“Asbury Park: lotta, redenzione, rock’n roll”: il documentario con Bruce Springsteen
di Ugo Cirilli
Appassionati cultori del rock’n roll, segnate sul calendario tre date importanti: il 22, il 23 e il 24 maggio. Saranno gli unici giorni per vedere nei cinema italiani “Asbury Park: lotta, redenzione, rock’n roll”, il documentario dedicato alla località del New Jersey che ebbe un ruolo chiave nella carriera di Bruce Springsteen.
La Asbury Park citata nel titolo è infatti la cittadina che The Boss iniziò a frequentare da ventenne, attratto dalle opportunità che offriva nel panorama della musica live. Vi sorgeva infatti l’Upstage Club, un apprezzato locale che, oltre a organizzare concerti, permetteva ai musicisti di intrattenersi anche dopo la chiusura per fare prove e improvvisare “jam sessions”.
La quotidianità ad Asbury Park non era però tutta rose e fiori, tanto che nel 1970 esplose una clamorosa rivolta della popolazione afroamericana, che viveva in condizioni disagiate. I disordini durarono sette giorni e causarono 180 feriti.
Da allora, però, la località del New Jersey ha lottato per migliorare notevolmente la qualità della vita, anche grazie alla musica: la sua storia si lega così strettamente a quella del famoso musicista, due vicende di tenacia e speranza. A sottolineare il legame, il titolo del primo album solista di The Boss: “Greetings from Asbury Park” (“Saluti da Asbury Park”), del 1973.
Il documentario cattura, attraverso varie testimonianze, un momento unico: il “Jersey Sound” di una scena musicale esplosiva che cerca di reagire all’incertezza, accogliendo anche i primi bagliori di un astro nascente del rock. Gli spettatori ammireranno anche i video di esibizioni live del periodo, con Springsteen affiancato da musicisti che sarebbero poi diventati importanti collaboratori, come Little Steven e David Sancious. Faranno la loro apparizione anche altri protagonisti di quel florido panorama musicale, come Southside Johnny, frontman della band “Southside Johnny and the Asbury Jukes”.
Le vicende degli artisti si intrecciano con le fasi cruciali della storia della cittadina in quegli anni inquieti: “Asbury Park; lotta, redenzione, rock’n roll” unisce il documentario rock e l’affresco sociale.
Alcune curiosità su Bruce Springsteen
The Boss conta un numero enorme di fan a livello globale; ci sono però alcune curiosità su di lui che forse non tutti conoscono!
- Le origini familiari del cantante sono varie e hanno una parte di italianità: è infatti figlio di Douglas Frederick Springsteen, di discendenza olandese e irlandese e Adele Ann Zerilli, italoamericana.
- La “folgorazione” che fece innamorare Springsteen della musica avvenne quando aveva solo sette anni, nel 1956: vide alla tv un’esibizione di Elvis Presley all’”Ed Sullivan Show”, rimanendo profondamente affascinato dal personaggio e dal sound.
- Il cantante venne chiamato nell’esercito a 19 anni, durante la guerra in Vietnam. Per evitare di essere inviato al fronte, Springsteen le tentò davvero tutte: dalla notte che trascorse sveglio in giro con un amico, per arrivare stanco alla visita e bocciare le prove fisiche, all’inventare alla commissione di fare uso di LSD. Tuttavia, tanto impegno fu superfluo: venne giudicato non idoneo per le conseguenze di un incidente di moto, accadutogli circa un anno prima. La tragedia del conflitto lo ha sempre colpito molto e, nel 1981, organizzò un concerto di beneficienza per aiutare i reduci, alcuni dei quali erano rimasti disabili. Contro l’assurdità della guerra scrisse uno dei suoi brani più celebri: “Born in the USA”.
- Perché è soprannominato “The Boss”? Sembra che il nickname sia nato agli inizi della carriera, quando distribuiva personalmente, dopo uno show, i compensi ai musicisti che lo accompagnavano. Non ha mai amato quel soprannome, ma a quanto pare non è riuscito a liberarsene!