Genitori: attenti allo sharenting
La foto del primo giorno di asilo poi quello di scuola, il compleanno con i nonni, quello con gli amici, il bagno al mare, la prima pedalata, le avventure in vacanza, le performances al parco giochi, gli auguri con dedica ad ogni compleanno e via così. I social sono invasi dalle foto di minori messe in rete dai genitori che, a loro modo, vogliono dedicare un pensiero, far riaffiorare un ricordo, condividere momenti di gioia o di divertimento dei loro cuccioli. Solo che, invece di far loro del bene, inconsapevolmente, possono provocare danni anche da adulti. Talvolta perfino gravi.
tratto da PiùMe Magazine n. 12 dicembre 2023 p. 26 a cura di Lara Venè
Esibire costantemente sui social i propri figli minori è un fenomeno diffuso e in aumento per cui è stato coniato il termine sharenting (che unisce share, condividere, e parenting, genitorialità), entrato nel 2022 nell’Oxford English Dictionary per descrivere la tendenza dei genitori a condividere le foto dei figli sui social.
Si comincia con le foto del pancione o dell’ecografia
Sdoganata dalle star dello sport e della tv in posa ad esibire i loro pancioni, la voglia di mettere in mostra i progressi della propria gravidanza ha contagiato anche
molte mamme meno famose. Dai dati diffusi dalla Sip, Società italiana di pediatria, il 14% delle madri condivide addirittura l’ecografia del bambino su internet. E, prima che il bambino compia due anni, il 70% dei genitori ha raccontato i suoi progressi con le immagini. Secondo lo studio del Journal of Pediatrics pubblicato a gennaio 2023 dal titolo: Online Sharenting:The Dangers of Posting Sensitive Information About Children on Social Media, ogni anno mamme e papà mettono online circa 300 foto dei propri figli.
Prima del quinto compleanno, i genitori hanno già pubblicato circa un migliaio di contenuti sulle diverse piattaforme: al primo posto Facebook, al secondo Instagram e al terzo Twitter (adesso X). La ricerca fa il paio con il rapporto 2018 del Children’s Commissioner for England secondo cui un bambino appare in media in 1300 fotografie pubblicate online prima dei 13 anni, diffuse da genitori e parenti.
Quindi, ancor prima del raggiungimento dell’età per il consenso digitale (in Italia fissato ai 14 anni anche se su quasi tutti i social 13 anni è l’età minima richiesta per
iscriversi) un adolescente medio è già presente in rete, senza il suo consenso, con un migliaia di scatti.
Attenzione ai rischi nascosti
Oltre alla violazione della privacy del bambino, diffondere immagini sui social dei propri figli li espone a rischi anche seri. Un’immagine che a noi può sembrare semplicemente buffa e sicuramente innocente potrebbe invece rivelarsi diversamente per potenziali predatori di siti pedopornografici o ‘agenzie’ e organizzazioni che rivendono in modo abusivo le fotografie estrapolate da pagine private. Dalle ricerche effettuate su alcuni database pedopornografici risulterebbe che circa il 50% delle foto utilizzate sui forum di pedopornografia erano state inizialmente postate online dai genitori.
In Francia si corre ai ripari
Alla luce di questi dati, nel marzo scorso il Parlamento francese ha approvato un disegno di legge che prevede una stretta alla condivisione di foto di bambini sui social, riconoscendo ai minori il diritto al rispetto della loro vita privata. Nel disegno di legge sono contenute norme che vieterebbero la pubblicazione delle foto da parte dei genitori,
fino a togliere la potestà genitoriale.
La proposta di legge è sorella di un’altra legge francese approvata nel 2020: la legge sui “child influencer”, nata per regolamentare gli orari e le entrate dei minori le cui immagini vengono diffuse sulle piattaforme video.
E in Italia?
In Italia, al di là del divieto di immagini di nudo e le regole generali sul diritto alla vita privata e all’obbligo che le foto rispettino il decoro, la reputazione e l’immagine dei minori ritratti, non c’è una legge specifica che vieti o regolamenti la condivisione delle fotografie dei propri figli online da parte dei genitori.
Esistono pronunce giurisprudenziali che hanno condannato i genitori ad un risarcimento in favore dei figli i quali, una volta diventati maggiorenni, hanno fatto causa alla madre ed al padre per le numerose immagini postate senza il loro consenso.
Le raccomandazioni dell’’Autorità garante per la tutela dei diritti dell’infanzia
In attesa di una legge sulla scia dell’esempio francese auspicata da più parti, possono essere utili raccomandazioni dell’ Autorità garante per la tutela dei diritti dell’infanzia sulle immagini pubbliche dei figli minori, che comprendono quantità massime di fotografie, regole sulla censura del volto e rispetto della decisione dei minori in base alla loro età. Sono dei suggerimenti affinchè i genitori adottino comportamenti a tutela dei figli minorenni e dei loro diritti.
Contro i rischi dello sharenting consigli utili arrivano anche dall’organizzazione Save the children, come quello di impostare notifiche per essere avvisati quando il nome dei figli appare nei motori di ricerca (ad esempio, con Google Alert), evitare di pubblicare online le immagini intime, come ad esempio quelle del bagnetto, che possono essere destinate invece ad un uso privato o ancora, non condividere minuziosamente passioni, abitudini quotidiane e informazioni personali dei propri figli.