12 ottobre 1492, Cristoforo Colombo Scopre l’America
di Ugo Cirilli
Il viaggio che portò alla scoperta dell’America nacque per motivi ben diversi dalla semplice esplorazione: individuare nuove rotte commerciali per raggiungere l’Africa con le sue risorse e l’Asia, in particolare l’India, mercato delle spezie.
Due nazioni, all’epoca, s’interessarono particolarmente alla questione: la Spagna e il Portogallo, che organizzò le famose spedizioni di Bartolomeo Diaz e Vasco da Gama. Proprio ai portoghesi si rivolse inizialmente Cristoforo Colombo, navigatore genovese che aveva iniziato giovanissimo a solcare i mari sulle navi commerciali. Studiando le carte dell’epoca e raccogliendo testimonianze, si convinse di aver individuato una nuova rotta per l’Asia. Ma il re Giovanni II, pur accettando di riceverlo, decise di non finanziare l’impresa.
Colombo non si arrese e nel 1486 riuscì a ottenere ascolto dai reali di Spagna, spiegando il progetto: raggiungere attraverso un nuovo percorso il Catai e il Cipango, come erano chiamati Cina e Giappone. Era la svolta definitiva? Il navigatore ricevette una risposta solo nel 1490… e fu un “no”. Ma non era detta l’ultima parola. Nel 1492 Colombo viveva da sette anni nel regno di Castiglia, ostinandosi a difendere la sua idea e vendendo libri e mappe, mentre le finanze scarseggiavano. Allora avvenne il colpo di scena: i regnanti cambiarono idea e gli accordarono i finanziamenti necessari.
Il 3 agosto di quell’anno salparono le celebri caravelle, Niña, Pinta e Santa Marìa. Fu un viaggio lungo e difficile, tra guasti e proteste dei marinai, sempre più scettici e provati. Soltanto a ottobre si riaccese la speranza: le onde trasportarono dei ramoscelli, alcuni con fiori freschi, segno della vicinanza con la terraferma.
La notte dell’11 ottobre Colombo si convinse di aver avvistato una luce, “Come una candelina che si alzava e si muoveva”. Nella mattina del 12 la spedizione sbarcò a Guanahanì, un’isola delle Bahamas, incontrando i primi, sorpresi indigeni. Il navigatore ne descrisse l’atteggiamento pacifico, l’assenza di armi e l’offerta di doni agli stranieri.
In seguito le navi giunsero anche nell’attuale Cuba e la Santa Marìa naufragò al largo di Hispaniola; dai suoi resti venne edificato un fortino in cui rimasero 43 uomini. Quando Colombo tornò in Spagna, benché privo di materie preziose, venne accolto trionfalmente.
Nel settembre 1493 il navigatore ripartì con 17 navi e 1500 uomini. Raggiunse la Repubblica Dominicana e fondò il primo insediamento europeo nel Nuovo Mondo, nell’attuale Capo Isabella, Repubblica Dominicana.
Purtroppo i rapporti con gli indigeni erano già degenerati: quando Colombo tornò al fortino costruito con i resti della Santa Marìa, trovò gli abitanti uccisi.
Da alcune ricostruzioni, sembra che i primi a cercare lo scontro fossero stati gli spagnoli, che avevano attaccato alcuni villaggi. Lo stesso Colombo arrivò a combattere, inviando in Spagna alcuni nativi in schiavitù.
Era l’inizio di una pagina drammatica della storia. Il navigatore stesso venne arrestato con l’accusa di aver compiuto misfatti, prima che la regina ordinasse di liberarlo. Si trovò a capo di altre spedizioni, l’ultima alla ricerca di un nuovo passaggio per l’India che non trovò. Il suo astro declinava e, con la morte della sovrana che lo aveva sempre sostenuto, la corte spagnola gli tolse gradualmente l’appoggio.
Morì nel 1506, sempre convinto di aver raggiunto il suolo indiano. Solo in seguito Amerigo Vespucci avrebbe capito la verità: senza saperlo, Colombo era sbarcato in un nuovo continente.
La scoperta dell’America… prima del 1492?
Alcuni storici ipotizzano che altri popoli avessero raggiunto le Americhe, ben prima del 1492. Tra questi i vichinghi e gli islandesi. Recente è la notizia della scoperta di un riferimento in un testo del 1340 del frate Galvano Fiamma. Individuato da studenti dell’Università Statale di Milano, il passaggio cita una terra chiamata Marckalada, al di là dell’Atlantico. Viene descritta come verdeggiante, raggiunta da navigatori che partivano dai mari di Norvegia e Danimarca.
Così, il ruolo pionieristico di Cristoforo Colombo viene messo in discussione. Recentemente, poi, hanno fatto scalpore le notizie degli abbattimenti o danneggiamenti di statue a lui dedicate in diverse città americane. Alcuni manifestanti hanno considerato quei monumenti un simbolo di prevaricazione e razzismo colonialista. In America il dibattito attorno alla figura del navigatore è particolarmente sentito, anche perché dall’800 si celebra il Columbus Day, una festa nazionale istituzionalizzata nel 1934. Così, oggi qualcuno difende i monumenti sostenendo che siano semplici testimonianze storiche.
Al di là delle polemiche e dei dubbi, rimane un dato certo. Nel 1492 avvenne una scoperta che cambiò il mondo. Oltre alle ovvie connotazioni politiche, con l’emigrazione che avrebbe poi portato alla nascita degli USA, l’Europa scoprì nel Nuovo Mondo alcuni dei prodotti oggi più comuni. Basta pensare ai pomodori, considerati un simbolo della cucina italiana, o alle patate, che ebbero inizialmente la reputazione di piante nocive. Si provò infatti a consumarne foglie e frutti, che provocavano intossicazioni. Solo in seguito venne compreso il valore nutritivo del tubero.
Così, oggi possiamo dire che un evento quasi casuale, nel lontano 1492, cambiò per sempre la storia globale.