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3 Aprile 2019

L’isola misteriosa che non vuole sparire

 

di  Ugo Cirilli

 

 

A volte le eruzioni vulcaniche sottomarine sono talmente potenti, da portare addirittura alla nascita di nuove isole. Si tratta tuttavia di formazioni precarie, che solitamente scompaiono nell’arco di alcuni mesi per l’azione degli agenti atmosferici e delle onde.

Nell’Oceano Pacifico meridionale si è verificato, pochi anni fa, un fenomeno che contraddice questa tendenza: una misteriosa isola dall’origine vulcanica è nata nel 2015 nei confini dello Stato di Tonga e non si è mai disgregata.

Nelle mappe non è ancora riportata e non ha nemmeno un vero nome: viene chiamata Hunga Tonga – Hunga Ha’apai, unendo le denominazioni di altre due isole alle quali è collegata da tratti di materiale vulcanico. Il nome è abbreviato per semplicità in HTHH.

 

La vita in un ambiente nuovo

Data l’inusuale condizione dell’isola, che appare per lo più formata da una sorta di ghiaia di detriti vulcanici, la comunità scientifica ha ritenuto interessante verificare se alcune forme di vita vi si fossero già insediate.

Capire le dinamiche di un habitat così “giovane” e apparentemente arido potrebbe, infatti, fornire preziosi indizi sulle origini della vita sulla Terra, oltre che sulle possibilità di vita su altri pianeti.

Nell ottobre 2018 una spedizione della NASA ha così messo piede sull’ isola misteriosa, per esaminare il suo ecosistema.

isola

 

La prima scoperta inaspettata per i ricercatori è stata la composizione del suolo: non solo la ghiaia detritica, ma anche una specie di fanghiglia che ricorda l’argilla, la cui origine non appare chiara.

Ma una sorpresa più grande li attendeva: sull’ isola c’era vita.

Diverse piante, alcune fiorite, avevano messo le radici sul tratto di materiale vulcanico che collega l’isola alle altre e sul vulcano situato nella parte centrale. Inoltre, alcuni uccelli avevano nidificato sulle pendici di quest’ultimo e altri frequentavano la zona, provenendo dai territori vicini. I ricercatori si sono imbattuti in volatili marini come le sterne e addirittura in un barbagianni.

Probabilmente, proprio le feci degli uccelli hanno permesso ai semi delle piante di arrivare sull’isola e impreziosirla con la sua attuale flora.

 

L’emozione di un fenomeno straordinario

Il ricercatore Dan Slayback, del Goddard Space Flight Center della NASA, che è sbarcato su HTHH con altri scienziati e alcuni studenti, non ha nascosto l’entusiasmo. “Eravamo tutti come ragazzini emozionati” ha commentato, aggiungendo che l’isola li ha sorpresi anche perché non era affatto piatta come appariva dalla visione satellitare, ma presentava dei rilievi.

Si tratta di uno dei tre ambienti di tale tipo sopravvissuti così a lungo negli ultimi 150 anni nell’area di Tonga. I ricercatori ricordano però che potrebbe sparire in tempi brevi, perché l’erosione dovuta alle onde, attualmente, procede a ritmi rapidi.

L’isola che non doveva esserci, ma resiste, rimane comunque una prova della tenacia della vita, pronta a radicare anche negli ambienti più brulli e precari.

La sua massa silenziosa sembra lanciarci un “carpe diem”: un invito a cogliere l’attimo, a godere delle cose belle che oggi sono qui, domani…chissà?

 

nasa


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