27 marzo, Giornata Mondiale del Teatro: 5 famose pièce italiane
di Ugo Cirilli
Gli eventi della vita non possono essere rivissuti, messi in standby, rallentati e osservati più volte. Forse è anche questo uno dei motivi dietro alla nascita del teatro, oltre che della letteratura: simulare avvenimenti per dipanare le trame dell’esistenza, per capirne di più il senso. O anche per vivere e rivivere grandi emozioni.
Anche quest’anno, il 27 marzo, sarà celebrata la Giornata Mondiale del Teatro della quale avevamo parlato già l’anno scorso. La ricorrenza nacque su proposta del drammaturgo finlandese Arvi Kivimaa e l’istituzione ufficiale avvenne nel 1961, durante il IX congresso mondiale dell’International Theatre Institute, a Vienna. L’obiettivo della Giornata è celebrare l’importanza del teatro come strumento di unione tra popoli e culture, attraverso eventi speciali, collaborazioni tra compagnie di vari Paesi e la lettura di un discorso tradotto in varie lingue, diffuso nel mondo dai media.
L’Italia ha un ruolo importante nella storia dell’arte teatrale, grazie ad autori e pièce di notorietà internazionale. Vediamone cinque che rappresentano dei veri classici.
La locandiera (1752)
Famosa opera di Carlo Goldoni (1707-1793), uno degli autori che hanno aperto la strada alla commedia moderna, “La locandiera” ruota attorno a un personaggio femminile rappresentato in maniera molto moderna e audace, soprattutto per l’epoca.
Mirandolina è una giovane donna, che gestisce a Firenze la locanda ereditata dal padre. Corteggiata ostentatamente dai clienti, si trova al centro delle attenzioni di due nobili: il Marchese di Forlipopoli, ormai decaduto, e il Conte di Albafiorita, che in realtà ha comprato il proprio titolo.
A incuriosire Mirandolina è però un altro aristocratico, il Cavaliere di Ripafratta, un personaggio misogino che nei suoi confronti mostra un atteggiamento sprezzante. Decide così, per orgoglio, di far innamorare proprio quest’ultimo, infliggendo uno smacco agli altri pretendenti. La commedia si sviluppa tra le astuzie della locandiera, che ridicolizzano la vanagloria degli uomini attorno a lei.
Miseria e nobiltà (1887)
“Miseria e nobiltà” è una commedia in tre atti firmata dal celebre commediografo napoletano Eduardo Scarpetta (1853-1925), padre di Eduardo De Filippo. La trama ruota attorno a un complesso piano ordito dal giovane Marchese Eugenio Favetti, che vorrebbe sposare la ragazza di cui è innamorato ma si ritrova ostacolato dalla propria famiglia. La fanciulla, infatti, non ha origini aristocratiche. Il padre di lei invece sarebbe bendisposto verso il matrimonio, a una condizione: conoscere i futuri consuoceri.
Eugenio chiede così aiuto a Felice Sciosciammocca, un povero scrivano, e ad altri personaggi di umili condizioni: dietro pagamento, dovranno fingersi suoi familiari e incontrare il padre della ragazza. Inutile dire che il piano non filerà esattamente liscio come l’olio, tra bugie, spassose messinscene, verità nascoste e smascherate. Dalla commedia è stato tratto un film del 1954, con una celebre interpretazione di Totò nei panni di Felice.
6 personaggi in cerca d’autore (1921)
Questo dramma di Luigi Pirandello (1867-1936) non riscosse un’accoglienza trionfale alla prima rappresentazione, nel 1921: alcuni spettatori gridarono addirittura “Manicomio!”
Si tratta di un’opera decisamente non convenzionale anche per il pubblico di oggi, quindi possiamo immaginare lo stupore, se non lo sconcerto di allora. Pirandello abbatté la barriera tra realtà e finzione, rappresentando un gruppo di personaggi che irrompono alle prove di uno spettacolo teatrale e chiedono agli attori di inscenare le loro drammatiche storie di vita.
La compagnia teatrale accetta, ma l’impresa non sarà facile: ogni personaggio ha il suo punto di vista, la sua visione diversa dagli altri. Dal 1925 l’autore aggiunse una premessa in cui spiegava gli intenti dell’opera, incentrata sul tema dell’incomunicabilità e sulle dinamiche della creazione teatrale. “Sei personaggi in cerca d’autore” venne così compresa e apprezzata e oggi è il dramma più famoso di Luigi Pirandello.
Natale in casa Cupiello (1931)
La famosa commedia di uno dei più importanti drammaturghi e registi teatrali italiani, Eduardo De Filippo (1900-1984), unisce toni comici e tragici. La trama ruota attorno alla famiglia Cupiello, con il padre Luca che si dedica alla realizzazione del presepe, grande passione che i familiari non condividono. L’uomo ignora la relazione extraconiugale di sua figlia ed è convinto di trascorrere un Natale sereno, all’insegna della concordia e dei buoni sentimenti. Gli eventi, invece, precipiteranno sempre più.
Considerata un grande classico, “Natale in casa Cupiello” suscita un riso amaro nello spettatore, smascherando le ipocrisie che possono nascondersi tra le mura domestiche. Eduardo De Filippo, raccontando la fatica e le difficoltà incontrate scrivendo la pièce, la definì “un parto trigemino con una gravidanza di quattro anni”.
La commedia ha riscosso un grandissimo successo dalla prima rappresentazione ed è stata adattata due volte per la TV, nel 1966 e nel 1977.
Mistero Buffo (1969)
Il “Mistero buffo” di Dario Fo (1926-2016) è un insieme di monologhi che trattano argomenti religiosi, legati alla Bibbia e alla vita di Gesù. Lo fanno discostandosi però dalle versioni tradizionali, basandosi sui Vangeli apocrifi e sulla cultura popolare.
Considerata un modello per il teatro di narrazione, questa pièce di grande successo utilizza una lingua fantasiosa ricca di onomatopee e dà grande valore alla gestualità. Rappresenta un esplicito tributo alle tradizioni “folk” del racconto, che nel Medioevo erano veicolate dai giullari e dai cantastorie. Tra le righe, si legge un desiderio di valorizzare tale background, spesso schiacciato dalla cultura definita “alta”, dalle narrazioni ufficiali della storia e della religione.
“Mistero buffo” è stata proposta in diverse riedizioni, con parti aggiunte e modifiche: ad esempio l’inclusione del componimento “Rosa fresca aulentissima” del poeta del XIII secolo Cielo d’Alcamo.