Il fascino dei luoghi abbandonati
di Virginia Torriani
Dalle città fantasma alle strutture dismesse, dalle meraviglie sommerse sotto distese di laghi e mari fino ai paesini disabitati delle valli montane: i luoghi abbandonati da sempre emanano un fascino tutto particolare, carico di storia e mistero.
Lontani dall’urbanizzazione, spesso situati in luoghi impervi o, comunque difficilmente raggiungibili; a volte, sopraffatti da una vegetazione diventata troppo folta, che, a causa del trascorrere del tempo e dell’incuria, torna a prendere il sopravvento sulle costruzioni… I borghi abbandonati – in favore di soluzioni abitative più vicine alle città e ai luoghi di lavoro – riservano a chi decide di visitarli un’atmosfera surreale e come sospesa nel tempo.
Ecco 5 destinazioni lontane dalla folla tutte da scoprire.
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Curon Venosta (BZ)
Un campanile che spunta in mezzo a un lago. Questo è ciò che resta di Curon Venosta, piccolo paesino di montagna che, nel 1950, fu sommerso dall’acqua a causa della costruzione di una diga. A poco valsero le proteste degli abitanti, che, per dissuadere le autorità dalla decisione di unire in un unico invaso i tre laghi naturali della zona, si rivolsero anche al Papa. Alla fine, dovettero arrendersi a vedere le loro case scomparire sotto l’acqua che diventava sempre più alta.
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Pentedattilo (RC)
Questo piccolo borgo, frazione del Comune di Melito Porto Salvo, deve il suo nome all’antica rocca, le cui cinque guglie ricordano una mano di un gigante. Pentedattilo iniziò a svuotarsi dei suoi abitanti già agli inizi del ‘900: i giovani partivano alla ricerca di un lavoro, le famiglie via via si spostavano più a valle, dove avrebbero potuto condurre una vita più confortevole e sicura, al riparo dalle frequenti alluvioni e terremoti che interessavano da secoli questa zona interna della Calabria. Dagli anni ’90 le stradine disabitate di Pentedattilo iniziano ad attrarre visitatori: piccole botteghe, iniziative culturali e la possibilità di alloggiare nel centro grazie ad un progetto di albergo diffuso hanno parzialmente rianimato la zona.
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Elcito (MC)
Un borgo quasi completamente disabitato: sono meno di dieci i residenti. Non un esercizio commerciale, se non da pochi decenni un piccolo bar alimentari. Nel Medioevo la rupe su cui si erge questa piccola frazione di Sanseverino Marche era inaccessibile. Oggi arrivarci è molto più facile che un tempo, ma sono poche le persone che lo fanno: oltre alla vista spettacolare sulla valle circostante, il paese offre tutto il fascino dei borghi lontani dai grandi centri, dal rumore e dalla mondanità.
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Santo Stefano di Sessanio (AQ)
Santo Stefano di Sessanio è un suggestivo borgo medievale situato all’interno del parco nazionale del Gran Sasso. La sua bellezza, che stregò nel passato anche i Medici di Firenze, negli anni 2000 ha conquistato un imprenditore svedese, che ha acquistato e ristrutturato parte delle case ormai disabitate, creando così un albergo diffuso. Oggi questo piccolo borgo fortificato può ricevere tutti quei visitatori che desiderano scoprire e ammirare i palazzi storici, i resti della torre, le mura di cinta e la chiesa intitolata al santo che dà il nome al paese.
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Campomaggiore vecchio (PZ)
In questo territorio dell’entroterra lucano, nel 1741 Teodoro Rendina, un conte della zona, provò a realizzare un progetto ambizioso e quasi incredibile: vi voleva costruire la “città dell’Utopia”, un luogo dove i cittadini avrebbero dovuto vivere secondo le teorie del pensatore Charles Fourier. Tutti i gli abitanti avrebbero convissuto in condizioni di eguaglianza. A ogni famiglia sarebbe stato affidato un terreno dove avrebbero potuto costruire una casa. L’idea di Rendina ebbe successo: oltre 1500 persone si trasferirono nel borgo in cui si sperimentava il sogno del conte. Dopo poco più di un secolo però, il paese fu travolto da una frana. Oggi di Campomaggiore Vecchio sono rimaste le costruzioni semidistrutte dai movimenti del terreno che misero in fuga gli abitanti, ma visitare questo borgo consente di toccare con mano un sogno che per qualche tempo è stato realtà.