Woody Allen
Sottile e raffinato, talvolta al limite dell’incomprensibile, lo stile di Woody Allen è unico.
tratto da PiùMe Magazine n.5 Maggio 2024 p. 38 a cura di Lara Venè
Un fil rouge che tiene insieme una produzione cinematografica fatta di 50 film (quasi uno all’anno) in cui il regista americano, nato Allan Stewart Königsberg e diventato Woody Allen all’età di 17 anni, in modo graffiante critica le storture di molta parte della società americana e non solo attraverso l’autoironia (essendo lui di origini ebraiche) sulla comunità ebraica newyorkese, o le stoccate alla borghesia e al capitalismo. E poi l’amore per la musica jazz e la letteratura. E soprattutto la psicanalisi che, più o meno velatamente, quasi sempre emerge attraverso i personaggi che interpreta, quasi cerebrali e naturalmente ricchi di quell’humor che ha coltivato fin da adolescente, quando si dilettava a scrivere gag e barzellette da spedire ai giornalisti umoristici Walter Winchell e Earl Wilson.
Già a 17 anni, nel 1952 dimostra talento in questo e scrive battute per colossi dello spettacolo (Ed Sullivan e Sid Caesar).
Due anni dopo è l’autore di punta della rete televisiva nazionale ABC, scrive per programmi celebri e per numerosi comici.
E, fuori dalla tv, per musical teatrali e sketches comici. Da writer passa al palcoscenico, prima come cabarettista poi, nel 1960, come stand-up-comedian con molte esibizioni di successo in night club di New York. È bravo, ha successo e si caratterizza esasperando la sua immagine nevrotica, timida e stralunata, che poi è il tratto distintivo di tutti i suoi film. Comincia ad avvicinarsi al cinema realizzando
la sceneggiatura di Ciao Pussycat (1965) diretto da Clive Donner in cui appare, seppur in un ruolo minore, accanto a Peter Sellers, Romy Schneider, Pert O’Toole e Ursula Andress.
Nel 1966 il suo primo film da regista: Che fai, rubi? Nel 1969 la carriera cinematografica si avvia con Prendi i soldi e scappa (1969), parodia del genere poliziesco in cui interpreta un impacciato imbroglione.
Film che con Provaci ancora, Sam, lo rivelò al pubblico italiano. Seguono, Il dittatore dello stato libero di Bananas e Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* *ma non avete mai osato chiedere.
Inizia in questi anni un proficuo sodalizio artistico con l’attrice e regista Diane Keaton che sarà anche compagna di vita. In pochi anni gira Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975) con cui inaugura il
personaggio un po’ nevrotico che ricorre in molte altre pellicole. Poi arriva Io e Annie (1977) che gli vale
due premi Oscar (“regia” e la “miglior sceneggiatura originale”), e alla Keaton quello per la “miglior attrice protagonista”. L’anno dopo è la volta di Interiors (1978). “Ci sono certe cose per cui vale la pena di vivere. Per esempio, il vecchio Groucho Marx tanto per dirne una, Joe Di Maggio, il secondo movimento della sinfonia Jupiter, Louis Armstrong, l’incisione ‘Potato Head Blues’, i film svedesi naturalmente, ‘L’educazione sentimentale’ di Flaubert, Marlon Brando, Frank Sinatra, le incredibili mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy”.
Indimenticabile l’elenco che Woody Allen, alias Isaac Davis, sciorina al telefono sdraiato sul divano. Sta recitando in Manhattan (1979), uno dei suoi film migliori (2 candidature al Premio Oscar, un premio ai Nastri d’Argento e 1 candidatura ai Golden Globes). Accanto a lui sempre la Keaton che ritroviamo qualche anno dopo anche in Misterioso omicidio a Manhattan (1993).
Poi arrivano gli anni in cui nei suoi film come protagonista femminile appare un’altra donna, l’attrice Mia Farrow con cui avrà vicende legali per accuse di pornografia. Con lei girerà ben 13 film: Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982), Zelig (1983), Broadway Danny Rose (1984), La rosa purpurea del Cairo (1985), film che Allen ama molto, Hannah e le sue sorelle (1986), vincitore di tre Oscar 1987 (“miglior sceneggiatura originale”, “miglior attore non protagonista” a Michael Caine e “miglior attrice non protagonista” a Dianne Wiest), Radio Days (1987), Settembre (1987) altra pellicola di ispirazione felliniana e bergmaniana, Un’altra donna (1988), New York Stories (1989), Crimini e misfatti (1989), Alice (1990), Ombre e nebbia (1992) e Mariti e mogli (1992).
Due anni dopo esce La dea dell’amore che vale l’Oscar come attrice non protagonista a Mira Sorvino. E altri numerosi titoli tra produzioni di successo e meno: il musical Tutti dicono I love you; il candidato all’Oscar Harry a pezzi;
con Scarlett Johansson recita in Match point, Scoop, Vicky Cristina Barcelona qui anche con Penelope Cruz che per il ruolo si aggiudica l’Oscar come migliore attrice non protagonista mentre il film riceve il Golden Globe come miglior commedia; Midnight in Paris (2011) che riceve il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale: il quarto e terzo come miglior sceneggiatura originale. L’anno dopo è con Roberto Benigni in To Rome with love (2012).
Lo scandalo, le accuse e #Me-Too
In una carriera lunga, costellata da 4 Oscar, sedici nomination, 50 film e una serie di premi e riconoscimenti, ci sono anche brutte ombre nere. Come le accuse mosse dalla ex compagna, l’attrice Mia Farrow, che nel 1992 scopre alcune fotografie pornografiche di Soon-Yi Farrow Previn – orfana coreana
all’epoca dei fatti di 21 anni – adottata dalla Farrow e dall’ex-marito André Previn, che Allen poi sposerà. E l’accusa di abusi sessuali sulla figlia adottiva, Dylan Farrow, di 7 anni. Riemerse negli ultimi anni sull’onda del #metoo, pur smentite da due differenti indagini e che non hanno mai portato a un processo, a più riprese hanno isolato Woody Allen, rinnegato da molti produttori americani, con le piattaforme che si rifiutano di pubblicare i suoi film e le case editrici la sua autobiografia.
Forse anche per questo qualche mese fa, all’età di 87 anni, dopo la presentazione del cinquantesimo film, Un colpo di fortuna, Woody Allen ha detto di essere stanco, di voler chiudere con il cinema e di dedicarsi ad altro:”scriverò romanzi”.