Lara Gut Behrami
Lara Gut-Behrami è un’icona dello sci alpino: si è affacciata da ragazzina con l’ingombrante etichetta di predestinata al circo bianco, nel quale è ancora oggi una delle protagoniste più conosciute e apprezzate. Una carriera lunga e scandita da successi di ogni genere che hanno contribuito a un palmarès invidiabile.
tratto da PiùMe Magazine n. marzo 2024 p. 66 a cura di Gabriele Noli
Ma limitare il profilo della campionessa svizzera – nominata nel 2023 sportiva dell’anno nel Paese elvetico a 7 anni dalla prima volta – ai suoi trionfi, per quanto tanti e di enorme rilevanza sarebbe riduttivo. E pensare che avrebbe potuto gareggiare per l’Italia: grazie alla madre, Gabriella Almici, di origini bresciane, Gut è in possesso del doppio
passaporto. Ma ha scelto la Svizzera, con buona pace (mica tanto) di chi avrebbe voluto
vederla collezionare successi in azzurro. O meglio, Gut-Behrami. Da quando si è sposata
con Valon Behrami, ex centrocampista di Lazio, Udinese, Fiorentina, Napoli e Genoa (svizzero di origini kosovare), la sciatrice ticinese ha aggiunto il cognome del marito al suo. Lei stessa confessò di essere stata conquistata con una passeggiata tra i monti, “perché a me non piacciono le cose grandi, tipiche dei calciatori”. La coppia ha deciso di prendere casa a Udine: una scelta maturata quando Behrami giocava nell’Udinese e gradita alla stessa Gut per i suoi frequenti trasferimenti legati allo sci. Non a caso, si trovava relativamente vicina a Cortina, all’Austria e alla Slovenia, dove si disputano
diverse gare di coppa del mondo.
Nata a Sorengo (vicino a Lugano) nel luglio 1991, si è avvicinata allo sport nel quale si sarebbe affermata come una delle più titolate del nuovo millennio da giovanissima grazie al padre Pauli, ex sciatore e dal 2009 sua figura tecnica di riferimento.
Gli sci ai piedi se li è messi per la prima volta ad appena 2 anni: erano un regalo della zia, lei li utilizzava per camminare in giardino.
Un’atleta molto precoce, Lara Gut (all’epoca non ancora Behrami): nel febbraio 2008, neppure diciassettenne, sarebbe salita per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo, a Sankt Moritz, nella sua Svizzera. Sulla stessa pista, 10 mesi dopo, avrebbe ottenuto anche il primo successo (in Super-G), stabilendo un record: a 17 anni e 8 mesi era divenuta l’atleta più giovane ad aggiudicarsi una gara in questa specialità. Con simili premesse, era inevitabile che venisse considerata una predestinata. Aspettative che non è riuscita a soddisfare appieno non certo per mancanza di talento o di carattere, bensì
per gli infortuni che l’hanno più volte costretta a fermarsi (anche per lunghi periodi) e a saltare grandissimi appuntamenti nei quali avrebbe potuto lottare per la vittoria, o comunque per il podio.
Basti ricordare i Giochi Olimpici di Vancouver 2010 nei quali sarebbe stata la super favorita, se non fosse stato per quell’incidente all’anca che l’aveva estromessa dalla competizione. Qualcosa di simile a quanto accaduto ai Mondiali del 2017, guarda caso a Sankt Moritz: dopo aver ottenuto il bronzo, l’elvetica stava disputando la combinata, con ottime probabilità di mettersi al collo un’ulteriore medaglia. Nel riscaldamento della prima manche però rimediò una bruttissima caduta che le provocò un grave infortunio al ginocchio.
Dopo un recupero lungo e non privo di difficoltà, sarebbe tornata in pista rimediando
risultati poco soddisfacenti, tali da indurre i più pessimisti a ipotizzare l’inizio di un
lento ma inesorabile declino. E invece, grazie a una caparbietà non comune, è riuscita a risollevarsi e tornare competitiva ai massimi livelli.
Non è un caso se conta complessivamente 3 medaglie olimpiche (un oro e 2 bronzi)
e ben 8 mondiali, una Coppa del Mondo generale a cui se ne aggiungono diverse di
specialità. Per i Gut lo sci è una questione di famiglia: anche il fratello Ian (di 4 anni più giovane, è nato nel marzo 1995) gareggia, ma di certo la sua carriera non è in alcun modo confrontabile con quella della sorella Lara, coadiuvata dal tecnico iberico Alejo Hervas. E proprio per interagirci al meglio, ha aggiunto lo spagnolo alle lingue conosciute, oltre all’italiano e al francese (parlati in famiglia), al tedesco (per comunicare con la squadra elvetica) e l’inglese. Con il tempo Gut-Behrami è divenuta
estremamente riservata, anche per proteggersi dalle attenzioni mediatiche ritenute
eccessivamente pressanti, soprattutto da quando si è legata all’ex calciatore.
È comunque noto che le piaccia (parecchio) il mare e che in passato abbia modificato la propria dieta, passando da una particolarmente rigida a una più equilibrata per non dover rinunciare totalmente ai piaceri della buona cucina. In parallelo alla carriera da
sciatrice, da giovanissima la svizzera ne ha intrapresa una cinematografica: ha infatti interpretato il ruolo di una sciatrice chiamata Chiara Merz nel film “Tutti
giù” datato 2012, con la regia di Niccolò Castelli: Gut vestiva i panni di una giovane, carismatica e popolare sciatrice che attirava l’interesse di tifosi e mass media, salvo poi essere schiacciata dal peso della pressione generato dalle aspettative del pubblico e dagli obblighi verso gli sponsor, tanto da costringerla ad affrontare timori e responsabilità per continuare a sciare. La pellicola, presentata al Festival di Locarno, vinse il primo premio al Festival di Kitzbuehel (in Austria).
Una parentesi comunque isolata, che non avrebbe avuto seguito. Troppo impegnata a consolidarsi come sciatrice di alto livello, guidata da una smisurata ambizione e dalla costante voglia di progredire. Quando lei aveva appena 11 anni, a suo padre venne chiesto se Lara fosse un talento naturale. Lui si limitò a rispondere con un “forse”, probabilmente per non caricare di eccessive pressioni quella figlia che da lui avrebbe ereditato l’abilità di “volare” con gli sci sotto ai piedi. Facendo parlare (benissimo) di sé per oltre 15 anni. Poco importa se con uno o due cognomi.