Sai perché…? 5 curiosità sul nostro corpo
di Ugo Cirilli
Il nostro corpo è una macchina complessa e straordinaria. Tutte le sue funzioni e le sue reazioni, anche quelle che sembrano inutili o incomprensibili, hanno una ragione radicata nell’evoluzione e nei complessi processi che ne regolano il funzionamento.
Vediamo quindi cinque curiosità sul nostro organismo!
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Perché sbadigliamo?
Accorgersi che qualcuno sbadiglia mentre parla con noi non è di certo piacevole.
La tesi di un gruppo di ricercatori dell’Università di Vienna ci può consolare in parte: lo sbadiglio abbasserebbe la temperatura del cervello quando diventa troppo alta, immettendo ossigeno.
Forse l’interlocutore sonnolento in realtà si sta sforzando di seguirci, di fronte a un’argomentazione un po’ faticosa che…surriscalda il suo cervello. In tal caso siamo noi a dover “aggiustare il tiro”, comunicando in maniera meno macchinosa e verbosa!
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Perché ridiamo?
Sull’ origine della risata, un fenomeno spontaneo, sono state fatte varie ipotesi. Una delle più interessanti è quella del noto neuroscienziato indiano Vilayanur Ramachandran. Secondo la sua teoria, l’atto di ridere sarebbe nato come espressione di sollievo, quando i nostri antenati si accorgevano che un pericolo era scampato o si era trattato di un falso allarme. La contrazione del viso in una smorfia di tensione e aggressività si sarebbe “rilassata” in un sorriso, con le emissioni sonore che comunicavano l’assenza di una minaccia.
L’ipotesi è interessante anche perché spiega situazioni in cui le risate spesso si scatenano: ad esempio le barzellette più riuscite, o un buffo contrattempo che capita a qualcuno senza serie conseguenze. Nel primo caso, chi racconta descrive una situazione che attira l’attenzione, in cui qualcosa è irrisolto o sta per accadere: chi ascolta avverte una certa tensione, che si stempera con l’epilogo ironico. Nel secondo, all’iniziale allarme (ad esempio vedere una persona scivolare goffamente) segue la constatazione che non è successo nulla di grave.
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Perché i capelli diventano bianchi?
Il progressivo cambiamento del colore dei capelli con l’avanzare degli anni è spesso accolto con sfavore e preoccupazione: un segnale di invecchiamento!
Si tratta in realtà di una normale variazione nel funzionamento di alcune cellule, che può manifestarsi in età diverse a seconda di fattori genetici.
Il colore dei capelli dipende dai pigmenti di melanina, una sostanza che presenta due gruppi: l’eumelanina che determina le tonalità scure (nero e castano) e la feomelanina, che si traduce nei colori giallo e rosso. Il rapporto tra i due gruppi origina il colore dei capelli. Con il tempo però le cellule responsabili della melanina, i melanociti, producono i pigmenti in quantità sempre minore. Come ha scoperto un team di ricerca delle Università di Bradford (Inghilterra) e Mainz (Germania), questo avviene perché, con l’avanzare degli anni, nel bulbo pilifero alla base dei capelli aumenta il perossido di idrogeno, conosciuto anche come acqua ossigenata. La sua crescente presenza inibisce sempre più la produzione di melanina. Non a caso, l’acqua ossigenata è utilizzata anche nelle tinture che schiariscono i capelli!
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Perché tremiamo quando è freddo?
Sarà capitato a tutti di trovarsi in un locale poco riscaldato, o magari di uscire di casa vestiti troppo leggeri, ritrovandosi a soffrire tanto il freddo da avvertire i “brividi”.
In un attimo siamo scossi da tremiti improvvisi, che cerchiamo magari di attenuare camminando, sfregando le mani, compiendo piccoli movimenti ripetuti per allontanare il gelo. Proprio il fatto che il movimento produce calore è alla base della reazione di tremito.
Quando l’organismo rileva, attraverso i recettori della pelle, che il clima è talmente freddo da mettere a rischio il mantenimento della temperatura corporea, avvia reazioni di contrazione muscolare ripetuta per produrre calore. Arriviamo così ad essere colti dai tremori e/o a battere i denti, reazioni tipicamente associate al disagio per le basse temperature.
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Perché sbattiamo le palpebre?
L’atto di sbattere le palpebre avviene in maniera automatica con una frequenza notevole: si stima che sia compiuto circa 24.000 volte al giorno. Non ce ne rendiamo conto, perché la velocità con cui accade è tale da non farci percepire un’interruzione della visione.
Ma a cosa serve sbattere le palpebre?
Innanzitutto i nostri occhi, per mantenersi efficienti, devono essere lubrificati dal fluido lacrimale, che il movimento della palpebra aiuta a spandere su tutto il bulbo oculare.
Inoltre, in base ad alcuni studi è stato ipotizzato che quel movimento abbia anche un’importante funzione a livello cerebrale. Nei momenti in cui avviene la repentina chiusura della palpebra, il cervello beneficerebbe di una rapidissima pausa, utile soprattutto quando ci troviamo a elaborare un carico impegnativo di informazioni. Infatti, il battito risulta più frequente quando siamo molto coinvolti da una conversazione, meno invece se ci si lascia andare a vagare distrattamente con i pensieri.
Diversa, infine, è la natura dei tic nervosi, in cui il movimento viene eseguito come reazione a una condizione di stress.
Come abbiamo potuto osservare da queste semplici curiosità, il nostro organismo, frutto di una lunga evoluzione, non smette di sorprendere per la sua complessità.