1969, l’uomo sbarca sulla Luna
Curiosità e particolari di un’impresa eccezionale
di Ugo Cirilli
Era il 1969, quando l’umanità arrivò a compiere un’impresa che, prima, apparteneva solo alle storie visionarie della fantascienza.
Sbarcare sulla Luna, il satellite che da sempre accompagna la storia del Pianeta Terra con la sua presenza affascinante e discreta.
Nella notte del 20 luglio gli astronauti americani Neil Armstrong (1930-2012) e Buzz Aldrin provarono il brivido incredibile di compiere i primi passi sul suolo lunare, mentre il pilota Michael Collins attendeva in orbita. “Houston, qui Base della Tranquillità. L ’Aquila è atterrata”: con queste parole venne confermato l’atterraggio del modulo (detto appunto “L’Aquila”) nell’area del satellite chiamata “Mare della Tranquillità”.
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Era la missione Apollo 11 e la “passeggiata” venne trasmessa in diretta tv mondiale, tenendo un pubblico vastissimo con il fiato sospeso.
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Una lunga serie di missioni preparatorie
L’idea di uno sbarco sulla Luna nasceva da un sentimento di sfida con l’Unione Sovietica nutrito dagli USA. Erano gli anni della “guerra fredda” e i russi avevano compiuto due imprese notevoli nel ramo dell’esplorazione spaziale: il lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale (1957) e la missione che vide il cosmonauta Jurij Gagarin orbitare attorno alla Terra, primo uomo nella storia (1961).
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La risposta americana a tali successi non poteva che essere un ambizioso progetto ai limiti dell’incredibile, che avrebbe richiesto una lunga preparazione.
La prima missione di prova ebbe un tragico epilogo: la navicella Apollo 1 (1967) si incendiò, causando la morte degli astronauti Virgil Grissom, Edward White e Roger Chaffee.
Il disastro rallentò i progetti, ma il sogno non venne abbandonato. Con Apollo 7 (1968) si giunse finalmente a un volo in orbita terrestre, durante il quale tutte le manovre previste furono portate a termine. Nel dicembre dello stesso anno, con Apollo 8, il modulo di comando riuscì a circumnavigare la Luna. Infine, nel 1969, le missioni Apollo 9 e Apollo 10 aprirono definitivamente la strada allo sbarco.
Scopriamo alcuni particolari della famosa impresa!
Il Presidente Nixon si era preparato al peggio
Il rischio di un fallimento della missione e di gravi incidenti non era affatto da escludere. Il Presidente Richard Nixon aveva preparato per tempo un discorso da tenere qualora si fosse verificata l’ipotesi peggiore, con la morte dell’equipaggio. Per più di trent’anni il testo, che fortunatamente si è rivelato inutile, è rimasto coperto dal segreto di Stato.
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Non era il momento di dormire
Inizialmente, la missione Apollo 11 prevedeva che, tra l’allunaggio (ossia l’atterraggio del modulo sulla Luna) e il tentativo di compiere una “passeggiata” gli astronauti si riposassero. Proprio loro chiesero però di saltare tale fase, ottenendo il permesso dal centro di controllo di Houston.
La scelta del primo astronauta a mettere piede sulla Luna
Inizialmente Buzz Aldrin doveva essere il primo a mettere piede sul satellite, mentre il comandante Armstrong sarebbe rimasto indietro per controllare che tutto andasse bene.
Sembra che quest’ultimo sia stato poi scelto per il suo temperamento, eccezionalmente calmo e controllato: il primo astronauta a sbarcare sulla Luna era un simbolo potente, un ruolo da ricoprire con grande serenità e semplicità.
Armstrong aveva dato prova dei suoi nervi saldi durante un test del modulo lunare nel 1969, quando si eiettò all’ultimo momento prima che il velivolo precipitasse, senza perdere la calma.
L’emozione al momento dell’allunaggio, comunque, fu grandissima anche per lui: il suo cuore balzò a 150 battiti al minuto.
Un ambiente non proprio ospitale
Per quanto la panoramica che si estendeva davanti agli occhi degli astronauti fosse di grande fascino, l’habitat lunare non era certo accogliente.
Armstrong e Aldrin si imbatterono in una distesa rocciosa le cui temperature, in quella fase del giorno, erano situate tra 5°C e -100°C. È nota la frase di Buzz Aldrin per descrivere tale scenario: “Una magnifica desolazione”.
Batteri alieni? Nel dubbio…
Al ritorno sulla Terra, gli astronauti vennero posti in quarantena per tre settimane, per verificare che non fossero stati contaminati da qualche sconosciuto batterio extraterrestre. La precauzione cessò una volta appurato che sulla Luna non sembravano trovarsi forme di vita pericolose per la salute.
Questi particolari ci aiutano a comprendere meglio i rischi e la complessità di un’impresa straordinaria, ormai scritta nella Storia a caratteri indelebili. Il suo ricordo aggiungerà sempre un’emozione in più allo spettacolo della Luna piena che si staglia nel cielo notturno.