Le origini della calza della Befana
di Ugo Cirilli
Quando pensiamo a un contenitore per alimenti, di certo la prima idea che ci viene in mente non è… una calza o un calzino. Da cosa nasce, allora, la tipica usanza dei doni lasciati dalla famosa, anziana signora?
Come avviene per altre tradizioni legate alle festività, anche le origini della tipica calza piena di dolcetti si perdono nei secoli. Se vogliamo davvero approfondire la questione, dobbiamo quindi intraprendere un viaggio nel tempo veramente lungo.
Secondo alcune ipotesi, infatti, all’origine vi sarebbe un’antica usanza precristiana delle culture scandinave e celtiche, legata alla celebrazione del solstizio d’inverno.
Tale data era considerata un momento di transizione dal periodo più freddo e buio dell’anno a una lenta, graduale ripresa della vita e della natura, con le ore di luce in aumento. Così, sembra fosse diffusa l’usanza di appendere decorazioni agli alberi per celebrare quello che era considerato un vero rito di passaggio. Secondo una teoria, anche la stessa Befana deriverebbe da una figura simbolica di quelle culture ormai scomparse, in cui la natura invernale era rappresentata come un’anziana in grado di volare sopra i campi per mantenerne la fertilità. Dall’associazione tra tale personaggio e le decorazioni appese ai rami sarebbe nata la tradizione della calza della Befana.
Sembra che gli antichi Romani avessero assimilato queste usanze dei Celti e dei popoli scandinavi, includendo tra le proprie divinità delle figure femminili “volanti”. E alcune fonti ipotizzano che l’usanza di appendere calze per i doni nacque proprio nell’antica Roma, modificando l’idea nordeuropea delle decorazioni sui rami in occasione del solstizio.
Con l’avvento del Cristianesimo non fu più possibile venerare divinità di origine “pagana”. Nacque così, probabilmente, la figura della Befana come personaggio puramente folkloristico con relativa calza, appesa dai bambini speranzosi di trovarla piena di dolcetti e altri piccoli regali. Una tradizione popolare dimostra l’adattamento del personaggio in versione cristiana, trasformandola in un’anziana che, al passaggio dei Re Magi, era apparsa scettica alla notizia della nascita del Salvatore. In seguito si era pentita e, essendo molto povera, aveva chiesto ai suoi compaesani un aiuto per raccogliere doni per Gesù. Commossi dal suo gesto, gli abitanti della zona le regalarono anche diverse paia di calze nuove, poiché le sue erano consunte e rotte. Ecco quindi una versione… alternativa dell’origine della calza.
Cosa dire invece del carbone, tradizionalmente destinato ai bambini che hanno fatto “i cattivi”? Secondo un’ipotesi affascinante sarebbe legato alle stesse radici arcaiche nordeuropee già citate. In quelle lontanissime culture, il carbone dei fuochi accesi per celebrare il solstizio d’inverno sarebbe stato rivestito di un valore sacrale. Certo, rimane piuttosto difficile spiegare come, da elemento quasi “magico”, si sia trasformato in un castigo per i più capricciosi…
Quale che sia la vera origine della simpatica vecchietta, la sua popolarità è oggi indiscutibile. Viene celebrata ormai nelle interpretazioni più fantasiose: dalla Befana paracadutista (atterrata in varie località, da Forte dei Marmi a Ferrara) a quella che a Massafra, in Puglia, ha percorso oltre 100 metri sospesa a un cavo a 40 metri d’altezza.