Body positive: due parole, un concetto semplice
Una filosofia di vita che fortunatamente sta prendendo sempre più piede, come dimostrano le tante ricerche su internet del termine che la identifica: “body positivity”.
Due sole parole che racchiudono però un concetto semplice eppure estremamente potente: l’accettazione di sé stessi e del proprio corpo, con le sue caratteristiche ed unicità, presunti difetti e imperfezioni compresi.
La nuova e felice corrente di pensiero si oppone così fermamente all’imposizione di uno standard univoco e universale di bellezza, a lungo promosso dal mondo della moda e dello spettacolo.
Non è questione di rovesciare i canoni beauty, ma piuttosto di allargarli per abbracciare fisicità androgine e prosperose, corpi alti e bassi, donne skinny e curvy, persone diversamente abili, giovani e anziane, senza distinzione di razza e orientamento sessuale.
Il movimento affonda le radici nel femminismo degli anni Sessanta, ma di fatto ha conosciuto più ondate per arrivare ad affermarsi in tutto il mondo solo in tempi relativamente recenti.
A dare il via alla first-wave sono stati per la precisione due uomini: Steve Post, conduttore radiofonico che decise di organizzare un “fat-in” a Central Park, e Lew Louderback, giornalista autore di un articolo dal provocatorio titolo “Più persone dovrebbero essere grasse!”.
Entrambi richiamarono con le loro gesta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla pratica spregevole del body-shaming, ovvero la discriminazione a causa dell’aspetto di una persona.
La second-wave partì negli anni Novanta, nel bel mezzo della mania per il fitness e l’aerobica di Jane Fonda e quando in tutto il mondo spopolavano le cosiddette supermodel.
Fu opera di Connie Sobczak ed Elizabeth Scott, che per prime utilizzarono il termine body positivity fondando anche una propria associazione, The Body Positive, considerata la vera e propria fucina di questo movimento sociale.
Infine la terza ondata si è sviluppata a partire dal 2012 e ha cavalcato la pervasività e le enormi possibilità offerte dai social network.
Da allora il movimento ha coinvolto moltissimi volti noti: modelle, attrici, influencer si sono fatte nel corso degli ultimi anni vere e proprie ambasciatrici del messaggio.
Un esempio su tutte, Vanessa Incontrada, che ha posato senza veli sulla copertina di un noto settimanale femminile lanciando un potentissimo messaggio di body positivity per tutte quelle donne con un fisico morbido e generoso.
Negli ultimi tempi inoltre sono stati molti anche i brand di cosmetica e di abbigliamento che hanno deciso di promuovere un’immagine di bellezza autentica.
Modelle che sfoggiano assieme al bikini qualche centimetro di cellulite e smagliature, testimonial d’eccezione che non nascondono le cicatrici lasciate sul proprio corpo da una devastante malattia…
Anche la recentissima serie tv “And just like that”, sequel del cult “Sex and the City”, in qualche modo rappresenta l’onda lunga di questa corrente: puntata dopo puntata propone infatti coraggiosamente le iconiche ragazze di Manhattan con liberatori capelli grigi e con le rughe che fanno parte del fascino di qualsiasi donna di mezza età.