Måneskin, quando l’energia rock è made in Italy
Dalle strade ai palcoscenici internazionali; potrebbe essere riassunta così l’incredibile ascesa dei Måneskin, la band italiana del momento.
Una vicenda che dimostra come sia possibile arrivare al successo anche in un settore difficile come la musica, se ci si arma di determinazione, idee, ostinazione.
Gli inizi della storia del gruppo sono piuttosto comuni: è il 2015 e quattro giovani musicisti romani, Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio, si incontrano tra contatti scolastici e annunci Facebook per fare musica insieme.
Nel 2016 vincono un concorso musicale scolastico, il Pulse – High School Band Contest, presentandosi già con il nome Måneskin. È una parola del danese, lingua natale della madre di Victoria, e significa “chiaro di luna”.
Nello stesso anno si esibiscono al MEI, il Meeting delle Etichette discografiche Indipendenti. Il rock è già la loro cifra stilistica, sebbene contaminata da altre influenze alla ricerca dell’originalità.
Dal busking a X Factor
Nonostante gli inizi promettenti, la band non si monta la testa. I Måneskin si esibiscono anche in strada, come comuni busker, affidandosi alla generosità dei passanti. Monetina dopo monetina, nel tempo riescono a registrare il primo singolo in studio con il denaro raccolto.
Nel 2017 approdano a X Factor; con la loro attitudine rockettara, non possono non entrare in sintonia con il giudice che li segue, Manuel Agnelli.
Con la sua guida arrivano al secondo posto del podio, con il brano Chosen che poco dopo l’esibizione diventa il più scaricato da Itunes.
Seguono concerti sold out, apparizioni televisive (“Che tempo che fa”, “E poi c’è Cattelan”, “Ossigeno”), il primo album in studio “Il ballo della vita”, un documentario che approda nelle sale cinematografiche… la band diventa sempre più iconica, unendo sia nel sound che nel look richiami seventies ed influenze contemporanee.
Il boom di Sanremo 2021 e dell’Eurovision
Gli sviluppi recenti sono noti: il trionfo a Sanremo 2021 e all’Eurovision Song Contest. Era dal 1964 che un artista italiano non realizzava una simile “doppietta”: allora avvenne a Gigliola Cinquetti, con “Non ho l’età (per amarti)”.
Il brano del trionfo è “Zitti e buoni”, rock muscolare nel sound, con un testo che tra versi crudi e altri più simbolici parla della sensazione di sentirsi strani, diversi, “chiacchierati”, e della tenacia di chi continua a inseguire un sogno.
Il loro successo internazionale esplode sempre più: hanno superato i 29 milioni di ascoltatori mensili nel mondo su Spotify, un numero superiore a quello dei Beatles.
Merito anche di un repertorio che, pur presentando nella quasi totalità brani in italiano, si concede parentesi in inglese: ne è un esempio “I wanna be your slave”, apparsa nella top ten dei singoli in Inghilterra.
Anche l New York Times si è speso in elogi per la band romana, definendola “un concentrato di carisma sul palco e di energia giovanile”.
La famosa testata ha inoltre sottolineato che il look della band, con tacchi e smalto anche per i componenti maschili, rappresenta un incoraggiamento alla libera espressione di sé al di là degli stereotipi di genere.
Procede quindi a gonfie vele l’ascesa di un gruppo che del rock riaccende l’energia, rinnegando invece lo stereotipo degli eccessi. Durante le votazioni dell’Eurovision, a un certo punto il frontman Damiano è stato inquadrato chinato sul tavolo.
Presto si è scatenato un gossip malevolo: stava forse sniffando cocaina? Il diretto interessato ha smentito categoricamente, spiegando come sono andate le cose: si era chinato a guardare un bicchiere rotto, caduto nell’euforia dell’esultanza.
Nell’occasione ha sottolineato la sua assoluta contrarietà alla droga, che afferma di non aver mai utilizzato.
Quindi, long live rock’n roll: un genere che non ha bisogno di trasgressioni vere o finte per continuare a vivere, ma solo di energia pura. E stavolta l’ha trovata nel nostro Paese.