Curiosità sulla lingua italiana, lo sapevi…che?
di Ugo Cirilli
L’italiano, la lingua di Dante, la lingua dell’opera lirica… la lingua che utilizziamo nella nostra quotidianità.
Un idioma dalle radici antiche, che riserva diverse curiosità anche per chi lo parla da sempre.
Lo strano caso dell’enantiosemia
Enantiosemia: è il nome del fenomeno linguistico per cui due parole possono significare, a seconda dell’uso e del contesto, due cose o concetti opposti. Qualche esempio? “Ospite” è utilizzato sia per alludere a chi ospita che a chi viene ospitato, “Spolverare” significa togliere la polvere ma anche spargerla, come nel caso dello zucchero a velo sopra un dolce… una dimostrazione della complessità della nostra lingua.
L’unica parola con due q…
…è “soqquadro”, ossia “scompiglio”, “completo disordine”.
La parola più lunga
Spesso si legge che la parola italiana più lunga è “precipitevolissimevolmente”, avverbio utilizzato per significare “in modo molto precipitoso”. In realtà viene superata da altri avverbi come “particolareggiatissimamente” e “incontrovertibilissimamente”, oltre che da sostantivi come “psiconeuroendocrinoimmunologia” (area scientifica che studia i legami tra sistema nervoso, sistema endocrino e difese immunitarie).
Dialetti e lingue regionali
L’italiano viene declinato in una varietà notevole di dialetti, molto diffusi: secondo dati ISTAT, nel 2015 il 32,2% della popolazione a partire dai 6 anni d’età usava italiano e dialetto in famiglia, il 14% soprattutto il dialetto. Secondo l’Enciclopedia Treccani è difficile avere un conteggio esatto dei dialetti d’Italia, raggruppati in tre insiemi: quelli settentrionali, che da Nord arrivano alla linea La Spezia-Rimini, quelli del centro e quelli meridionali, a Sud della linea Roma-Ancona. In alcuni casi si parla di vere e proprie lingue territoriali, come nel caso del napoletano e del lombardo. Secondo il sito “Etnologue: languages of the world”, le più parlate sono, in ordine decrescente, il napoletano, il siciliano, il veneto, il lombardo e il piemontese.
Errori entrati a far parte del parlato quotidiano
Ci sono espressioni che infrangono le regole grammaticali o stravolgono il significato di alcune parole, ma ormai fanno parte dell’uso comune della lingua. Tra queste troviamo “ha” prima del participio passato di un fenomeno meteo, come “ha piovuto”, “ha nevicato”: la forma corretta sarebbe “è piovuto”, “è nevicato”. Le versioni con “ha” sono però talmente diffuse che l’Accademia della Crusca le considera accettabili; meglio usarle quando dobbiamo indicare la durata dell’avvenimento, ad esempio “Ieri ha piovuto dalla mattina alla sera”. Un altro errore molto comune è il “piuttosto che” usato in funzione disgiuntiva, come “o”, oppure per dire “oltre che”. L’espressione significa in realtà “anziché”. Esprime quindi una preferenza, come ricordano gli esempi riportati da Treccani.it: “Piuttosto che dire sciocchezze, rimani in silenzio”; “Preferisco andare in bicicletta piuttosto che usare l’automobile.
L’italiano nel mondo: quanti lo parlano?
L’italiano non rientra nella top ten delle lingue più parlate al mondo: lo troviamo solo in 21esima posizione, con circa 63 milioni di madrelingua. Viene superato ad esempio dall’urdu, lingua ufficiale del Pakistan assieme all’inglese, parlata anche in India. L’importanza culturale dell’italiano è però riconosciuta globalmente, tanto che…
…oltre 2 milioni di persone nel mondo lo studiano (dati 2017/2018)
Secondo un report del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dell’anno 2017/2018, si contavano 2.119.401 studenti di italiano nel mondo. La nostra lingua esercita un fascino legato soprattutto al mondo della cultura: basta pensare ai cantanti lirici che la studiano per interpretare le arie più famose.
Località e cognomi… minimalisti
Per quanto l’italiano evochi parole piuttosto articolate e complesse, esistono nomi di località e cognomi dalla brevità sorprendente. Tra le località troviamo ad esempio i Comuni di Lu (AL), Ne (GE) e Mù (BS), tra i cognomi Bo, Ba, Fo, Ou, Re…
Tra parole nuove e anglicismi, novità del 2020-21
L’ italiano si aggiorna con i tempi correnti. L’emergenza Covid-19 ha avuto sicuramente un impatto notevole, introducendo espressioni come “contact tracing” (“tracciamento dei contatti”) e conferendo al verbo “tamponare” il significato di “eseguire tamponi”. Non mancano parole che esprimono una nuova sensibilità, come “microplastiche”, legata al dibattito sull’inquinamento e “climaticida”, che indica attività che contribuiscono drammaticamente al cambiamento climatico. Su un piano più pop troviamo “cringe”, inserita dall’Accademia della Crusca nel suo elenco digitale delle nuove parole italiane. Come aggettivo, significa più o meno “così imbarazzante da mettere a disagio”; come sostantivo può indicare sia quella sensazione, sia l’insieme di comportamenti e situazioni che la scatenano.
L’italiano selvaggio
Se anche gli ambienti accademici ormai accolgono parole d’origine straniera e neologismi, c’è un fenomeno che invece desta preoccupazione: l’italiano selvaggio. Così il linguista Francesco Bruni ha definito l’insieme di errori di sintassi e di grammatica diffusi ormai anche tra studenti delle superiori e universitari.