Vitamina D, la vitamina del sole
di Virginia Torriani
La vitamina D è un elemento fondamentale per garantire il benessere del nostro organismo, in particolare gioca un ruolo di primissimo piano per la salute dell’apparato scheletrico – è utile per assorbire calcio e fosforo – e di quello muscolare, oltre che nell’assicurare funzionalità ed efficienza del nostro sistema immunitario.
Conosciuta anche come la “vitamina del sole” perché viene autoprodotta dal corpo ogni volta che ci si espone alla luce solare, la vitamina D alle nostre latitudini è generalmente garantita da marzo a novembre con la semplice esposizione alla luce del sole: basta scoprire circa il 25% della superficie corporea per almeno 15 minuti 2-3 volte alla settimana. Nei restanti mesi dell’anno invece, l’intensità dei raggi solari non sempre è sufficiente a convertire il precursore in vitamina D e per questo motivo la foto esposizione solare potrebbe non bastare per garantire livelli ottimali di vitamina nell’organismo.
E’ bene monitorare attentamente i propri valori di vitamina D: una eventuale carenza può provocare dolori osteo-muscolari, debolezza muscolare e fragilità ossea e alla lunga causare rachitismo e osteomalacia, una condizione patologica per cui la struttura ossea è integra esternamente ma all’interno non vi è contenuto minerale sufficiente. Una mancanza di vitamina D può rendere inoltre i denti più deboli e quindi più inclini a cariarsi facilmente.
Attenzione però, anche avere valori eccessivi di vitamina D può essere nocivo: come per molte altre vitamine liposolubili esiste un rischio di tossicità da sovradosaggio, che può provocare una calcificazione diffusa a livello dei vari organi nel nostro corpo.
Il fabbisogno effettivo di questa vitamina varia a seconda dell’età e di altre condizioni specifiche della persona: in generale si parte dalle 200 unità internazionali al giorno per i bambini e gli adulti fino ai 50 anni per passare a 400 unità per le persone con età compresa tra i 51 e i 70 anni e arrivare fino a 600 unità al dì per i soggetti con più di 70 anni. Con l’avanzare degli anni quindi, e in presenza di particolari necessità, per raggiungere i livelli ottimali di vitamina D può essere utile inserire nella propria dieta specifici alimenti o, in casi di carenze più serie, ricorrere a veri e propri integratori farmaceutici.
Nel primo caso è bene saper scegliere gli alimenti più ricchi di questo nutriente tra gli scaffali e i banchi freschi del supermercato. Tra i cibi “amici” rientra in questo caso gran parte del pesce azzurro, come ad esempio le sardine, il tonno, lo sgombro e il salmone, che, oltre ad essere facili da preparare e sani, assicurano anche una discreta quantità di acidi grassi Omega3, altri preziosi alleati della salute cardiovascolare. Anche i funghi sono una buona fonte di vitamina D: in particolare quelli coltivati in serra vengono spesso esposti dai produttori alla luce ultravioletta proprio per aumentare i livelli di vitamina D dal momento che, proprio come l’essere umano, anch’essi hanno la capacità di sintetizzare la preziosissima vitamina, quando esposti alla luce.
Meglio invece non consumare troppo latte e latticini: contrariamente a quanto si crede non sono alimenti capaci di vantare grandi concentrazioni della vitamina in questione.