L’addestramento del cane
di Ugo Cirilli
Il rapporto tra l’uomo e il cane, come molti sanno, ha origini veramente remote. Si ritiene infatti che questo animale sia stato addomesticato per la prima volta tra 19.000 e 36.000 anni fa.
Le due specie scoprirono che la “collaborazione” era vantaggiosa: potevano cacciare insieme e proteggersi a vicenda. Oggi siamo lontanissimi dall’ ambiente dei nostri progenitori, ma una traccia di quell’antica alleanza è sempre ben presente: i cani sono tuttora tra gli animali da compagnia più amati.
Nonostante millenni di convivenza, però, l’addestramento è fortemente consigliato in molti casi. Proprio lo stile di vita attuale, che non prevede più inseguimenti di prede e lotte con animali feroci, richiede di contenere l’impulsività e la vivacità di tanti cani.
Come funziona il training?
Niente violenza, solo un “rinforzo”
Ormai si rifiuta l’idea di un training basato sulle punizioni fisiche. Prevale un approccio “soft”, che ruota attorno a un concetto semplice: premiare il cane se obbedisce alle istruzioni, non premiarlo se non lo fa. Se il principio è di facile comprensione, la pratica richiede un certo grado di esperienza da parte dell’addestratore.
Questi fa leva sugli istinti del cane, come l’alimentazione e la predazione (che lo fa lanciare all’ inseguimento di un oggetto in movimento rapido), nonché sul contatto gratificante, come le carezze.
Un metodo molto diffuso è il “Clicker training”: l’addestratore fa ascoltare all’ animale un suono (spesso un “click”) quando lo gratifica, ad esempio con il cibo o con un gioco. Durante l’addestramento, lo stesso suono viene emesso nel momento in cui il cane compie l’azione giusta, venendo poi premiato. Con svariate ripetizioni, il suono diventa così un segnale del tipo “Hai fatto la cosa giusta, bravo!”, associato alla ricompensa.
I cani individuano in tal modo il comportamento corretto senza punizioni fisiche.
Al massimo, in caso negativo si può ricorrere al rimprovero, oltre a non concedere l’agognato premio. Nel cosiddetto “metodo gentile” si punta quasi totalmente sul sistema della ricompensa; l’azione errata viene semplicemente bloccata sul nascere con un deciso “No!”.
Quando iniziare
Il consiglio, in genere, è iniziare l’addestramento quando il cane è un cucciolo. È vero che l’animale molto giovane spesso è più impulsivo e agitato dell’adulto, ma in quella fascia d’età il suo temperamento deve ancora consolidarsi. Risulta, quindi, più facilmente modificabile.
È sempre bene rivolgersi a professionisti specializzati e affidabili, se non si è veramente competenti in materia. Il rischio del “fai da te”, infatti, è ottenere effetti opposti a quelli desiderati, stressando il cane in maniera eccessiva.
Piccoli comandi quotidiani
È comunque possibile educare il cucciolo a obbedire a semplicissimi ordini attraverso la ripetizione di una routine. Ad esempio, fargli comprendere il proprio nome chiamandolo e gratificandolo quando accorre. Il nome dovrebbe essere sempre corto, facile da memorizzare.
Anche il comando “Seduto!” o “Sitz!”, se ripetuto facendo una leggera pressione sulle reni del cane e gratificandolo quando si siede, può creare un’associazione parola-azione. L’ordine diverrà nel tempo sufficiente a far sedere l’animale, senza più contatti fisici.
Come già accennato, comunque, l’ideale per un vero addestramento è avvalersi dell’intervento di un professionista. Ogni razza, infatti, differisce per diverse caratteristiche, quali la docilità, la vigilanza e la socievolezza, che è bene conoscere. Per alcune delle razze più diffuse esistono anche apposite scuole specializzate.