L’intelligenza: cos’è veramente?
di Ugo Cirilli
A livello di senso comune, purtroppo, si tende spesso a definire una persona generalmente “intelligente” o “poco intelligente”. Sembra quasi che l’intelligenza sia percepita come una caratteristica globale, che influenza e regola ogni aspetto dell’attività mentale.
La situazione in realtà è più complessa e consolante, come dimostra la ricerca scientifica. Nonostante esistano svariati test creati con l’obiettivo di misurare l’intelligenza, o QI, la scienza ha dovuto rivalutare profondamente tale approccio grazie alle intuizioni di uno psicologo statunitense, Howard Gardner.
Negli anni ‘80 Gardner notò che i test di valutazione usati per le ricerche nel settore si basavano, quasi esclusivamente, su prove logico-matematiche. Nel 1983 propose allora la sua “teoria delle intelligenze multiple”, per rendere giustizia alla complessità della mente umana.
Secondo lo psicologo, le capacità mentali sono ripartite nelle seguenti tipologie:
- l’intelligenza linguistica;
- l’intelligenza logico-matematica;
- l’intelligenza spaziale (acuta percezione e memorizzazione degli oggetti nello spazio, che può favorire la creatività artistica);
- l’intelligenza corporeo-cinestetica (eccellente coordinamento del corpo nello spazio, spiccato ad esempio nei ballerini e negli sportivi);
- l’intelligenza musicale;
- l’intelligenza interpersonale (comprensione profonda di stati d’animo e motivazioni del prossimo);
- l’intelligenza intrapersonale (autoanalisi e comprensione di se stessi, utile per orientarsi nelle scelte della vita).
Negli anni ’90 Gardner ha ipotizzato l’esistenza di altre due forme di intelligenza:
- l’intelligenza naturalistica (particolare attitudine allo studio e all’osservazione della natura);
- l’intelligenza esistenziale (capacità di riflettere profondamente su tematiche legate all’esistenza e questioni filosofiche).
Le nove tipologie non risultano vincolate tra loro. Una persona può eccellere in uno o più ambiti ed essere negata in altri. A sostegno di questa visione, sicuramente ognuno di noi potrebbe citare qualche conoscente che si distingue in un dato settore, mostrandosi invece del tutto imbranato o a disagio in determinate situazioni.
La teoria di Gardner è supportata in parte dalla ricerca neurologica: da tempo sappiamo che il cervello presenta suddivisioni in aree, dedicate a diverse funzioni. Inoltre, la scienza ci dice anche che l’esperienza e la pratica di un’attività rafforzano le connessioni di specifiche reti di neuroni o ne creano di nuove.
Insomma, sembra del tutto plausibile che le nostre capacità mentali siano suddivise in settori e l’impegno, l’allenamento, la perseveranza possano potenziare uno o più di questi “scompartimenti dell’intelligenza”.
Possiamo quindi trarre due conclusioni importanti.
Intanto, la figura di un “tuttologo” eccellente in ogni ambito della vita, con tutta probabilità, non esiste.
Inoltre l’allenamento, supportato dalla volontà e da un genuino interesse, può aiutarci a sviluppare una o più intelligenze di Gardner. Diversi studi hanno riscontrato infatti che il nostro cervello mantiene una certa plasticità, ossia capacità di cambiamento, anche in età avanzata.
Con una mente efficiente, non è mai tardi per avvicinarsi a un nuovo hobby, imparare un’attività da zero e scoprire, magari, di avere risorse che ignoravamo.