Cos’è l’umore?
di Ugo Cirilli
“Sono di buonumore”; “sono di malumore”. Cosa significano esattamente queste frasi?
Sentirsi sereni e soddisfatti o giù di tono non è un fenomeno così astratto, legato solo al pensiero. O meglio, il pensiero induce vere reazioni fisiologiche.
È questo uno dei nodi centrali quando si divulga la Psicologia: spiegare quanto questa scienza studi qualcosa di molto concreto.
Ognuno di noi è in grado di capire che il buonumore e il malumore hanno risvolti “fisici”: il primo può indurre una sensazione di energia che ci rende attivi, il secondo a volte comporta spossatezza, problemi digestivi…
Cos’è, quindi, questo umore che influenza le nostre giornate?
La questione affascina e incuriosisce l’umanità da tempo.
Dai quattro elementi dell’antica Grecia a oggi
Nell’antica Grecia si credeva che lo stato d’animo dipendesse da quattro sostanze corporee, il sangue, il flegma, la bile gialla e la bile nera, corrispondenti a quattro elementi della natura: aria, acqua, fuoco e terra. I problemi d’umore erano attribuiti a uno squilibrio tra queste componenti: in particolare, si credeva che la malinconia nascesse dall’eccesso di bile nera.
Tale teoria, elaborata dai medici Ippocrate e Galeno, fu ripresa nel Medioevo e rimase in voga a lungo. Venne abbandonata definitivamente solo intorno alla metà dell’800.
Quella concettualizzazione un po’ fantasiosa, curiosamente, metteva la scienza sulla strada giusta: ritenere che i cambiamenti dell’umore nascessero da alcune sostanze presenti nel corpo.
Oggi sappiamo infatti quanto è importante il ruolo degli ormoni.
Questi sono dei neurotrasmettitori, sostanze che il sistema nervoso usa per inviare messaggi all’organismo. Se dobbiamo fuggire di fronte a una minaccia, occorre una reazione rapida. Se possiamo rilassarci perché non ci sono problemi e viviamo una situazione piacevole, questo messaggio deve arrivare a tutto il corpo, che eviterà di sprecare energie.
Per renderci così reattivi la natura ricorre al sistema ormonale. Altrimenti, pensate quando tempo servirebbe per rispondere agli eventi, se dovessimo sempre riflettere a lungo. Probabilmente ci saremmo estinti! I nostri antenati, davanti a un animale pericoloso, non avevano tanto tempo per salvarsi.
In condizioni di minaccia o forte stress aumenta il cortisolo nel sangue: un ormone che accelera la frequenza cardiaca, inibisce le funzioni corporee non necessarie e convoglia quanto più possibile le energie agli organi vitali. Entriamo in uno stato di “allarme”, pronti all’azione… ma viviamo un’agitazione sgradevole.
Nella nostra società molte “minacce” non sono fisiche, come il predatore che spaventava l’uomo primitivo. La nostra ansia spesso è astratta, legata magari alla paura per una situazione futura (come un colloquio di lavoro). La mente, di fronte al pensiero preoccupante, scatena comunque una reazione di allerta. Ecco che il cortisolo sale, assieme alla tensione e al malumore.
Esistono per fortuna anche i cosiddetti ormoni della felicità, con i quali il sistema nervoso indica che è tutto ok: il loro aumento induce sensazioni di appagamento e benessere.
Uno di questi è la serotonina; si ritiene che quando i suoi livelli sono troppo bassi si vada incontro più facilmente all’ansia e alla depressione.
Quando avvertiamo una forte sensazione di gratificazione, è la dopamina che entra in gioco: questo ormone ci “premia” così quando agiamo per il nostro benessere, ad esempio nutrendoci o ascoltando musica.
Le endorfine invece sono neurotrasmettitori che limitano le sensazioni di stress e fatica, aiutandoci a sopportare uno sforzo. Hanno proprietà analgesiche, paragonabili addirittura a quelle della morfina.
Qualcuno potrebbe chiedersi, a questo punto, se siamo in balia delle oscillazioni ormonali suscitate da eventi esterni. Per fortuna possiamo fare molto per influenzare il nostro umore!
Ad esempio, la dopamina aumenta quando ci dedichiamo volentieri all’esercizio fisico. Se lo sforzo si fa intenso, l’organismo rilascia le endorfine per ridurre la sofferenza. Il livello di serotonina può essere incrementato dalla dieta (ad esempio da alimenti come il cioccolato fondente, le banane e le noci), ma anche dalla meditazione e dall’esposizione al sole.
Altro ormone interessante è l’ossitocina, “l’ormone dell’amore”. Favorisce comportamenti affettuosi e di accudimento; non a caso viene prodotto in abbondanza dall’organismo della neomamma durante l’allattamento. Aumenta nel sangue anche quando compiamo gesti come abbracciare, accarezzare, confortare qualcuno a cui vogliamo bene.
Capiamo così che una vita in cui diamo il giusto spazio all’esercizio fisico, alle relazioni affettive e sociali e, perché no, alla meditazione, ci regala difese notevoli contro gli sbalzi d’umore.
Come ridurre gli ormoni dello stress, come il cortisolo?
Un metodo molto efficace è… ridere! La risata suscita infatti il rilascio di endorfine. Se continuiamo a soffrire per una situazione che si ripete nel quotidiano, avvertendo una forte ansia o sviluppando una fobia, possiamo rivolgerci a un professionista.
Spesso lo psicologo guida il paziente verso un graduale contatto con ciò che egli teme. Immaginiamo una persona che prova disagio negli ambienti pubblici affollati, al punto da condurre una vita solitaria e uscire pochissimo. A causa di un evento passato (magari una brutta figura in pubblico), la sua mente scatena il rilascio di cortisolo appena si trova insieme a molte persone sconosciute.
Lo psicologo potrebbe indurre il paziente a riavvicinarsi gradualmente agli ambienti pubblici, iniziando dai luoghi poco affollati. Al contempo lo istruirà a riconoscere i suoi stati d’animo e ad attuare tecniche di rilassamento, ad esempio agendo sulla respirazione. Possiamo educare la psiche: controllando e riducendo il disagio di fronte a una situazione, la mente piano piano la dissocerà dall’idea di pericolo. E il rilascio di cortisolo sarà sempre minore.
Le nostre azioni e scelte di vita hanno quindi una forte influenza sull’umore, nonostante esso dipenda anche dagli eventi esterni.
Questo articolo è un testo puramente informativo e non rappresenta in nessun modo prescrizioni o consigli medici.