La Felicità: cosa avviene nell’organismo
di Ugo Cirilli
“Ho deciso di essere felice perché fa bene alla mia salute”, disse Voltaire. Oggi la scienza ha studiato la felicità, traguardo che muove le nostre azioni e le nostre vite, con risultati interessanti che danno ragione al filosofo francese.
Certo, non sempre basta “decidere di essere felici” per diventarlo davvero. A volte però il nostro atteggiamento mentale ha un ruolo determinante: imparare a focalizzarci sui lati positivi della vita, sugli eventi piacevoli, sui progetti e sulle speranze.
Ma torniamo alla scienza: oggi sappiamo cosa avviene nel nostro organismo nei momenti felici.
Per capirlo dobbiamo partire dagli ormoni, sostanze che svolgono un importante ruolo di regolazione in varie funzioni del nostro corpo.
Se parliamo di felicità, uno dei protagonisti è la serotonina, chiamato non a caso “ormone del buonumore”. Contribuisce al nostro equilibrio emotivo inducendo sensazioni di benessere.
Sembra che uno stile di vita sano, con il giusto livello di attività fisica, pratiche come la mindfulness e una mentalità positiva, favorisca la presenza di questo ormone nell’organismo.
Parliamo invece della dopamina, che introduce un’altra idea di felicità: la motivazione ad agire per realizzare un progetto al quale teniamo, raggiungere un obiettivo, rivivere una situazione piacevole.
È un ormone che viene rilasciato per “motivarci”, attraverso sensazioni positive, ad attuare determinati comportamenti.
Così, dal buonumore legato alla serotonina ci spostiamo in un altro contesto: sentirci bene perché siamo motivati ad agire, perché abbiamo uno scopo.
L’ormone ossitocina ci porta a considerare ancora un’altra sfumatura di felicità: il benessere che deriva dall’affetto per le persone care.
Viene detto “ormone dell’amore” e stimola le relazioni con gli altri, l’altruismo, la prosocialità.
Contribuisce all’instaurarsi del legame tra la madre e il figlio neonato e sembra giocare un ruolo anche nella fedeltà di coppia.
Viene rilasciato nell’organismo, ad esempio, quando scambiamo gesti d’affetto come un abbraccio o una pacca sulla spalla, o ci prendiamo cura del prossimo.
Infine, non possiamo non menzionare le endorfine, importanti neurotrasmettitori (sostanze che veicolano “messaggi” nel sistema nervoso) che inducono sensazioni piacevoli.
Entrano nella circolazione nei momenti legati al piacere, dalla sessualità all’atto di assaporare un cibo gradito, ma non solo: oggi sappiamo che l’organismo le rilascia anche in risposta a una condizione di stanchezza o sforzo fisico, per indurre una sensazione di “sollievo”.
Attenzione, però, a non incorrere in allenamenti eccessivi solo per “assaporare” poi l’aumento di endorfine!
Quanto abbiamo visto ci aiuta a capire che la felicità non è un’idea unica: vari sono gli aspetti della vita coinvolti nel nostro benessere interiore.
Motivazione, movimento, affettività… la scienza ci aiuta a capire che essere felici significa equilibrare armoniosamente diverse dimensioni.
Con questa consapevolezza possiamo celebrare la Giornata internazionale della Felicità, 20 marzo: una ricorrenza istituita dall’ONU nel 2012 su proposta del consigliere e businessman Jayme Illien, che aveva vissuto l’infanzia da orfano per le strade di Calcutta prima di essere accudito dalle Missionarie della Carità.
Il suo passato lo ha sicuramente spinto a riflettere sul valore della felicità profonda, al quale tendere non solo con le azioni ma anche a livello interiore.
Questo articolo è un testo puramente informativo e non rappresenta in nessun modo prescrizioni o consigli medici.