del presidente (1976), dove interpreta il ruolo di Carl Bernstein, il giornalista che con Bob Woodward (Robert Redford) lanciò il famoso scandalo Watergate che nel 1974 portò alle dimissioni di Richard Nixon da presidente
degli Stati Uniti. Nel 1980, finalmente, arriva il primo Oscar per l’ interpretazione di Ted, l’ambizioso dirigente pubblicitario lasciato con il figlio Bill dalla moglie Joanna
interpretata da Meryl Streep in Kramer contro Kramer. Il secondo Oscar nel 1988 con Rain Man – L’uomo della pioggia accanto a Tom Cruise. Qui veste i panni di Raymond, fratello affetto da autismo di Charlie Babbitt (Cruise), imprenditore e venditore di Lamborghini e Ferrari. Il film è un successo, quattro premi Oscar di cui uno a Dustin che riceve anche il Golden Globe e il David di Donatello come miglior attore protagonista.
L’anno dopo è con Sean Connery e Matthew Broderick nella commedia Sono affari di famiglia (1989) di Sidney Lumet, nei panni del figlio di un famoso criminale (Sean Connery), che vuole incoraggiare figlio e nipote a seguire le stesse orme. Accanto a Nicole Kidman è protagonista in Billy Bathgate – A scuola di gangster (1991) e nello stesso anno è Giacomo Uncino in Hook – Capitan Uncino, il film fantasy di Steven Spielberg con Robin Williams, Julia Roberts, Bob Hoskins, Charlie Korsmo, Amber Scott, Caroline Goodall e Maggie Smith. Nel 1996 riceve a Venezia il Leone d’oro alla carriera. Poi ancora, con Robert De Niro nella commedia a sfondo politico Sesso & potere (1997) diretto da Barry Levinson. Nel 2003 un altro memorabile duetto. Questa volta con Gene Hackman ne La giuria (2003) di Gary Fleder. Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di John Grisham, il film è la storia di un processo da parte di una giovane vedova contro la società produttrice dell’arma che le ha ucciso il marito.
I due mostri sacri del cinema si fronteggiano: l’uno (Dustin Hoffman) nei panni dell’avvocato vecchio stile Wendell Rohr che sostiene l’accusa, l’altro, Gene Hackman, in quelli dello spregiudicato avvocato della difesa Rankin Fitch. Seguono Confidance (2003) a fianco di Andy Garcia, Mi Presenti i Tuoi? (2004) con Ben Stiller, Robert De Niro e Barbra Streisand, Neverland – un Sogno per la Vita, (2005). Dopo numerose
interpretazioni di successo Dustin Hoffman nel 2012, quando ha 75 anni, fa un nuovo esordio: quello come regista in Quartet, con un cast stellare composto da Maggie Smith,
Tom Courtenay e Michael Gambon.