Fermiamo la violenza sulle donne
Ci si avvia verso la conclusione di un anno nero sul fronte del fenomeno della violenza contro le donne. I numeri sono implacabili: ogni tre giorni una donna viene uccisa in Italia.
Secondo i dati della Direzione Centrale della Polizia Criminale, sono 81 le donne assassinate da gennaio a settembre 2023, di cui quasi la metà dal fidanzato, partner, marito o ex. Nell’80% dei casi la violenza avviene in ambito familiare. Cifre che si ripetono più o meno uguali o in peggioramento ormai da anni e che impongono
interventi su diversi fronti. Primo tra tutti quello culturale, anche nei confronti di giovani uomini che, stando ai dati, sono autori di violenze efferate, spesso di gruppo.
tratto da PiùMe Magazine n. 11 novembre 2023 p. 30 a cura di Lara Venè
Le leggi contro la violenza ci sono, nel tempo c‘è stato anche un inasprimento eppure…
Dall‘agosto del 2019 è in vigore la Legge 9 luglio 2019, n. 69 ( “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”) denominata “Codice Rosso”, che contiene incisive disposizioni di diritto penale sostanziale e processuale. La Legge ha inserito nuovi reati e ha inasprito le sanzioni già previste dal codice penale. Norme importanti
che però non sono riuscite a contenere il fenomeno. Perchè? Perchè, dicono gli esperti che da anni analizzano il fenomeno, la questione è prima di tutto culturale. Parte quindi da molto lontano, dalla concezione che si ha della donna, dal suo ruolo nella società.
Che ha a che fare con l‘idea distorta del rapporto tra i generi, del rispetto della diversità e dell‘uguaglianza. Per cui è necessario promuovere un cambiamento radicale. A partire dai bambini e dagli adolescenti. “Per questo è fondamentale – mette in luce Celeste
Costantino cofondatrice e vicepresidente della fondazione Una Nessuna Centomila – promuovere la prevenzione e il contrasto della violenza maschile sulle donne, sostenendo l’educazione all’affettività nella scuole e il superamento di stereotipi e pregiudizi culturali che legittimano la violenza. Siamo l‘unico paese, con la Grecia, che nel proprio ordinamento scolastico non prevede l‘educazione all‘affettività e l‘educazione sessuale, insegnamenti presenti invece in tutte le scuole pubbliche del resto d‘Europa. E questo nonostante l‘Italia abbia ratificato nel 2013 la Convenzione di Istanbul che – fa notare Costantino – all’articolo 14 chiede ad ogni stato membro di provvedere ad inserire nei propri ordinamenti scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il
reciproco rispetto, la soluzione non violenta die conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all‘integrità personale.
E gli ultimi episodi di cronaca, per altro, dimostrano quanto questo sia necessario ed urgente”. L‘obiettivo della Fondazione è intervenire su almeno 25.000 scuole su tutto il territorio nazionale con docenti formati che propongano un insegnamento multidisciplinare fondato su tre filoni: “educazione sessuale per insegnare a conoscere e saper gestire il proprio corpo; educazione civica per far luce sui diritti e doveri in quanto persone e promuovere ed educare al rispetto dell‘altro; educazione di genere lavorando sull‘abbattimento degli stereotipi storici. E le innumerevoli richieste che già ci stanno arrivando – evidenzia Costantino – dimostrano quanto sia forte l‘esigenza di intervenire su questo fronte.“
Una Nessuna Centomila, fondata da Fiorella Mannoia che ne è la Presidente Onoraria, Giulia Minoli (Presidente), Celeste Costantino e Lella Palladino (Vicepresidenti), è la prima Fondazione italiana per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne, unica nel suo genere in Italia. La promessa di un mondo diverso parte dal nome: UNA. Come «Ni una Màs», il grido di dolore e ribellione delle donne messicane che denunciarono per la prima volta nel mondo il reato di femminicidio. NESSUNA. Come «nessuna donna merita di essere violentata», non importa com’è vestita, non importa se ha bevuto, non importa se ha detto sì e poi ha cambiato idea. CENTOMILA. Come «infinti, moltissimi, innumerevoli», sono le donne e gli uomini che contrastano
la violenza sulle donne. L’iniziativa ha preso vita a partire dall’omonimo concerto alla
RCF Arena di Reggio Emilia (Campovolo) tenutosi nel giugno 2022, evento che verrà replicato l‘anno prossimo con un nuovo grande live che ha riunirà ancora una volta le più importanti voci della musica italiana, insieme contro la violenza sulle donne. Obiettivo: raccogliere fondi per sostenere i centri antiviolenza.
La missione della Fondazione, infatti, ad attività di prevenzione e sensibilizzazione attraverso interventi di educazione all’affettività, accompagna anche concrete azioni di sostegno a centri antiviolenza e a percorsi di autodeterminazione e di indipendenza economica delle donne e azioni di ideazione e produzione di eventi culturali di sensibilizzazione ed ingaggio di pubblico e aziende.
“Abbiamo immaginato di offrire un contenitore super partes – spiega Lalla Palladino l’altra vicepresidente e cofondatrice della Fondazione – che lavori insieme a tutti i centri antiviolenza che già esistono nel territorio, strumenti cardine per affrontare il fenomeno della violenza contro le donne.
La Fondazione, che ha lo scopo di fare sistema con le altre organizzazioni italiane attive sulla causa per massimizzare l’impatto dei programmi e per contare di più insieme, si
pone il compito di raccogliere fondi da devolvere ai centri antiviolenza, con particolare attenzione ai centri minori e a quelli del sud dove c’è mancanza di imprese e fondazioni
che possano sostenerli. L’altra attività – aggiunge Palladino – è sostenere percorsi di inserimento lavorativo delle donne sopravvissute alla violenza, con strategie su cui stiamo lavorando da anni e con buoni risultati dal momento che il 60% delle donne vittime di violenza, inserite in un percorso di fuoriuscita presso centri antiviolenza risulta “non autonoma economicamente.”