5 proverbi di uso comune e la loro origine
di Ugo Cirilli
Alcuni tra i proverbi più diffusi sono nati da una remota saggezza popolare, che traeva dall’ osservazione del quotidiano spunti di riflessione e lezioni di vita.
In alcuni casi, però, è davvero difficile capire quali circostanze li hanno ispirati.
Eccone cinque tra i più comuni con la loro origine.
Non dire gatto se non l’hai nel sacco
Sembra che questo proverbio, che ricorda di non esultare troppo presto quando non si è ancora raggiunto un obiettivo, nasca da un errore. La versione originale sarebbe infatti “Non dire quattro se non l’hai nel sacco”. Trarrebbe spunto dalla vicenda di un monaco che, chiedendo l’elemosina, si vide regalare quattro pani da un panettiere. Colpito dal gesto, iniziò a esultare distraendosi e un cane di passaggio gli portò via uno dei pani, prima che venisse messo in un sacco.
La versione attuale è nata quindi per un fraintendimento, complice l’idea del gatto come animale veloce e difficile da catturare!
Chiodo scaccia chiodo
Come mai, per dire che talvolta una preoccupazione serve per lo meno ad allontanarne un’altra, si fa riferimento… ai chiodi?
Come spiega l’Accademia della Crusca, è possibile che l’espressione sia nata da un particolare gioco risalente addirittura all’Antica Grecia, il Cindalismo, in cui si doveva far saltare un chiodo piantato nella terra umida lanciandoci contro un altro chiodo. Tale passatempo è presente con alcune varianti anche in altri periodi storici, in zone e culture diverse, come quella inglese.
Forse, quando commentiamo “Chiodo scaccia chiodo” portiamo avanti una tradizione davvero antica!
A caval donato non si guarda in bocca
Questo proverbio è un invito a essere sempre grati di fronte ai doni, senza mostrarsi diffidenti o sprezzanti.
Perché si parla di “non guardare in bocca” all’animale ricevuto in regalo?
Semplice: perché dall’esame delle condizioni della dentatura del cavallo è possibile stimarne l’età. Non è quindi un comportamento molto educato sospettare, da subito, che un esemplare avuto in dono sia vecchio…
L’ abito non fa il monaco
Come mai, per ricordarsi di non giudicare qualcuno dall’ esteriorità, in particolare dall’ abbigliamento, si è scelto di parlare proprio… di un monaco?
Questo proverbio ha origini davvero remote e viene perfino citato in un passaggio de “I promessi sposi” di Manzoni.
Sembra che nasca da un detto medievale in latino, “Cucullus non facit monachum”, cioè “Il cappuccio non fa il monaco”.
Nel Medioevo i monaci che viaggiavano erano accolti con ospitalità e particolare riguardo. Per questo motivo, capitava che alcuni disonesti si travestissero da religiosi, cercando di ottenere un “trattamento di favore” con l’inganno.
Da tale circostanza la saggezza popolare avrebbe sviluppato il detto ancora in uso.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi
Anche questo proverbio appare nelle tradizioni italiane da tempi lontani, citato anche nel dizionario ottocentesco di Tommaseo e Bellini come “Il diavolo aiuta a far le pentole e non i coperchi”.
Rappresenta un ammonimento a comportarsi bene e a evitare azioni malvagie.
I piani nati da cattive intenzioni, vuole dirci, sono fallaci e si ritorcono sempre contro il loro autore. Possiamo considerarli difettosi, appunto, come una pentola senza il suo coperchio.
Secondo una spiegazione più approfondita, l’immagine evocata indica che l’autore dell’azione malvagia sarà presto evidente a tutti, come il contenuto di una pentola senza coperchio, che rimane ben visibile.