Il Carnevale: i significati psicologici di una festa dalle origini antiche
di Ugo Cirilli
Carnevale, tempo di allegria e costumi fantasiosi: proprio la maschera è l’elemento chiave di una ricorrenza che accomuna l’Italia e altre nazioni. Quali fattori psicologici entrano in gioco in questa festività? Perché è così apprezzata in culture diverse? Per comprenderne meglio i significati e le dinamiche, è utile risalire alle sue origini remote.
Un antico desiderio di festa e libertà
Un antichissimo documento della civiltà babilonese parla di una festa in stile “carnevalesco” avvenuta nel 3000 a. C., in cui i servitori e i signori si scambiarono i ruoli. Nell’antica Grecia e nell’antica Roma esistevano ricorrenze basate su una “liberazione” dall’ordine abituale: le feste dionisiache e i Saturnali, giorni di festeggiamenti sfrenati in cui lo scherzo diventava lecito ed erano momentaneamente sospese le rigide gerarchie. Come riportato dallo scrittore Lucio Apuleio nel II secolo d. C., nei Saturnali erano inoltre presenti le maschere. In queste tradizioni ricorrevano anche celebrazioni della vita che si rinnova: un aspetto che nel Medioevo occidentale venne definitivamente integrato in una visione cristiana.
Il Carnevale oggi
Come abbiamo visto, due elementi accomunano il Carnevale moderno e i suoi “antesignani”: il clima di festa e il travestimento. La nostra società attuale non è rigidamente gerarchica, quindi la componente “liberatoria” appare meno rilevante. Tuttavia, l’elemento del travestimento ha ancora un fascino particolare. La maschera può rappresentare non solo un’evasione dalla routine quotidiana, ma anche una proiezione di aspirazioni e sentimenti nascosti, ignorati in altre circostanze. Attraverso il costume di Carnevale tutti possono impersonare sia pure scherzosamente un ideale: indossare i panni dell’eroe o di un personaggio divertente, amato. Oppure, esternare la passione per fumetti, cinema, videogame o cartoni: quest’ultimo elemento si è evoluto nel mondo dei cosplayers, appassionati che interpretano con grande accuratezza personaggi di fantasia in veri eventi di settore. A volte, una persona timida e impacciata si sente improvvisamente più sicura nei panni di un personaggio che ama. Chi vive questo cambiamento potrebbe valutare l’idea di iscriversi a un corso di recitazione: da tempo la pratica attoriale è considerata un possibile ausilio per vincere l’insicurezza.
Il Carnevale e i bambini
Nei bambini il collegamento tra il costume scelto per Carnevale e alcuni aspetti psicologici può essere particolarmente forte, come spiega la psicologa Annabell Sarpato, autrice del blog “Psicologia per bambini felici”: travestirsi in alcuni casi rappresenta l’espressione di una passione, in altri può manifestare sentimenti di ribellione repressi. Quest’ultima tendenza, talvolta, spiega la scelta di mascherarsi da “cattivo” di cartoni o fumetti. Così, un semplice dialogo sulla scelta del costume potrebbe aiutare i genitori a capire meglio i propri figli. Mai forzare, comunque, i bambini a partecipare al Carnevale: soprattutto nella prima infanzia i travestimenti possono turbare, come affermato dalla dottoressa Simonetta Gentile, responsabile di Psicologia Clinica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma: “Spesso il passaggio da realtà a finzione non è immediato e la festa può trasformarsi in fonte di disagio”.