5 scoperte che hanno cambiato il mondo
di Ugo Cirilli
La storia dell’umanità è ricca di scoperte memorabili, nate dall’ingegno, dalla casualità o da una combinazione dei due fattori. Alcune hanno cambiato il corso della storia e plasmato il mondo intero; difficilmente potremmo immaginare il nostro stile di vita di oggi, senza di esse. Le cinque di seguito hanno permesso progressi altrimenti impensabili.
Il fuoco
La “scoperta del fuoco”, o meglio delle sue funzioni e delle più rudimentali tecniche per accenderlo, avvenne circa 500.000 anni fa. Si ritiene che l’homo erectus sia stato il primo dei nostri antenati a cercare di controllare questo elemento, che osservava con stupore durante gli incendi causati dai fulmini. Dapprima provò ad accendere nuovi fuochi utilizzando le braci, poi iniziò a servirsi di metodi come lo sfregamento di rami o pietre. L’impatto della scoperta sull’evoluzione umana fu enorme: le tecniche di cottura migliorarono l’alimentazione, permettendo di introdurre nuovi cibi, inoltre divenne più facile scaldarsi e tenere lontani animali pericolosi. L’abitudine di ritrovarsi attorno al focolare favorì la socializzazione. L’utilizzo del fuoco, più avanti nella nostra storia evolutiva, rese possibile la lavorazione dei metalli e la realizzazione di utensili sempre più complessi.
L’elettricità e i suoi utilizzi
Già nell’antica Grecia filosofi come Platone e Talete studiavano affascinati i fenomeni elettrici, dal fulmine al potere dell’ambra di attrarre oggetti leggeri. Solo in età moderna, però, si arrivò a comprendere come funzionasse davvero l’elettricità, in modo da poterla utilizzare per scopi pratici. Già nel 1752 Benjamin Franklin aveva capito che era possibile convogliare la corrente, con un pericoloso esperimento: attrasse l’elettricità di un fulmine attraverso un aquilone con una punta metallica. Nacque così l’invenzione del parafulmine.
La svolta più rivoluzionaria avvenne nel 1799, quando Alessandro Volta creò la prima pila, intuendo che gli elettroni si spostavano tra materiali con diverso potenziale elettrico. Per creare il flusso di corrente dispose dei dischi di rame alternati ad altri di zinco, separati da dischi di cartone o panno imbevuti in acqua salata. La corrente passava attraverso un filo di rame che univa i due capi della batteria. Secondo Albert Einstein fu “la base fondamentale di tutte le invenzioni moderne”.
L’antibiotico
Già nell’800 si ipotizzava che esistessero muffe e funghi in grado di proteggere l’organismo dai germi patogeni. Nel 1895 lo studioso italiano Vincenzo Tiberio raccolse alcune prove sperimentali partendo da un dato curioso: notò che ogni volta che il pozzo della casa dei suoi zii veniva ripulito, chi utilizzava l’acqua iniziava a soffrire di infezioni intestinali. Queste sparivano solo alla ricomparsa delle muffe. Da esse ricavò un estratto, di cui testò con successo il potere curativo su alcuni topi di laboratorio. Purtroppo la sua ricerca non ottenne la giusta considerazione, anche perché allora l’Italia era ritenuta marginale nel panorama scientifico internazionale. Nel 1929 invece il biologo inglese Alexander Fleming suscitò più clamore, scoprendo quasi casualmente il potere antibatterico della muffa penicillum notatum. Fleming si accorse che una piastra con una coltura di batteri, nel suo laboratorio, era stata contaminata da tale muffa che aveva attaccato la popolazione batterica. Dalle successive sperimentazioni dello scienziato nacque così il primo antibiotico in commercio: la penicillina.
Il vaccino
Il primo vaccino nacque nel 1749 da un’intuizione di Edward Jenner, medico inglese di campagna. Al tempo molte persone venivano contagiate dal vaiolo, patologia che nei casi gravi poteva raggiungere una mortalità del 35 %.
Jenner si accorse che alcune mungitrici che contraevano il vaiolo bovino o vaccino, cioè la forma animale del virus, non venivano poi contagiate dalla versione umana. Dopo svariati esperimenti, nel 1796 il medico tentò la prima vaccinazione di un bambino, James Phipps, iniettandogli bacilli di vaiolo bovino. Dopo circa due mesi Jenner inoculò al paziente il virus del vaiolo umano, constatando poi che James era del tutto immunizzato.
Il DNA
Il primo scienziato a isolare il DNA nel 1869 fu lo svizzero Friedrich Miescher, che chiamò “nucleina” l’acido nucleico con le informazioni genetiche necessarie per lo sviluppo degli esseri viventi. In seguito sarebbe stata coniata la sigla “DNA”, che sta per “acido desossiribonucleico”. Tuttavia, solo nel 1953 ne venne compresa la struttura a elica dai ricercatori James Watson e Francis Crick. Questa scoperta aprì la strada alla comprensione approfondita della trasmissione dei geni da una generazione all’altra, portando i suoi autori a conseguire il Nobel per la medicina assieme al collega Maurice Wilkins.
Tale riconoscimento suscita tuttora discussioni nella comunità scientifica, perché Watson e Crick si avvalsero delle immagini a raggi X realizzate da una collaboratrice di Wilkins, la chimica e cristallografa britannica Rosalind Franklin. Secondo alcuni scienziati anche lei avrebbe meritato il Nobel, visto l’importante contributo alla scoperta.