3 giugno, la Giornata Mondiale della Bicicletta: scopriamo la storia del mezzo!
di Ugo Cirilli
Due ruote, il telaio, il manubrio, i freni, il sellino. E i pedali, strumento di propulsione semplice ed efficace. Pochi mezzi di trasporto hanno mantenuto per tanto tempo lo stesso aspetto come la bicicletta. Le automobili, le moto, gli aerei hanno subito trasformazioni radicali.
La combinazione di elementi che ha dato luogo all’ amatissimo velocipede si è rivelata talmente riuscita, che le attuali biciclette a volte ricordano ancora la silhouette delle loro “antesignane” di fine ‘800.
Prima di arrivare alla versione definitiva, l’ingegno umano ha testato curiose soluzioni per sfruttare due ruote e la forza muscolare. Progetti meno comodi, a volte rischiosi, ma utili per arrivare poi al mezzo di trasporto tuttora diffusissimo. Un mezzo che il 3 giugno sarà degnamente celebrato: in quella data, dal 2018, si festeggia la Giornata Mondiale della Bicicletta, indetta dalle Nazioni Unite!
Dal “celerifero” alla “safety bike”
Se vogliamo tratteggiare rapidamente una storia della bicicletta, per prima cosa viaggiamo nel tempo fino al 1791. In quell’anno sembra che un nobile francese, il conte Mède de Sivrac, abbia ideato un mezzo fatto da un asse di legno che collegava due forcelle e due ruote, chiamandolo “celerifero” (dal latino, “il mezzo che trasporta velocemente”). Non si trattava di una vera bicicletta, perché non c’erano i pedali: per utilizzarlo ci si sedeva sul sellino e si spingeva con i piedi sul terreno. Non era possibile sterzare: per cambiare direzione il conducente doveva fermarsi e girare il mezzo. Non sappiamo con certezza se il celerifero sia esistito davvero e se sia nato alla fine del ‘700, mancando prove certe. È affascinante, comunque, pensare che la strada verso la creazione della bicicletta sia stata aperta in tempi così lontani.
È certo invece che nel 1817 l’inventore tedesco Karl Drais ideò un mezzo che la stampa chiamò “draisina”. Il sistema ricordava quello del presunto “celerifero”, con un’importante novità: anche la draisina funzionava grazie alla spinta dei piedi sul terreno, ma aveva un manubrio che permetteva di far sterzare la ruota anteriore. Diventò un mezzo apprezzato dalle classi emergenti, legato soprattutto al tempo libero: venne ribattezzato “hobby horse”, il “cavallo dello svago”. Nel 1818 si svolse la prima gara di draisine vinta dal tedesco Semmler, che il percorso di 10 km in circa 31 minuti. Consideriamo che la draisina non aveva i pedali!
Oggi è possibile ammirare esemplari del veicolo in alcuni musei (ad esempio al “Museo Nicolis dell’Auto, della Tecnica e della Meccanica” di Verona).
Tuttavia la draisina non fu tanto popolare da sostituire il cavallo, come sperava il suo inventore: allora molte strade erano sconnesse, inoltre il movimento a spinta risultava poco comodo e consumava le suole delle scarpe.
Nel 1861 l’inventore francese Ernest Michaux ebbe un’intuizione: perché non provare a rendere più efficiente la draisina, applicandovi dei pedali?
Collegati alla ruota anteriore, cambiarono indubbiamente nel profondo l’approccio al mezzo di trasporto. Alcuni anni dopo l’idea venne ripresa da un connazionale di Michaux, Eugène Meyer, che inventò il velocipede chiamato “biciclo”: era simile a una bicicletta, con la ruota anteriore molto grande e la ruota posteriore assai più piccola.
Ebbe successo negli anni ’80 dell’800, pur presentando alcuni inconvenienti: non era semplice salire sul sellino, partire e fermarsi. Inoltre, la posizione in alto del conducente rendeva particolarmente pericolosa la caduta.
Già dagli anni ’60 dell’800, però, diversi inventori lavoravano a un progetto di velocipede diverso e più sicuro, che sarebbe stato chiamato proprio “safety bike”, “bicicletta di sicurezza”. Nel 1868 e nel 1877 vennero prodotte due versioni, dagli imprenditori inglesi Thomas Huber e Henry John Lawson. Il conducente poteva utilizzarle riuscendo a toccare il terreno con i piedi da fermo: ad essere più grande ora era la ruota posteriore, mossa dai pedali tramite la catena.
È nel 1884 che si ha forse l’atto di nascita della moderna bicicletta: in quell’anno a Coventry, Inghilterra, John K. Starley realizzò la Rover, con le due ruote della stessa grandezza e la trasmissione a catena, che muoveva quella posteriore. Dagli esemplari ancora presenti in alcuni musei, si può cogliere la notevole somiglianza con la versione attuale.
Ormai mancava solo un elemento per avvicinarsi alle biciclette odierne: il pneumatico, che venne sperimentato su un mezzo a pedali nel 1888.
La bicicletta oggi
La bicicletta ha conosciuto un successo travolgente e, oggi, ne possiamo trovare in commercio una grande varietà di modelli, da scegliere in base all’utilizzo.
Dalle mountain bike per l’”off road” alle biciclette da corsa, dalle classiche city bike per gli spostamenti urbani alle sempre più diffuse ebike, dalla pedalata assistita elettricamente: il popolare velocipede riesce davvero a soddisfare tutte le esigenze.
Ne esistono versioni davvero curiose come la velomobile, bicicletta reclinata e carenata con l’aspetto di un piccolo siluro, o la cargo-bike per il trasporto di bagagli e merci.
Scelta la propria versione ideale, è opportuno munirsi degli accessori più indicati, soprattutto se si utilizza il mezzo per itinerari prolungati e impegnativi: ad esempio i pantaloncini da ciclismo che attutiscono il contatto con la sella, il casco (non obbligatorio ma consigliato) ed eventuali borse porta oggetti per gli spostamenti turistici più lunghi.
Ecosostenibile, pratica e leggera, la bicicletta attrae tanto lo sportivo desideroso di performance atletiche, quando l’amante del relax all’aria aperta!