Film tratti da sorprendenti storie vere di animali
di Ugo Cirilli
Gli animali talvolta possono sorprenderci, con comportamenti che dimostrano un’intelligenza spiccata, una tenacia straordinaria o una sensibilità che sembra quasi umana. O che supera quella di alcuni umani. Lo dimostrano cinque storie incredibili che vedono animali protagonisti, dalle quali sono stati tratti altrettanti film.
Hachiko – Il tuo migliore amico (regia di Lasse Hallström, 2009)
Il toccante film con Richard Gere traspone in un contesto americano la vicenda di Hachi, noto anche come Hachiko, un cane di razza Akita. L’animale, nato nel 1923 in Giappone, venne adottato dal prof. Hidesaburō Ueno, agronomo e docente universitario. Quando il padrone morì per un ictus durante una lezione, Hachiko continuò ogni giorno a recarsi alla stazione aspettando il suo ritorno dal lavoro, come era abituato a fare. La sua presenza diventò familiare agli abitanti della zona che, commossi, lo accudirono e nutrirono per anni mentre continuava ad attendere l’impossibile ritorno del professore. Quando il cane morì all’età di 11 anni, venne eretta una statua in suo onore. La vicenda è stata narrata anche da un film giapponese di successo, “La storia di Hachiko”.
Oceano di fuoco – Hidalgo (regia di Joe Johnston, 2004)
Questa pellicola storica è ispirata alla storia vera di Hidalgo, un cavallo di razza Mustang che alla fine dell’800 partecipò con il padrone Frank Hopkins a una difficilissima, spossante competizione di tremila miglia nel deserto arabo, organizzata da uno sceicco.
I due vinsero la gara nonostante l’avversione degli altri sfidanti che, infastiditi dall’”intrusione” di un fantino e un cavallo occidentali, fecero il possibile per ostacolarli. Hopkins, in seguito, divenne uno dei primi attivisti per la salvaguardia della razza Mustang. Per quanto attorno al film si sia acceso un dibattito, con alcuni detrattori che mettono in dubbio la veridicità della vicenda, la storia di Hidalgo appassiona sicuramente gli amanti dell’equitazione e dei cavalli.
A spasso con Bob (regia di Roger Spottiswoode, 2016)
Il film è tratto da un romanzo autobiografico di James Bowen. Lo scrittore ha narrato il profondo cambiamento avvenuto nella sua vita, grazie all’incontro con il gatto rosso che chiamò Bob.
Bowen, allora ventisettenne con un passato di alcool e droga, non aveva un lavoro fisso e viveva in un alloggio popolare, con gli scarsi guadagni che otteneva suonando la chitarra per strada. Imbattutosi nel gatto ferito, lo curò portandolo da un veterinario senza alcuna intenzione di adottarlo. Bob iniziò però a seguirlo ovunque e la sua presenza si rivelò la scintilla di una sorprendente, graduale trasformazione. Prendendosi cura di lui, infatti, James trovò un nuovo stimolo per proseguire il suo percorso di disintossicazione. Inoltre, esibendosi accompagnato dall’amico a quattro zampe iniziò ad avere sempre più successo come musicista. L’ idea di scrivere un libro sulla vicenda, infine, lo ha reso un autore bestseller pubblicato in 30 nazioni.
Italo (regia di Alessia Scarso, 2014)
Il cane che ha ispirato questa pellicola si chiamava davvero Italo e la sua storia si è svolta in Sicilia, come quella narrata dal film.
Il vero Italo era un randagio apparso un giorno a Scicli, in provincia di Ragusa. Con la sua indole mite e affettuosa conquistò il cuore dei cittadini, che si affezionarono a lui e se ne presero cura. Presto iniziò anche ad accompagnare i gruppi di turisti in visita alla città. Faceva compagnia ai bambini di ritorno da scuola e lo si poteva vedere anche in chiesa, durante messe, matrimoni e funerali. Già benvoluto dalla cittadinanza, una sera di distinse per un’azione eroica: difese una giovane cameriera da un’aggressione e, da allora, si preoccupò di “scortarla” sempre a casa quando tornava dal lavoro. Scomparso a causa di una malattia, oggi il coraggioso cane è sepolto presso la storica Villa Penna.
Entre lobos (regia di Gerardo Olivares, 2010)
La storia raccontata da questo film spagnolo sembra incredibile, ma la pellicola è tratta dalla vicenda reale di Marcos Rodríguez Pantoja. L’uomo, nato nel 1946 in un contesto di povertà e disagio, all’ età di sette anni venne ceduto o venduto a un anziano pastore, che aveva bisogno di un aiutante. Apprese così alcuni rudimenti sull’uso del fuoco e la fabbricazione di utensili, ma il suo padre adottivo presto morì. Il ragazzino rimase completamente solo tra le montagne, senza mezzi. Un giorno cercò di sottrarre un pezzo di carne a una lupa che reagì ringhiando ma, una volta sfamati i suoi piccoli, permise anche a lui di nutrirsi. Nacque così una simbiosi uomo-animale fuori dal comune, che si sarebbe protratta a lungo garantendo la sopravvivenza di Pantoja.
Questi venne ritrovato nel 1965, dopo aver trascorso undici anni lontano dalla società. Secondo l’antropologo Gabriel Javier Manila, riuscì a sopravvivere grazie alla sua intelligenza, che gli permise di imparare i versi dei lupi e comunicare con loro. Tornato nella civiltà a 19 anni, Pantoja è stato invitato spesso a raccontare la sua esperienza fuori dal comune durante eventi e trasmissioni televisive.